…la neve, e la Morte (Desdemona)
La lancetta delle ore tocca il 5
la lancetta dei minuti tocca lo stesso numero
nevica, e penso a Renzo, a Stefano e a Francesca:
il pensiero della vita
si trasforma nell’immagine di un teatro vuoto,
sento una voce senza vedere alcun corpo
e mi sento come in quelle giornate in cui fa freddo ma c’è il sole.
Sensazione turbante, seppur scomoda.
Apro le stanze, mi spoglio dal silenzio perchè ho voglia di urlare.
Desdemona
Spettro senza anima, la morte
che regna suprema.
Regna suprema, e ride
mentre il corpo cessa di esistere.
Scavalca l’età,
rende indegno il momento del trapasso
incauta e cinica,
coperta da quell’incanto malefico
simile alla spietatezza.
Regna suprema, e ride
mentre oltrepassa la linea dell’Osceno.
Si prende tutto, la morte.
E il sorriso mai esistito diventa vano,
seppur vivo.
Mi chiedo perchè
e l’ira sorprende la mia calma,
con la mano spenta
asciugo una lacrima caduta con orrore
e provo ribrezzo per la vita
che deforma i sogni
trasformandoli in illusioni
assopite prima, violentate poi
da quella forza che chiamo Dio.
Che il mondo chiama Dio.
Umiliante cercare una risposta,
resta la colpa di averci creduto
e tutto diventa futile, inutile, semplice.
Nascere per sentir gemere la Morte,
signora e padrona anche di Dio,
di quel Dio che spegne la luce
mentre gode al pianto di un bambino.
D Es Demon A