OMAGGIO A PIETRO GATTI (di Vincenzo Palmisano)
Nell’anno scolastico 1976/’77 invitai in classe, per un incontro con l’autore, il poeta Pietro Gatti.
L’obiettivo che mi prefiggevo era duplice: far conoscere ai ragazzi, per la prima volta, un autore in carne e ossa, e dimostrare che si può fare arte anche scrivendo in dialetto.
Gli telefonai, accolse l’invito e cominciai a preparare i ragazzi al nuovo e insolito evento.
Era Pietro Gatti uno dei più grandi poeti in dialetto del secondo ‘900.
Uomo schivo e riservato, aveva una ricchezza interiore e uno spessore culturale il cui intreccio si traduceva nella creazione di versi che si leggono e si rileggono con un godimento sempre nuovo e intenso.
Come d’accordo, da Ceglie Messapica, dove abitava, arrivò in classe la mattina del 30 marzo ’77.
Dopo una mia breve presentazione, l’alunno Demetrio Azzarito, a nome di tutta la scolaresca, recitò “U franciedde”, una poesia tratta dal libro “A terra meje”, appena pubblicato.
Al calore di quel piccolo e inatteso omaggio alla sua creatività, la riservatezza del poeta si sciolse, l’emozione si attenuò e, con pacata e appassionata sobrietà discorsiva, Gatti rispose alle domande degli alunni, interloquì con me, parlò della sua opera, dei momenti di ispirazione, delle sue abitudini di lavoro e, soprattutto, della madre lingua cegliese.
Alla fine, mentre lo accompagnavo fuori dalla scuola, mi disse che aveva trascorso una mattinata particolare, diversa dalle solite.
Ho rivissuto quei momenti indimenticabili qualche anno fa.
Un giorno esco dalla chiesa di San Michele Salentino, mi fermo con gli amici sul sagrato e mi si avvicina un giovane. Mi saluta festosamente senza dire chi è e mi fa: Professò, U franciedde, ricordate? U franciedde, Ceglie!.
Lo riconosco subito e capisco, è l’ex alunno Demetrio Azzarito, come tanti emigrato al Nord, che molti anni prima aveva recitato in classe la poesia di Gatti, in dialetto cegliese.
Anche lui, come me, non aveva dimenticato quella mattina particolare, diversa dalle solite.
Vincenzo Palmisano
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Il Prof. Vincenzo Palmisano ci invia alcune foto dell’incontro con l’autore, il poeta Pietro Gatti, e gli alunni della Scuola Media di San Michele Salentino:
Ritornare indietro nel tempo emoziona perchè mi tornano in mente tanti momenti della mia gioventù. Ricordi che riaffiorano nostalgici e belli. Grazie al Prof. Palmisano per quello che è riuscito a trasmettere ai suoi alunni. Grazie per questo tuffo nel passato che non dimentico e che conservo stretto dentro di me.
Con infinita stima e riconoscenza.
Demetrio Azzarito