D’estate (di Chiara Nisi)

Non s’incartoccia la foglia e il suo suono non è croccante, ma è verde, rinvigorita. Le sinestesie nell’aria si moltiplicano. Non sta zitta la campagna, le cicale spettegolano ancora. Non amavo molto l’estate, preferivo l’inverno tra grigiori, malinconie e l’esigenza di riscaldarsi. Ma mi piacevano i boccioli aperti, rossi, sorridenti. La città è troppo calda e i san pietrini della mia piazza preferita bollono e diventano inospitali, tutti hanno una ragione per partire.
L’amaca ondeggia bene oggi e i pensieri non vanno controvento. Vorrei scrivere del fatto che le vere stagioni son dentro di noi, vorrei parlare dell’inadeguatezza del corpo e della mente in certe giornate o della perfetta sintonia con quel ramo di palma che sembra dirigere la sinfonia dell’orchestra della natura. Ma non mi sovviene nulla, ‘l’eterno?’ , direbbe Leopardi , non mi sovviene nulla. Ma flussi di coscienza che temperano la mia giornata.
Sull’amaca si adagia bene il vizio di leggere, ‘Sono nata il ventuno a primavera/ma non sapevo che nascere folle,/aprire le zolle/potesse scatenar tempesta./Così Proserpina lieve/vede piovere sulle erbe,/sui grossi frumenti gentili/e piange sempre la sera./Forse è la sua preghiera.’
C’è lo stesso silenzio di quando in inverno nevica oggi. Non sento più nemmeno le cicale adesso.
La natura si sta mettendo in posa.
Ditemi voi quanto bene ci si può sentire, la crisi economica, le dannazioni dei cuori, gli impacci quotidiani, le sensazioni più tristi non sono di questo mondo. Se ognuno riuscisse a costruirsi un angolo di evasione nemmeno l’ansia ci apparterrebbe. E nemmeno il tempo probabilmente. Sarebbe un gran successo. A volte la mente sa osare molto, è triste non accorgersene. Tutti hanno una ragione per partire.
La noia non appartiene alla natura, confondersi con lei è una buona terapia. E poi credo che lo scandirsi delle stagioni sia una prova del nove che il tempo ci fornisce per imparare ad amarci di più. La pelle cambia colore e tono. E non è altro che il riverbero di quel che accade sotto di lei.
I vent’anni possono pesare e i cinquanta no, o viceversa. E ognuno si dia l’età che vuol darsi, senza pretendere troppo da sé.
Le filosofie di vita più spicciole a volte servono, e son quelle che si dimenticano per prime.
Si sente l’odore del pane, quello che ti riporta a casa. La nostalgia potrebbe avere l’odore del pane.
Finché possiamo servirci di tutti i nostri sensi, non dovremmo mai accusare la solitudine e la noia, le percezioni definiscono e decorano al meglio la nostra vita.
Ci son così tanti colori che potrei aver un dolce mal di testa e sentirmi bene.
Un’anziana donna con i ferri del mestiere sta ricamando e intrecciando i miei pensieri.
Quando riesci a ritagliare il tuo spazio di serenità potresti rimaner lì per sempre, e sentirti crescere lì dentro, tra l’autunno e l’estate passano inverno e primavera, ti spogliano e poi ti vestono di fiori. Ti vestono di amori e paure, poi ti spogliano. Ti abbandoni al tempo e in valigia metti i tuoi anni.
D’estate vien voglia di pensieri positivi, eppure nei cuori di qualcuno piove, ognuno può scegliere la propria stagione, nessuno ha detto che sia facile, nessuno che sia difficile. Se fossimo così abili da essere padroni delle emozioni, avremmo vinto anche le stagioni. Le api invece devono ancora e sempre spargere il polline per non far sì che il tempo si fermi. Da un fiore devono volare verso un altro. Tutti hanno una ragione per partire.
Rimani con gli occhi chiusi nel tuo angolo di evasione. Quel che non vedi è quel che importa in quel momento che ti appartiene. Quel che non vedi ti farà aprire gli occhi. Rimani lì, oppure alzati. Tutti hanno una ragione per partire.

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