STEFANO CAVALLO A SAN MICHELE (di Edmondo Bellanova)

L’08 agosto 2021 si è riaperta la Pinacoteca Salvatore Cavallo e per l’occasione  mi sono ricordato di alcuni episodi vissuti con il professore Stefano Cavallo. Ora non ci resta che   continuare nell’impegno di dare finalmente attuazione al suo e nostro sogno.

Stefano Cavallo a San Michele

Mešt Giuvinë di Peddagnorë (Giovino D’Amico) era l’unico falegname di San Michele con tutte dita delle mani integre, al loro posto! La maggior parte dei falegnami aveva lasciato nella segatura  almeno un dito troncato dalla sega circolare.

Il professore Stefano Cavallo volle vedere dall’interno il campo sportivo e, una volta entrati furtivamente, intuì subito che il ruolo ideale di Giuvinë, era quello di portiere e in porta lo mise nel tentativo di parare le pallonate che io e lui gli scagliavamo contro.

Al professore, puro e genuino tifoso dell’Inter, non pareva vero emulare i suoi idoli (Mazzola, Boninsegna, Corso) anche se l’avversario era un ottantenne artigiano suo fedelissimo collaboratore nei lavori di manutenzione alla casa Via Trento e Napoli e di preparazione di tele e cornici.

Quando veniva a San Michele, diventava bambino e, dopo aver messo in croce i vari amministratori per sollecitare la costruzione della pinacoteca, almeno con me, gli piaceva ripercorrere il tempo della sua giovinezza e ricordare le giocate a “bottoni” con l’amico Francesco Paolo Argentieri, artista poliedrico poi vissuto a Venezia, durante la pausa del suo impegno di “soffiatore” al lavoro di scalpellino del padre Salvatore. Pause che lui allungava con la conseguenza di tornare con “lu munnëlë” (vaso ti terracotta) d’acqua fresca con ritardo regolarmente punito con uno scappellotto.

La sera che un violento temporale interruppe la festa del patrono San Michele Arcangelo, ci rifugiammo a casa sua e, come bambini sciocchi, ci mettemmo, stretti stretti, sotto l’ombrellone da sole, sulla terrazza di Via Napoli, per sentire meglio lo scrosciare della pioggia, sollevando l’irritazione di Mariella (Comba) che giustamente si preoccupava del possibile malanno che poteva toccarci.

Ma il professore era così e il contenere in poche battute questo mio ricordo, non mi consente di raccontare un’infinità di altri episodi, ma quello che desidero fare ora è quello di chiedere scusa per avergli “fregato” una ricca teglia di triglie al cartoccio che il buon Nuccio la Taverna (Argentieri) mi aveva incarico di portargli a casa.

Scusa professò… ma il profumo era proprio invitante!

Sanmichelesalentino19luglio2021edmondobellanova

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