IL MIO DIZIONARIO (di Vincenzo Palmisano) – 39^ parte

GUERRA E PACE

Stamattina ho inaugurato il mio primo maggio 2022 casalingo con la rilettura di un libro dal titolo ”Segni di poesia/Lingua di pace” a cura di Filippo Bettini.

Fu questo il primo libro pubblicato nel 1985 dal compianto editore leccese Piero Manni.

Credevo di averlo prestato o perduto, e invece era nascosto in una pila sotto altri libri, e non lo vedevo.

L’ho ripreso, ho cominciato a rileggere e, sfogliandolo, mi sono imbattuto in una inaspettata gradita sorpresa.

Piegata tra le due prime pagine ho ritrovato la magistrale acutissima e illuminante recensione del volume di cui sopra, che il professore Romano Luperini aveva scritto il primo maggio 1985 per il “Quotidiano”, allora diretto da Bruno Stamerra.

Una reliquia che ora conserverò tra gli innumerevoli ritagli di giornale che costituiscono la mia “Emeroteca diffusa”.

Segni di poesia/ Lingua di pace – dice Luperini-“ è un libro estremamente utile per due ordini di ragioni. La prima ragione sta (…) nell’aver raccolto insieme una serie di testi scritti in funzione della poesia. Vedrei bene la possibilità di adottare il libro nelle scuole data questa sua utilità didattica.

La seconda ragione è eminentemente letteraria (…) . Molti dei testi qui pubblicati sono inediti e appartengono ad autori di primordine”.

Gli autori scelti da Filippo Bettini, curatore del volume, sono: Cacciatore, Caproni, Falasca, Frabotta, Giuliani, Leonetti, Lunetta, Luzi, Malerba, Malfaiera, Niccolai, Ottonieri, Pagliarani, Pignotti, Porta, Rosselli, Sanguineti, Talenti, Volponi, Zanzotto.

Le ultime sei pagine del volume, le uniche in prosa, scolpite da “uno dei massimi narratori contemporanei, Luigi Malerba”, per la loro bruciante attualità e per la vibrante potenza espressiva che le pervade, sembrano scritte di getto e con febbrile ardore, non nel 1985, ma oggi, dettate dagli orrori della guerra in Ucraina e dalla speranza che Hiroshima non ritorni.

Nel corso della giornata, passando dai versi alla prosa, ho sentito il bisogno di riprendere e riaprire un altro libro, da me scoperto nel 1991 e a lungo frequentato, “Tu non uccidere” Edizioni San Paolo, di don Primo Mazzolari.

Un prete scomodo, un indomito difensore dei deboli e degli oppressi, uno dei precursori del Vaticano II , stimato e amato da papa Giovanni XXIII. Il quale, in un incontro, additandolo ai presenti, esclamò: Ecco la tromba dello Spirito Santo in terra mantovana.

Un libro denso e forte che ebbe recensioni entusiastiche anche all’estero e incontrò uno strepitoso successo di pubblico.

Riporto qui solo due giudizi critici:

“Il più coraggioso libro contro la guerra apparso in Italia” ( Humanitas ).

“E’ un libro che scotta: ispirandosi al Vangelo denuncia lo scandalo della guerra e le contraddizioni che essa pone alla coscienza cristiana”. ( La vie spirituelle ).

E’ triste purtroppo constatare che il fascino delle armi esiste e non si spegne. Perciò non ho mai dimenticato il titolo di un articolo apparso su Repubblica il 13 aprile 2003 che così recitava: ”Brescia, folla alla fiera delle armi”.

Alla fine, dopo aver contemplato dalla finestra lo spettacolo del sole calante dietro le colline di Ostuni, ho declamato dentro di me i versi della poesia “Uomo del mio tempo” che Salvatore Quasimodo scrisse dopo l’inutile strage del secondo conflitto mondiale :

“Sei ancora quello della pietra e della fionda,/ uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,/ con le ali maligne, le meridiane di morte,/- t’ho visto- dentro il carro di fuoco, alle forche,/ alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,/ con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,/ senza amore, senza Cristo.” (…)

che tutti i ragazzi d’Italia hanno imparato a memoria nelle scuole medie. E per un attimo ho pensato a Raoul Follerau, il quale diceva: date a me quello che spendete per acquistare un caccia bombardiere, ( cito a memoria ) e vi costruirò ospedali, scuole e asili.

Vincenzo Palmisano

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