Un volto, un nome e le storie di una sanmichelana (di Stefania Nigro)

l'intervista a Fabrizio Guglielmi su "il brindisino" a cui fa riferimento Stefania Nigro

Anche se faccio per scelta pochissima vita sociale e, specifico a gran voce, non mi interessa la politica in maniera impegnata (nel senso che non sono iscritta a nessun partito e non milito in occasione di campagne elettorali, pur andando a votare), vorrei condividere alcuni pensieri che mi sono scaturiti dalla lettura de “Il brindisino”.

Mi riferisco all’articolo che riportava l’intervista del dott. Fabrizio Guglielmi e in modo particolare sul come si vive a San Michele. Non entro in merito alle questioni politiche, poiché non ne ho la competenza né la voglia né l’interesse. Non mi rivolgo neanche direttamente al dott. Guglielmi visto che non lo conosco personalmente e verso il quale non ho assolutamente nulla, contro la sua persona e il suo credo politico. Ma alcune considerazioni le voglio fare, prendendo spunto da ciò che ha detto.

1)      A SAN MICHELE SI VIVE BENE SE HAI UN LAVORO REGOLARE.

Ma perché…in Italia esistono altri piccoli o grandi centri dove si vive bene se hai un lavoro precario? Forse lì le banche ti concedono i mutui o i prestiti con più facilità? Forse lì puoi decidere di mettere su famiglia con contratti di 800 euro, a tempo determinato? A queste domande non so rispondere, nel senso che non conosco il nome di queste città, ma sono certa che con un lavoro precario si vive meglio qui che a Milano, o a Barletta o altrove, dove con quella cifra, non si sopravviverebbe nemmeno una settimana, se non hai la casa di proprietà. (Esperienza personale).

l'intervista a Fabrizio Guglielmi su "il brindisino" a cui fa riferimento Stefania Nigro

2)      SE NON SEI UNA DONNA

Vivo del mio sudato lavoro (ottenuto con grandi sacrifici da parte mia e della mia famiglia che mi ha sostenuto durante gli anni di studio finiti nei tempi previsti e con profitto, ottenuto senza nessuna raccomandazione, e con quattro anni di servizio in montagna dove c’era la neve fino al mese di maggio alta fino alle ginocchia). Al di là delle cattiverie, dicerie e pettegolezzi di alcuni membri della comunità, questo comune mi ha sempre permesso di fare ciò che ritenevo più giusto, nel rispetto delle leggi dello Stato, ovviamente. Non mi sembra di essere discriminata solo perché sono una donna, anzi. (Esperienza personale).

3)      SE NON SEI UN DISABILE

Vivo in questo paese dal 1991, e solo recentemente ho visto l’abbattimento di moltissime barriere architettoniche. Provate a far girare in carrozzina un disabile in alcuni comuni limitrofi, vi renderete conto di che cosa sto parlando.

Noi siamo abituati a vedere sempre chi sta meglio di noi, e dimentichiamo prestissimo le cose che almeno sono state fatte. Ne elenco solo alcune…Rimborso carburante per le famiglie che sono costrette a portare fuori paese i loro figli per la riabilitazione, servizio assolutamente gratuito per il trasporto dei bambini presso le scuole attrezzate della Nostra Famiglia di Ostuni, convenzioni per l’utilizzo dell’Associazione Volontari Laici Soccorritori, anche questa assolutamente gratuita (e sono inclusi anche i malati gravi o che hanno bisogno di cure mediche specifiche e permanenti), servizio civile dedicato ai bisogni di persone svantaggiate. Contributi per manifestazioni dove sono inseriti disabili…Andate a dare un’occhiata nel tarantino, poi se ne riparla. Moltissime famiglie mi raccontano che la risposta è “Ci dispiace, non abbiamo fondi, usate i soldi dell’accompagnamento”.

Parliamo poi dei posti riservati (quelli delimitati con le strisce gialle, spesso contrassegnati da un numero). Lo specifico perché moltissima gente sembra scendere dal pero quando gli fai notare che quello è un posto per disabili e che non hanno assolutamente diritto a fermarsi lì per comprare le uova o il latte, mentre il disabile, che aspetta i comodacci loro, si bagna tutto durante la pioggia poiché non riesce a parcheggiare dove ne ha DIRITTO. Questi permessi sono erogati dall’Asl di appartenenza, dopo attente verifiche e visite mediche (non basta la 104), ed assegnate dal comando dei Vigili Urbani, cosa fatta sempre con solerzia e rapidità, il comune provvede immediatamente a contrassegnare l’area riservata. Anche questo è stato sempre fatto.

