Quale futuro (di Chiara Nisi)

Chiara Nisi

Scriveva Euripide che chi trascura d’imparare in giovinezza perde il passato ed è morto per il futuro. Oggi guardare avanti preoccupa un po’, triste verità. Non è più così facile formare una  retta cultura della mente e del cuore. Oggi a vent’anni è diverso progettare la propria vita,diverso da decenni addietro, per dover star dietro alla corsa del tempo, delle politiche, delle società, delle contorte abitudini del mondo.

 Ammiro gli uomini che nel duemilaundici trovano il tempo di fermarsi a pensare, alle loro condotte, ai loro progetti, alle relazioni, alle realizzazioni. Affermarsi non è un percorso facile, figlio di rese, di abbattimenti, necessarie fughe e ritorni. La saggezza del cuore in fondo non ha un’epoca e non è in voga solo in alcuni periodi storici, l’adempiere ai doveri della vita riuscendo al contempo a far bene per sé e per gli altri è una cultura da custodire gelosamente in ogni tempo. Leggevo di uno scrittore e filosofo indiano, Robindranath  Tagore, il quale compose questi versi “Dormivo e sognavo che la vita era gioia, mi svegliai e vidi che la vita era servizio, volli servire e vidi che servire era gioia”. Mettersi al servizio del proprio cuore e al contempo di quello degli altri è impresa difficile.

Penso che oggi essere un buon padre, una buona madre, figli, fratelli, fidanzati, amici, costa dedizione e servizio, ma la società pare non abbia tempo per gli amorevoli dettagli. Per questo oggi la vittoria è di quei lavoratori che danno senso ai loro risvegli e ai loro progetti di vita, che trovano il tempo per amare senza trascurare il tempo per portare pane a casa, pane, sacrificio e vocazione al sentimento. La vittoria è di coloro che riescono a fare dei loro amici e dei loro affetti un elogio, coloro che escono dall’egoismo delle proprie ambizioni e dalle trascuratezze per lasciar spazio alla comprensione e alla complicità. La vittoria è di quegli uomini che si arrendono e trovano l’energia per ricominciare da zero senza correr dietro ai se della vita. La vittoria è di quelle mamme e di quei papà che spendono le loro forze senza sosta  per amore. La vittoria è degli uomini che riescono nella frenesia del momento a cogliere il senso delle cose. Le idee politiche fallimentari di chi ci ha governato per tanti anni inevitabilmente lasciano negli occhi di tante vite precarie il loro segno. Allo stesso modo le pubblicità, gli pseudo valori dell’immagine e dell’oro facile hanno prodotto le dimenticanze dei princìpi. I governi ladri hanno sradicato la voglia di produrre e di entusiasmarsi. La vittoria è nelle mani degli uomini che riescono a reagire a tutto questo servendosi della quotidianità.

 Quale futuro ci aspetta, quale sarà l’eredità morale dei nostri figli, dove finiranno le etiche dell’amore, del leale sacrificio, i veri animali politici aristotelici che amorevolmente governano con cultura?L’uomo non gode più davvero della vita, perché la società non gli dà il tempo, le sinfonie moderate han smesso di essere eseguite. Oggi vince  l’uomo che ancora ama, sorride, impara, sacrifica, prova passione, progetta. Leopardi nell’Ottocento insegnò che chi non ha uno scopo non prova quasi mai diletto in nessuna operazione, Bukowski nel Novecento insegna che l’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto perché provi un senso di benessere quando le sei vicino. Quindi forse esiste ancora, l’uomo dall’anima libera. Mi auguro che sperare nelle possibilità del futuro serva ancora, mi auguro che sperare serva.’ Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera’ – Pablo Neruda.

Chiara Nisi

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