VIA PISCIACHEN (di Martin Menzares)
VIA PISCIACHEN, poesia in dialetto sanmichelano di Martin Menzares, scritta nel 2009.
Anche in nostro Martin è venuto a conoscenza di ciò che è avvenuto negli anni in Via Pisacane a San Michele Salentino (la strada era luogo per far fare i bisogni ai propri cani). Da questa situazione ne ha tirato fuori una delle sue.
Logicamente, per quanto riguarda la situazione poco piacevole per il cane con cui si imbatte e per il gesto violento di reazione del protagonista, situazione inventata ed usata solo per “licenza poetica”, noi prendiamo le dovute distanze. Ma la riflessione finale che ne viene fuori da questo scritto/racconto potrebbe essere condivisibile, giusto per riflettere su quella umanità perduta.
La versione audio della poesia:
Il testo:
Attacchet a na cord, lu patrun lu purtev passiggiann
Nu cagniulicchie pums scev a tutt gghiattann
Si firmò vicin a mme ca ardurev tutt prisciet
Jasò la jamm e sobb’a lla scarp mi fescie na pisciet.
Menu mel ca lu patrun no vitì nient
Ca allu chen li schaffev na cascie ijnt’a lli tient
Si ficcò la cota a’ngul e tutt mmilinet
Si ni turnò a’ngret mienz a stunet.
Uwè te, ma sciv anzez o cariche di mier?
Li chen non ssi tocchen ca rischie la galer!
Accussì mi ijucculò figghijama tott’arrabbiet
Pi lla cascia ijnt’a lli tient ca llu chen l’era minet.
Ci ijoscie ‘ngunun si vol’ì crescie nu chen
Statt sicur ca lu tratt megghije di nu cristien
Li ccatt lu mangieje adatt, lu port a llu dottor
Li pulizz lu pil, lu passeggiè a tutt l’or.
Ni ‘ngivolen sold, pi crescie ijoscie nu chen
Ca miche lu sazie cu nna fedd di pen
Com a lli tiemp mije ca a na caten lu ttaccamm
E ciò cca rrumanev di mangiè li damm.
Ijoscie pi lli chen e ce cos’è ca non’cion’a fatt
Alberghe, piscin, giacchett cu lla cravatt
Ristorant, cur “bell e sen”
Ijoscie l’animel li tratten megghije di li cristien!
E pur ca pi lli bbisogne, ste ppuntet l’or
Ma lu chen lu patron, si lu port for?
No. A llu pais nust ste na via adatt
Pi lli bbisogne di li chen e pur di li ijatt !
E lli vit passiggiann cu lli patrun cuntient
A ci piscie, a ci chec e non ssi ni frechen nient
Tant accussì funzion, non ci ste nient da perd
Lor si creschen li chen e a nnu ni lassen la mmerd.
Com cangie lu munn, li cristien li cacciem, no lli vulim
Ma ijatt e chen li cattem e li criscim
Com cangie lu munn, senza pep e senza sel
Li cristien addivenden com’a ll’animel.
Riflessione di una cittadina con cane/ i.
Una mia amica mi ha fatto ascoltare la poesia di Martin Menzares, leggendo il nome ho subito pensato ad un poeta spagnolo, ma col titolo della poesia sono subito rientrata al mio paese, poi in via pisciacane sorridendo un po’ e, trascinata letteralmente verso il pensierino finale.
Su questa poesia sono divisa in due; da una parte c’è la lettrice distaccata che ammira la capacità del poeta di raccontare in rima uno squarcio di paese e una realtà certamente esistente, e come amante della poesia, faccio i complimenti a chi l’ha scritta, applaudendo sinceramente. Ma….se la leggo da persona coinvolta, cittadina con cane, rispettosa della gente, ( un po’ meno dei luoghi comuni), non posso non esprimere il parere da un un’altro punto di vista. Vorrei farlo in poesia, ma rischierei di dire cavolate pur di accaparrarmi una rima. Perciò, dico semplicemente: ” Caro poeta Menzares in questo paese si cerca disperatamente da anni di piantare un seme sul rispetto verso gli animali, ( oipa e volontari di ogni dove ne sanno molto più di me), si prova a far crescere un senso di responsabilità verso il cane che si decide di tenere, ( ci sono ancora cani alla catena nonostante sia ormai da tempo vietato), i cani vengono abbandonati, maltrattati nonostante la scienza abbia dimostrato ampiamente che si tratta di esseri senzienti, che soffrono e provano dolore capaci di pensare e aiutare l’umano, dove i loro diritti vengono calpestati nelle gabbie a vita di alcune campagne .Ecco, pensavo, in un paese così, dove alcuni furbastri ignorano allegramente le amate deiezioni dei loro animali, essere nostalgici dei cani alla catena, quei ‘bei tempi’ in cui dargli anche un bel calcio nella bocca era normale, non farebbe rivoltare Darwin e la sua evoluzione, nella tomba? Cane e uomo si sono evoluti insieme da tempi lontanissimi e per me, una poesia, non lascia il tempo che trova, non tutte, almeno; e a giudicare dagli apprezzamenti per la sua, temo che questo sentimento nostalgico covi sotto la cenere di un paese che cerca di evolversi. Questo concetto che, chi ama gli animali, non ama le persone, è un messaggio poeticamente fuorviante, perché esclude l’ipotesi che esistano gli stronzi, con cane o senza. Invece no! Esistono…e non è colpa del cane. L’ amore è amore, e queste classifiche di chi amare per primo, questi compartimenti stagno, ci fanno ripiombare indietro di mille anni. Ecco, volevo dirlo: una poesia è un grande messaggio, e glielo dice una che la poesia la ama, non tutta, ma la sua e’ scritta bene e ha l’ambizione di far pensare. Questo è il mio pensiero.
Via pisciachen è stata scritta nel 2009 e pubblicata nello stesso anno su midiesis.it (sul vecchio portale win.midiesis.it ancora online e su quello successivo attivato nel 2010 http://www.midiesis.it) insieme a tutte le altre di Martin Menzares.
Via pisciachen è contestualizzata in quel periodo ed in quel luogo oggetto di inciviltà da parte dei possessori di cani per la mancata raccolta delle deiezioni.
Ci ho pensato prima di ri-pubblicarla ieri, in quanto, riascoltandola, mi è parsa poco sensibile nei confronti di chi possiede un cane ed ama gli animali.
Ma con la dovuta presentazione della stessa, che precede il player audio ed il testo, ho pensato che si potesse fare.
La riporto: “VIA PISCIACHEN, poesia in dialetto sanmichelano di Martin Menzares, scritta nel 2009.
Anche in nostro Martin è venuto a conoscenza di ciò che è avvenuto negli anni in Via Pisacane a San Michele Salentino (la strada era luogo per far fare i bisogni ai propri cani). Da questa situazione ne ha tirato fuori una delle sue.
Logicamente, per quanto riguarda la situazione poco piacevole per il cane con cui si imbatte e per il gesto violento di reazione del protagonista, situazione inventata ed usata solo per “licenza poetica”, noi prendiamo le dovute distanze. Ma la riflessione finale che ne viene fuori da questo scritto/racconto potrebbe essere condivisibile, giusto per riflettere su quella umanità perduta”.
Carissima Rosa, hai fatto bene ad esprimere e condividere le tue riflessioni al riguardo. Spero possano far crescere il rispetto del vivere civile, il rispetto e l’amore per gli animali, il senso di umanità.