MEMORIAL TOUR 2 (di Vincenzo Palmisano)
Anni ’50 del secolo scorso. Ero andato a Bari con mio padre e a mezzogiorno eravamo entrati in una tavola calda di corso Cavour. Mentre aspettavamo di essere serviti, entrò un vecchietto che vendeva libri. Mi si avvicinò, ne estrasse uno dalla borsa e me lo mostrò. Era “ Un popolo di formiche” di Tommaso Fiore. Mio padre, che conosceva bene la mia passione bibliofila, me lo comprò. E fu quella la mia prima lettura di un libro della Casa Editrice LATERZA.
Poi un giorno, adulto ormai economicamente autosufficiente, attraversando Corso Sparano, scoprii nelle vetrine della Libreria Laterza le opere di Benedetto Croce, e con quei volumi che avevano la forma e il colore dei mattoni degli antichi edifici romani, cominciai a costruire il mio universo culturale.
La Casa editrice barese, nata dall’incontro tra il tipografo Giovanni Laterza e il grande storico e filosofo napoletano, si sviluppò sin da subito all’insegna dei valori immortali di libertà, giustizia e democrazia.
Gli anni più difficili della sua crescita furono quelli del ventennio mussoliniano. Ricordando quel periodo, Vito Antonio Leuzzi ha scritto:” L’impresa editoriale barese (…) mantenne un atteggiamento fermo e dignitoso nei confronti del regime e fu una delle più colpite dalla censura e dalla bonifica libraria conseguenti. (…)Storici, economisti, filologi (…) e noti antifascisti che prestavano la loro opera come collaboratori e traduttori laterziani furono oggetto di misure persecutorie”.Gazz. del Mezz. 6 ott. 2018
Dopo la morte di Benedetto Croce tira in Italia un’aria diversa. Vito Laterza avverte il cambiamento e, senza rompere con il passato, imprime una svolta alla Casa editrice. Apre le porte alla psicanalisi, alla sociologia, all’etnologia, alla psicologia, all’antropologia, tutte discipline che Croce aveva snobbato. Ha inizio così una nuova e vivace stagione culturale, che avrebbe mutato nel profondo il nostro modo di essere e di vivere.
Nel frattempo i cataloghi crescono, si arricchiscono di tematiche poco conosciute, e il marchio Laterza continua a risplendere.
Oggi i due cugini Giuseppe e Alessandro Laterza, in continuità con il recente passato, con intelligenza e lungimiranza, guidano l’azienda verso il futuro, ideando e organizzando diverse manifestazioni culturali. Tra le più importanti e originali, per lo strepitoso successo conseguito, il ciclo delle Lezioni di Storia della domenica mattina nel teatro Petruzzelli di Bari e in altre città d’Italia e la rete fittissima dei Presidi del libro in ogni provincia.
Inizi anni ’60. Questa volta sono a San Vito. Incontro per caso un giovane rappresentante di commercio, il quale, per incrementare gli introiti, pubblicizza e vende anche libri di una nuova Casa editrice. Me ne fa vedere tre “Nascita di uomini democratici: Luigi Russo, Gabriele Pepe, Emilio Lussu, Tommaso Fiore”; “Aldo Capitini-Danilo Dolci”; “Lelio Basso-Gaetano Salvemini”. Tutti e tre LACAITA Editore, Manduria.
Hanno la veste tipografica sobria e artigianale di un nobile artigianato, e li conservo gelosamente come tre preziosi incunaboli…
Alcuni anni dopo sono a Manduria, mi trovo nella Biblioteca comunale per partecipare alla festa del ventesimo compleanno della Casa editrice Lacaita. Relatore ufficiale della serata è Tommaso Fiore. Il suo discorso mi rapisce e mi emoziona. Nella mia mente è ancora scolpito il passaggio centrale del suo intervento. E’ quello in cui il grande meridionalista, con accorato vigore, sconsiglia a Piero Lacaita di trasferire la Casa editrice a Roma, come ha in animo di fare. Perché-ribadisce Fiore- la fuga degli intellettuali dal Sud priva il Sud delle energie migliori di cui ha bisogno per il suo riscatto.
Anche questa Editrice era germogliata sul tronco di una tipografia preesistente.
Piero Lacaita non tradì le sue radici, rimase a Manduria, e nel 1979 pubblicò un piccolo monumento alla creatività meridionale in due stupendi tomi di complessive 1000 pagine dal titolo “Oltre Eboli la Poesia-La condizione poetica tra società e cultura meridionale 1945-1978”. Una antologia nella quale erano presenti i poeti più promettenti o già affermati di tutte le regioni del Mezzogiorno d’Italia.
Vincenzo Palmisano
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