Intervista allo scultore-pittore Stefano Cavallo (di Vincenzo Palmisano) – 2^ parte

Intervista allo scultore-pittore Stefano Cavallo – ( Classe III sez. A della Scuola Media Giovanni XXIII di San Michele  Salentino – Anno scolastico 1983-’84 ) – Continuazione…

D. ( Livia Argese ) – Il disegno di questi bassorilievi, di queste sculture decorative lo preparava lo stesso scalpellino o no?.

R- Sì, lo preparava lo stesso scalpellino in questo modo: prima disegnava su un foglio di carta il motivo da scolpire, poi bucava il disegno lungo tutte le linee tracciate, poi prendeva della polvere di carbone e, a mo’ di batuffolo, lo legava in uno straccio per spolverarlo sul disegno, quindi sollevava il foglio di carta dalla pietra su cui era stato posato e su questa rimaneva impresso il disegno. Successivamente prendeva lo scalpello e il martello e cominciava a incidere e modellare.

D. ( Giuseppe Mola )- A quale stile appartengono queste sculture decorative?.

R- Non si può dire che sia uno stile unico. Lo potete capire bene anche voi osservando attentamente le facciate delle case di cui parliamo. Alcuni particolari richiamano alla mente lo stile rinascimentale, altri quello barocco, altri quello liberty, altri ancora hanno uno stile eclettico. Molte volte lo stile era personale e dipendeva unicamente dall’estro dello scalpellino che non era assolutamente un uomo colto.

D. ( Giovanni Vitale )- Lei tra la facciata  di una casa antica di San Michele e la facciata di una casa moderna ( sempre di San Michele ) quale preferisce?.

R- Può essere bella sia una facciata antica che quella moderna. Piuttosto direi che il Comune non dovrebbe lasciare eccessiva libertà ai cittadini per quanto riguarda la tinteggiatura delle case. Alcuni edifici di San Michele sembrano il vestito di Arlecchino. Anche i colori dovrebbero mantenere la tradizione ed essere armoniosi.

D. ( Antonietta Scarafile )- Adesso non ci sono più scalpellini che sappiano fare queste belle cose. Secondo lei, ciò è un bene o un male?.

R- E’ certamente un male, ma lo stile delle case di oggi non richiede le decorazioni di una volta. E se un committente volesse oggi far decorare la facciata di una casa alla maniera tradizionale, cercherebbe invano uno scalpellino.

D. ( Antonietta Bellanova )- Lo scalpellino si interessava anche di muratura, di costruzione, oppure faceva lo scalpellino soltanto?

R- Solo le famiglie più agiate si facevano decorare le facciate delle proprie case, e quando, lo scalpellino non aveva lavoro, malvolentieri si dedicava a fare il muratore o lavori affini. Quei tempi erano molto diversi dai nostri; oggi i mestieri sono vere e proprie specializzazioni. Allora bisognava arrangiarsi e saper fare un po’ di tutto, il muratore faceva il piastrellista, l’intonacatore e a volte anche il garzone per bastate a se stesso. Oggi se chiedi a un operaio di farti un lavoro non inerente alla sua specializzazione, rifiuta la commissione e pertanto devi cercare il tecnico specializzato.

D. ( Maria immacolata Rubino )- Lei che ha viaggiato in Italia e all’estero, ha mai visto in altri Paesi queste sculture decorative di San Michele?.

R- No, come queste no, ma altre di materia e di stile diverso, sì, tante!. Queste sculture decorative su pietra gentile si trovano soltanto nei paesi vicini alle cave di Carovigno. A Volterra si trovano quelle di alabastro, a Carrara quelle di marmo, a Trani quelle di pietra di Trani. La decorazione sanmichelana ha un’impronta locale, uno stile proprio, diverso dalle altre regioni. La materia, il gusto, l’impronta, la tradizione ne rispecchiano l’originalità.

D. ( Lucia Mameli )- Gli scalpellini, rispetto ai semplici muratori, erano considerati artigiani di livello superiore e venivano pagati di più?.

R- Non erano degli artisti, ma ottimi artigiani. Quando operavano solo con lo scalpello, guadagnavano qualcosa in più anche nella stima. Quando invece erano costretti a ripiegare su un altro lavoro, la stima era compromessa e il compenso poteva anche diminuire.

D. (Lucia Mameli )- A lei personalmente è servito l’insegnamento da scalpellino di suo padre?.

R- Ti ringrazio per questa domanda che mi fa venire i brividi, mi commuove, mi ricorda mio padre e gli scapaccioni che mi dava meritatamente. Dovete sapere che io da piccolo ero discolo e sapete cosa ero costretto a fare quando mio padre lavorava da scalpellino?. Dovevo stare a lui vicino, attento a soffiare al tempo giusto sulla pietra per far volare via la polvere che il martello, battendo sullo scalpello, produceva incidendo. Bastava che mi distraessi o soffiassi fuori tempo perché mi arrivasse uno scapaccione. Ora lo ringrazio per avermeli dati.

D. ( Angelina Nigro )- Secondo lei, queste facciate devono essere salvaguardate, difese, oppure no?.

R- Devono essere salvaguardate senz’altro perché costituiscono una delle caratteristiche più importanti del paese. Malissimo fanno, quindi, quei proprietari di case antiche che, volendo farle apparire più belle e moderne, coprono di calce i bassorilievi dei portali o le decorazioni dei balconi. Essi non sanno che così facendo le deturpano.

D. ( Sabrina Epifani )- Cosa si può fare per impedire che questo avvenga?.

R- Evitare che almeno le più belle vengano distrutte o sfregiate. Io personalmente giorni fa sono riuscito a bloccare l’intenzione di un mio cugino che voleva coprire di ducotone tutta la facciata della sua abitazione in via E. Tagliaferri, la quale è rivestita di pietra di Carovigno e scolpita, per quei tempi, con una maestria ineguagliabile.

N. B.- L’intervista è stata ricostruita con l’aiuto dell’insegnante sulla scorta degli appunti presi da Vita Urgese.

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Un Commento a “Intervista allo scultore-pittore Stefano Cavallo (di Vincenzo Palmisano) – 2^ parte”

  • edmondo:

    Spero che qualcuno raccolga questa lezione del prof. Stefano Cavallo per tutelare e valorizzare il grande patrimonio lapideo-architettonico-scultoreo di San Michele Salentino!

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