Ora mi domando…E’ forse colpa del comune se l’ignoranza e la stronzaggine (perdonatemi il francesismo) di moltissime persone rendono la vita del disabile più dura di quanto già non sia? Le colpe non sono invece da addossare alla mentalità diffusa? Al fatto che se non ti capita in prima persona non lo capisci quanto può essere devastante vivere ogni singolo giorno?

Lavoro con i disabili anche io e vivo questa triste e pesante esperienza, mai nessuno al mondo ho sentito dire “Faccio la notte al posto tuo – Ti dò il cambio in ospedale – Ti sbrigo io le decine di pratiche quotidiane – Di cosa hai bisogno? – Ti vado a fare la spesa.

Sapete cosa ho sempre sentito dire? “SE hai bisogno… D’altronde ognuno ha le sue croci”, ma poi tutti scompaiono durante le operazioni, le febbri alte, le rianimazioni… e mi fermo qui.

L’amministrazione comunale invece ha risposto, sempre, con vera solidarietà sociale e con i fatti concreti. L’unico vero raggio di sole in una vita buia.

D’accordo, c’è tanto tanto tanto ancora da fare, ma anche sulla popolazione c’è tanto da fare, sulla mentalità della gente ottusa e gretta. Credetemi, piccole cose che migliorano davvero la vita dei disabili e delle loro famiglie. Almeno queste “piccole” cose ci sono. I disabili vivono meglio qui che altrove anche se potrebbero vivere ancora meglio, ovviamente. (Esperienza personale).

4)      SE NON SEI UN GIOVANE

Sono stata giovane, in una vita lontana, e anche io, appena l’età me lo ha consentito ho preferito andare in un centro più grande a studiare e a fare le mie esperienze. Per poter lavorare ho dovuto guardare oltre i confini del paese, all’epoca, poiché qui non mi si offriva nulla. Purtroppo è una triste realtà, ma un po’ consola sapere che è generalizzabile. E’ un problema del meridione in sé. Badate bene…non dico che sia una cosa giusta, ma non si può pensare che un paese di 6000 persone offra lavoro a tutti i ragazzi di qui. Ma il dott. Guglielmi ce l’ha fatta. Ha studiato sodo, si è preparato, fa il lavoro per cui è inclinato e lo fa a San Michele. Vale lo stesso anche per me ovviamente, e per tanti altri. Anche se non condivido l’idea della gestione del comune come fosse un’azienda devo ammettere che l’andazzo è quello. Del resto, ora nella scuola pubblica c’è il Dirigente Scolastico che è alle prese continue con conti e bilanci. Ogni istituzione è un’azienda (Pensate al Vaticano). E in un’azienda, i posti di lavoro istituzionali sono contati. L’importante è che si dia la possibilità di crearne altri. Penso al Portale Magico, a nuovi esercizi commerciali (che danno lavoro a moltissimi ragazzi e studenti). Non sono molto ferrata in materia avendo fatto studi diversi, ma credo che se i commercianti e i professionisti guadagnano bene, significa che qualcuno gode dei loro servizi. Vedo molti ragazzi che si guadagnano i soldi lavorando in questi esercizi pubblici, e gli stessi poi vanno nei negozi e comprano ciò di cui hanno bisogno, mettono da parte in banca, fanno girare moneta insomma. Mi sembra che a San Michele si lamentino sempre tutti (io per prima) ma i soldi in tasca quasi tutti ce li hanno. (Affermazione superficiale, lo so, faccio solo un conto con i grandi numeri, non me ne voglia chi sta davvero in condizioni di difficoltà). Tutti abbiamo una macchina, i cellulari (compresi i nostri figli di 8 anni), la casa in campagna, ecc, ecc. E quasi tutte le famiglie hanno case che preferiscono tenere vuote o venderle. Vi siete chiesti il perché? Forse perché a San Michele gli affitti sono troppo alti? Non credo, suvvia. La ragione è un’altra. Lo Stato tutela gli affittuari in maniera vergognosa. Oltre che continuare a pagare le tasse devi anche soccombere agli affittuari che non ti pagano le mensilità, che ti distruggono casa, agli avvocati reclutati per farli uscire da casa tua, alle marche da bollo a suon di 50 euro e solo dopo moltissimi mesi, anni, processi, forse riesci a rientrare in possesso del tuo bene immobile, ormai distrutto. E siccome questi non hanno nulla, le migliaia di euro che hai sborsato e perso, non te le ridarà mai nessuno…MA TU HAI CONTINUATO A PAGARE LE TASSE. A conti fatti uno preferisce tenersi la casa vuota, almeno ci guadagna. Che si azzardi qualcuno a chiedermi di affittare casa se non sono più che certa che non sia qualcuno che rispetti le leggi e i diritti degli altri. Qualcuno che se la possa permettere, insomma.

