Non essere soli. Un paese ci vuole… (di Michele Macelletti)
Non sempre si è capaci di leggere nelle cose e nei fatti che avvengono nel nostro vivere quotidiano. E questo diventa una mancanza che ci priva di una cosa importantissima: il saper apprezzare quanto di positivo c’è negli altri.
Sarà colpa di quel vivere “frenetico” che ormai è diventata la nostra routine quotidiana? Forse sì.
Senza accorgercene, ci priviamo di quel minimo di tempo necessario che ci permette di riacquistare quella nostra “sensibilita’ umana” del saper guardare alle cose che ci accadono attorno, ci coinvolgono e ci emozionano.
E non si tratta di grandi cose. Anzi, spesso sono cose minime della vita.
Così, capita che ti chiami tua madre dal paese e con voce disperata ti dice che è scappata da casa la sua affezionata gattina e lei non sa che fare. Preso da tanti altri problemi quotidiani pensi, che sarà mai, sarà scappata per giardini intorno casa… Tornerà.
Passano uno, due giorni e al telefono la voce della mamma si fa’ sempre più preoccupata. E anche tu sei ora più preoccupato per lei e per come aiutarla da lontano. Tu ora non ci sei più lì al paese lo hai lasciato da tempo,vivi altrove.
Fai allora un giro di telefonate a San Michele. Contatti i vecchi amici, qualche vicino di casa. Senti il buon Orazio, che si rende subito pronto a dare una mano. Chiami la brava Rosalia, che ti mette in contato con l’attivissimo Vito dell’Oipa. Utilizzi i social per rilanciare dei post…
Scatta così, una rete di relazioni, amicizie, condivisione ed aiuto. In breve un intero isolato si mobilita alla ricerca della “micia fuggitiva”. A casa di mamma si presentano i vicini che setacciano gli ortali interni, aprono alcune ormai case abbandonate possibili rifugio.
La ricerca condivisa e di quartiere porta al lieto fine. La gattina “Lara”viene ritrovata torna affamata e assetata a casa. La Mamma chiama contenta e commossa da tanta partecipazione e per raccontarmi dell’aiuto ricevuto. Snocciola ad uno ad uno i nomi di chi ha dato una mano, e nel suo raccontare immagino i loro visi, le case, le vie…Insomma rivivo il paese e ne faccio memoria.
E dunque, come non riconoscere ed non essere grati a quel senso di umanità che ancora esiste e si conserva nel nostro piccolo paese e si fa’ umanità concreta?
Eppure non era scontato niente. Non bisogna mai dare nulla per scontato.
“Un paese – scrive Cesare Pavese nel suo romanzo “La luna e i falò” – ci vuole, non fosse per il gusto di andare via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti…”.
Michele Macelletti