Nuove intitolazioni e vecchie storie

L’11 maggio 2010, sempre su questo sito, avevo già scritto di Via Sac.Galetta, ma la manifestazione di sabato 5 giugno u.s. mi da lo spunto per altre riflessioni e commenti.

La sacra atmosfera della Chiesa di San Michele Arcangelo conferisce all’incontro delle autorità con la popolazione, un senso d’ufficialità, ma, nello stesso tempo, di un cordiale colloquio sul tema delle origini del nostro Comune.

Storia, la nostra, che come dice il Sindaco Alessandro Torroni, è assolutamente collegata e determinata dell’avventura terrena di sacerdoti che hanno speso buona parte della loro vita per dare a questa piccola frazione di San Vito dei Normanni  autonomia, crescita economica, culturale e sociale.

Tra questi emerge con impeto la straripante esuberanza di don Pietro Nicola Galetta, primo parroco della Parrocchia di San Michele Arcangelo, che ha avuto il gran merito d’aver creduto, sognato e realizzata una grande Chiesa in onore dell’arcangelo San Michele.

La sua promessa al principe Dentice di ricostruire la piccola chiesetta antistante “li curt”, demolita per costruire l’edificio scolastico e la nuova piazza, si realizza alla fine degli anni ’30, dopo un calvario di questue, stratagemmi, furberie tutte tese all’ottenimento di quel risultato al quale don Pietro aveva dichiarato di voler “sacrificare il resto della sua vita”. Bene fa il Sindaco a sottolineare il grande contributo dato all’opera dall’intera popolazione di San Michele che con slancio cristiano si privò di pur miserevoli cose per fare grande questo segno di venerazione per il santo protettore.

Diversa e quasi contrapposta è la figura di don Donato Spina, altro sacerdote di San Michele, che, con zelo e perspicacia, seppe tutelare gli interessi dei “frazionisti-terrazzani” nei confronti del Comune di San Vito, assumendo anche responsabilità amministrative. Gran consigliere per tutti, fonte d’insegnamento per intere generazioni, visse con estrema riservatezza tutta la vita e negli ultimi anni, privato dell’agibilità della sua Chiesa della Madonna di Pompei, restò nella penombra della sua casetta in Via Fiori, protetto dalla grigia zanzariera della porticina d’accesso.

Di don Luigi Greco parla il vice sindaco Maristella Menga, che per ovvi motivi anagrafici, ha dovuto ricercare le notizie di questo sacerdote sanvitese che celebrò nella Chiesa nuova di San Michele Arcangelo intorno agli anni ’60. Altra figura di grande spessore culturale che grande impegno mise nell’opera pastorale ed educativa dei giovani. Quanti ragazzi, oggi anziani, si sono formati all’insegnamento di don Luigi che riuscì a supplire la mancanza di scuole superiori nel comune!

Don Antonio Rosato, sempre disponibile ad accettare gli inviti di don Tony, si sofferma sulla figura di Papa Giovanni Paolo II, condividendo in tutto la decisione dell’amministrazione Comunale di intitolargli una piazza. Un grande Papa, con un lungo  pontificato ed un insegnamento non sempre accettato dai potenti di questo mondo ma estremamente vero, santo, cristiano e condiviso dalla gente.

Le conclusioni sono lasciate a don Antonio Chionna, che ha il grande merito d’aver, per primo, con la collaborazione del Prof. Vincenzo Palmisano, pubblicato un libro sulle origini del nostro Comune e con questo dato dignità storica  alle nostre origini e tradizioni. Le sue sono testimonianze di vita vissuta e di conoscenza anche diretta di questi protagonisti della vita pubblica di San Michele e i ritratti che lui fa di don Pietro, don Donato e don Luigi sono assolutamente veri, reali, privi di demagogiche e/o rituali affermazioni. Ci sono, poi, altri interventi, ma l’ora tarda non consente l’allungamento della conversazione anche se, e ne sono certo, don Tony Falcone, avrebbe voluto integrare il  ruolo di moderatore e presentatore della serata con sue riflessioni su queste vicende che s’intrecciano tra l’umano ed il divino secondo il  supremo disegno del Creatore.

Si scoprono le targhette delle nuove intitolazioni e in noi più anziani resta il timore che nessuno parli ai giovani di questa gente che seppe dare dignità a quei poveri contadini, usufruttuari di nobili proprietari, che con le loro braccia trasformarono i boschi in ricchi terreni agricoli e un borgo di povere “curt” in una ridente cittadina apprezzata nel mondo!

Sanmichelesalentino8giugno2010edmondobellanova

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