Il comune non c’entra in tutto questo, sono sempre le persone che decidono di vivere al di fuori della legalità. (Esperienza personale).

5)      SE NON HAI LA PENSIONE SOCIALE

Beh, anche qui vale un po’ quello che ho detto all’inizio. Non credo che esista posto dove con queste poche centinaia di euro si possa vivere bene.

Qui faccio però un discorso che sarà impopolare, lo so, ma premetto che non vale per tutti, ma per molti si!

Mio padre ha lavorato per lo stato per 40 anni. Oggi gode di poca salute purtroppo ma di una dignitosa pensione, che gli permette di “stare tranquillo”. Tuttavia in questi anni di lavoro ha pagato fino all’ultima lira di contributi. A differenza sua, altre persone (parecchie) hanno volutamente (all’epoca) PREFERITO essere pagate in nero, o con la cosiddetta “fuori busta”, cioè metà dichiarato e metà imboscato. La conseguenza la immaginate? Per anni i loro figli erano ben vestiti, facevano le vacanze all’estero, andavano nelle scuole private (trent’anni fa era possibile). Ma arrivati alla soglia della pensione percepiscono quella che è giusto che abbiano, quella per cui hanno versato i contributi. E mi si viene a chiedere adesso di aiutare gente che è sempre stata meglio di me? Mi viene in mente il cantante Califano che ormai vecchio, rincoglionito e proveniente da una vita dissoluta di vizi e stravizi chiedeva la pensione sociale. Ma stiamo scherzando? Io lavorerò per 35 anni se mi va bene, forse di più, pagando tutti i contributi fino all’ultimo centesimo, per ritrovarmi comunque con una pensione da fame. Questo se non mi do da fare con una pensione integrativa che sto già facendo. Ma sottraggo alla mia famiglia diverse centinaia di euro ogni anno. Insomma, mi scoccia dirlo, ma la storiella della formica e della cicala non l’ho inventata io.

Con questo non voglio dire che tutte le storie sono uguali e chissà quanta gente è stata davvero sfruttata e vessata nella vita e merita un riconoscimento sociale. D’accordissimo su questo. Ma non mi si chieda di fare di tutta l’erba un fascio perché non ci sarebbe la vera giustizia sociale. Ne riparleremo quando ci saranno metri di paragone oggettivi. Tutto quello che ho me lo sono lavorato e guadagnato. Non mi ha aiutato nessuno se non i miei genitori e le persone che mi vogliono bene. Non mi chiedete di dare anche a coloro che non se lo meritano, solo questo. Io non credo che per certe cose siamo tutti uguali. Ci sono le persone “per bene e per male”, “persone che meritano e altre che non meritano”. (Esperienza personale).

Concludo questo lungo sfogo, apolitico, e personale. Mi scuso se ho offeso qualcuno che si trova in difficoltà, ma i miei pensieri non erano rivolti a Voi, credetemi. Spero di essere stata chiara. E anche con il dott. Guglielmi ribadisco che non ho inteso nessuna forma di attacco né personale né politico. La verità è che si dice che il mondo sia bello perché vario. Ho voluto solo dare risalto a una voce diversa: anche se la mia. Di volti ce ne sono tanti, non ci sono solo pecore. Ringrazio il caro amico Rocco D’urso, per la sua disponibilità a pubblicare i pensieri di tutti. Spero solo che non mi facciano troppo a pezzi J.

Specifico che di ogni argomento che ho trattato ho esperienze vissute direttamente da me o da persone che conosco bene.

Tanto si può fare, è verissimo. Cominciamo? Speriamo bene!

Grazie della paziente attenzione.

 Stefania Nigro

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