Sante Arpino e Antonio Zurlo nell’Archivio Sonoro della Puglia
Con molto piacere rileviamo la presenza di Sante Arpino e Antonio Zurlo nell’Archivio Sonoro della Puglia promosso dall’Associazione culturale Altrosud d’intesa con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per gli Archivi e la Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo.
La documentazione raccolta inerente i due sammichelani rappresenta una testimonianza importante della cultura musicale-tradizionale che ormai va spegnendosi nella nostra comunità, pertanto l’iniziativa in questione è da apprezzare e valorizzare.
Vai all’archivio sonoro della Puglia: in calce alla pagina dedicata a Santudd e ‘Ntonie la documentazione audio e fotografica (brani musicali tradizionali, interviste, foto).
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Antonio Zurlo e Sante Arpino sono state due figure essenziali nella ricerca di Giovanni Amati e Annamaria Bagorda. Il primo incontro con i due suonatori avviene nel 2002 mentre l’attività di documentazione prendeva forma, in un’area culturale intermedia situata tra le ultime propaggini delle Murge e l’alto Salento brindisino, zona molto ricca di musica tradizionale mai interessata fino ad allora, da una ricerca sistematica.
Antonio Zurlo nasce ad Ostuni (BR) e in tenera età si trasferisce nelle Campagne di San Michele Salentino (BR) dove la famiglia aveva preso in affitto alcune terre da coltivare. Per anni ha fatto parte, prima come semplice bracciante e successivamente da Caporale, delle “squadre” che si recavano in Basilicata durante il periodo della mietitura; oltre che come contadino, ha lavorato anche come “trappetaro” (frantoiano) e trainiere. Straordinario cantatore, eccezionale suonatore di organetto e castagnola, molto abile nel ballare e tirare di scherma ed indiscutibile punto di riferimento per la comunità, può essere definito un “albero di canto” per la qualità e la quantità dei suoi repertori vocali.
Sante Arpino, bracciante e contadino, nasce a San Michele Salentino (BR), virtuoso dell’organetto e molto versato nel ballo, venendo da una famiglia di ballatori e suonatori di tamburello, è tuttora attivo nelle feste e nelle occasioni in cui la musica tradizionale è ancora richiesta, in funzione delle esigenze della comunità.
Seppur originari di due paesi diversi, i due, quasi coetanei, crescono insieme nella stessa contrada, “La sciuvula” in agro di San Michele Salentino dove vivevano le rispettive famiglie. Cresciuti in un contesto ricchissimo di suonatori, cantatori e situazioni in cui la musica tradizionale trovava larga espressione, hanno appreso il loro vastissimo repertorio, arricchendo quanto già ricevuto direttamente dalle famiglie d’origine. Dopo un’infanzia e una giovinezza trascorsa insieme, Antonio Zurlo, con la sua famiglia, si trasferisce a San Vito Dei Normanni (BR) perdendo gradualmente i contatti con il suo amico Sante.
Dopo averli conosciuti, separatamente e contemporaneamente, durante un percorso di ricerca nell’area, Giovanni Amati e Annamaria Bagorda scoprono la loro vecchia amicizia e il loro comune vissuto musicale; di qui l’idea, nel 2002, di farli ritrovare a circa vent’anni di distanza dal loro ultimo incontro. Dopo i primi momenti di commozione di Sante e Antonio, riaffiora spontaneamente il loro straordinario affiatamento musicale; i due ricominciano a suonare e cantare insieme in maniera estremamente naturale, dimostrando un legame non indifferente, sotteso ma ancora fervido. Da quel momento, i due suonatori ricominciano a frequentare le feste e si incontreranno sovente per suonare e cantare.
Durante questo incontro e i successivi, in cui tra i due giovani ricercatori e i suonatori si è stabilito un rapporto di forte amicizia e apprendistato, è stato possibile documentare un repertorio estremamente ricco di suonate per il ballo, canti all’organetto, canti sul lavoro e di lavoro, racconti intorno alla vita musicale dell’area e al contesto in cui prendeva forma.
La raccolta contiene 25 documenti sonori, rilevati tra il 2002 e il 2010, e 22 scatti fotografici realizzati da Fortunato Calderaro durante una giornata trascorsa nella campagna di Antonio Zurlo.