QUAREMMË (di Edmondo Bellanova)

Il periodo è quello giusto, ma, pur guardando con attenzione, non vedo più le quaremme appese agli incroci delle vie di San Michele. Ricordo quella di via Trento sull’incrocio di via Ciano e mi sovviene il timore fanciullesco di chi vedeva in quella tenebrosa figura, appesa ad un filo, il palese monito per una vita più moderata e cristiana. Peccato che l’usanza si sia inesorabilmente persa e che nessuno (Proloco!) pensi a riproporla.

Già, Quaremmë (la quarantana), moglie del buon Carnevale, morto (scoppiato) per i bagordi di vino e cibo, in lutto per espiare le colpe e i peccati del marito, dal Mercoledì delle Ceneri e sino al Sabato Santo di Pasqua, se ne stava appesa in aria, con gli abiti di stracci neri e sporchi, a lavorare con il fuso e contare le settimane che mancavano dalla Pasqua con sette penne nere infilzate in un’arancia o patata. o sette taralli infilati nel fuso.

Ora ci mettono in quarantena nel vano tentativo di sfuggire al coronavirus e allora la buona abitudine di vivere parsimoniosamente la Quaresima, evitando eccessi di ogni tipo e in penitenza, è forse ancor più necessaria ed utile.

sanmichelesaletino28febbraio2020edmondobellanova

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