Centro storico (di Edmondo Bellanova)

L’incontro per le ore 18:00 nel Comune di Ceglie Messapica diventa gradevole anche perché, all’ingresso, ritrovo vecchi amici di scuola, di lavoro e conoscenti con i quali è piacevole scambiare notizie sulla famiglia, sugli impegni professionali, sugli amici comuni.

Poi, siamo tutti ospitati in una sala riunioni, rinfrescata e condizionata e può iniziare l’officina di lavoro per il gruppo che si deve concentrare sulle tematiche del Piano di recupero del centro storico e Piano del Colore.  Per la verità, i termini usati sono: Workshop e focus group, ma io credo si debba dare giusto valore al recupero del patrimonio urbanistico non ignorando il valore della lingua italiana.

Le relazioni dell’assessore Gervasi e del prof. Mariano Mari sono precise e puntuali ma ripetono, a grandi linee, quello che ci si era già detto nella serata di presentazione del piano al Castello.

Ascolto con attenzione ed interesse. Si studia, si analizza, si classifica; si porta per mano impresa, progettista e committenza in ogni fase dell’intervento edilizio, ma, secondo me, non si aggredisce il vero aspetto del degrado urbano dei nostri centri storici.

Ho avuto la sensazione che si dia enorme rilevanza alla responsabilità del privato, sollevando, per motivi ovvi e/o forse demagogici, la parte pubblica da ogni e qualsiasi responsabilità.

E’ assolutamente legittimo prevedere adempimenti particolari per il cittadino che interviene in un luogo patrimonio di tutta la città e probabile fonte di progresso economico-commerciale e culturale per tutta una collettività, ma la parte pubblica non può sottrarsi ai suoi obblighi.

Il degrado è visibile, palpabile, quando le bianche pareti, gonfie di calce, sono aggredite da gomitoli arruffati e penzolanti di cavi elettrici, telefonici, tiranti in ferro; quando sui prospetti diventano predominanti i contatori di luce, gas ed acqua. Il degrado è visibile non solo negli infissi in alluminio e pluviali in plastica gialla, ma anche e forse ancora di più, nell’asfalto che aggredisce le stradine nascondendo le tracce di ruote e zoccoli ferrati che per secoli hanno solcato le dure pietre del selciato. Quindi, secondo me, un qualsiasi piano di recupero, per essere in concreto attuabile, deve prevedere l’impegno finanziario della pubblica amministrazione, precedente se non contestuale a quello privato. Non avrebbe senso l’immagine di un fabbricato ristrutturato, nel pieno rispetto dei “suggerimenti” del piano, che resta  in un contesto disomogeneo;  interventi “a macchia di leopardo” metterebbero ancora di più in risalto gli errori commessi in questi anni  sia dal privato che dal pubblico.

Il mio non vuole essere un giudizio totalmente negativo sull’iniziativa intrapresa dall’amministrazione del Sindaco Caroli, resta assolutamente positivo l’impegno dell’assessore Gervasi che, con un’azione quasi più culturale che tecnica, ci obbliga ad avere rispetto dei nostri centri storici; promuoverne il recupero è un’azione intelligente e dovuta, indispensabile per ritrovare la nostra stessa storia e presentare agli ospiti le nostre migliori prerogative e sono sicuro che questo Piano di Recupero sarà utile anche per il mio paese.

sanmichelesalentino29giugno2012edmondobellanova

I Commenti sono chiusi

Hockey su prato a San Michele S.no

Laureati con 110 (e lode)

Facebook
Utenti in linea