IL NOCCHINO E VINCENZO PALMISANO
IL NOCCHINO E VINCENZO PALMISANO (Risposta a Edmondo Bellanova)
Carissimo Mondino,
anche mia moglie, che è l’unica persona che legge in anteprima tutto quello che ancora riesco a scrivere, ha notato “l’errore” che tu hai sottolineato con la matita blu. E stava per correggerlo, ma io mi sono opposto. E sai perché? Ascolta.
Io, nello scrivere nocchino in dialetto sanmichelano, ho trasformato la c in k e ho cancellato la e finale evanescente perché volevo dare più forza alla parola, renderla anche visivamente onomatopeica. Volevo che il lettore sentisse il suono della botta sulla testa dei chierichetti. E, visto il risultato, ci sono riuscito.
Infatti, caro Mondino, tu che, oltre ad essere un appassionato ricercatore free lance sempre alla scoperta di cose inesplorate, sei anche una persona alla quale nulla sfugge, hai sentito addirittura il rumore. E bene hai fatto a farmelo notare.
Quindi, non un ghiribizzo, non uno schiaffo alla dialettologia, non una offesa alla nostra prima madre lingua, ma un semplice segno di libertà e un atto di innocente anarchia ortografica futurista.
Che forse, caro amico, servirà a far venire la voglia di riprendere in mano il mio libro “Storie” e rivivere non un solo momento ma tutti gli anni di Papa ‘Nnino a San Michele.
Un abbraccio. Vincenzo Palmisano
P.S.
Non io, ma Papa ‘Nnino considerava il nocchino uno strumento educativo efficace. Che però nulla toglieva alla sua umanità.
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Grazie professore!
La risposta è convincente e mi auguro che la tua “innocente anarchia ortografica futurista” continui a farci rivivere la storia di San Michele.
Onorato della tua amicizia,con stima ed affetto, edmondo