La scuola sotto il campanile (di Vincenzo Palmisano)
Dopo tanti anni, quando penso a don Luigi Greco, immediatamente mi rivedo suo alunno nella scuola privata da lui voluta e realizzata a San Michele Salentino. La prima, nella storia del paese, che offriva la possibilità di proseguire gli studi oltre le scuole elementari.
E unica nel suo genere, perché il suo fondatore era anche Preside, segretario e insegnante di tutte le discipline.
Risento la sua voce chiara e calda e nell’aula si riaccende la vita di allora.
Non è una allucinazione. E’ il germogliare improvviso della memoria che rimette in moto un mondo che sembrava scomparso.
E fa del passato un presente.
Oggi compito in classe di latino. Sotto la occhiuta sorveglianza di don Luigi cominciamo a scrivere, e subito nella nostra mente scorre il rosario monotono delle declinazioni… rosa rosae rosae rosam rosa rosa …rosae rosarum…
Il silenzio di pietra è rotto di quando in quando dal fruscio sommesso provocato dal nostro consultare il vocabolario della lingua latina di Campanini e Carboni. I due autori, nelle ore dello svolgimento del compito, saranno gli unici nostri soccorrevoli compagni di strada.
La grammatica latina di Riccardo Rubrichi è rimasta a casa perché così vuole il professore quando si fa la verifica scritta dei risultati conseguiti. Niente quindi scialuppa di salvataggio.
Nel pomeriggio, a casa, il solito menu scolastico: dieci frasi da tradurre dal latino all’italiano e dieci dall’italiano in latino.
Chi ha pietà di noi? Certamente non i nostri genitori!.
O tempora, o mores!.
Don Luigi è convinto che solo chi si allena ogni giorno arriva primo al traguardo.
Servono i cosiddetti “crediti” e le tante “diavolerie” pseudopedagogiche di oggi?. Di questo passo il latino rischia di essere espulso da tutti i licei classici d’Italia. Speriamo non accada. Speriamo che l’appello dei grandi Maestri come il barese Luciano Canfora in difesa delle radici della nostra antica civiltà venga ascoltato e preso in seria considerazione.
Il mio velocissimo viaggio virtuale nel passato continua.
Fuori, nella piazza grande di San Michele gremita del vocio bianco-azzurro dei bambini delle elementari che volano verso la propria scuola, il sole sfolgorante dà il suo benvenuto al nuovo giorno.
Noi, allievi di don Luigi, siamo tornati sotto il campanile, nel salone-aula affrescato dal pittore Flora di Latiano.
Lezione di italiano.
Al centro del lungo tavolo siede il professore. Ci sediamo anche noi attorniandolo. Questa mattina, a parlare attraverso le sue parole, è Alessandro Manzoni. Don Luigi legge, spiega, commenta. E per noi è come vedere un film. “I promessi sposi “ sono il nostro pane quotidiano. La mattina a scuola, il pomeriggio a casa.
A casa infatti bisogna leggere e fare il riassunto dei brani drammatizzati dalla voce narrante di don Luigi.
Gramsci diceva: lo studio è anche fatica, sudore, sacrificio. Sicuramente la pensava così pure il nostro premuroso e rigoroso don Luigi.
Per noi alunni di questa benemerita scuola momenti particolari erano quelli dei funerali.
Quando qualcuno moriva e le esequie si svolgevano di mattina, don Luigi interrompeva la lezione e scendeva in chiesa per celebrare la messa.
Allora la sorella Netta lasciava la canonica e, in attesa che il fratello tornasse dal cimitero, saliva su da noi e, da improvvisata e materna bidella, ci permetteva di fare una pausa di euforico relax.
A questo punto qualcuno potrebbe chiedere: qual è il lascito, il retaggio di questo sacerdote/docente di italiano, latino, greco, storia, geografia, francese e matematica?.
Con la scuola da lui fondata, don Luigi ha contribuito notevolmente alla crescita culturale del mio piccolo paese di origine. E bene ha fatto l’Amministrazione comunale a intitolargli una via.
Per quanto mi riguarda, penso che la mia predilezione per la scrittura breve, paratattica, laconica ed evocativa abbia la sua prima scaturigine, oltre che nel mio DNA, in quel rosario giornaliero di soggetto, predicato e complemento, soggetto, predicato e complemento e nel faticoso riassumere la prosa fluviale e straripante del grande Alessandro Manzoni.
Se così è, grazie, grazie, don Luigi.
Vincenzo Palmisano
Quando, fin troppo spesso, leggo di “buona scuola “da cambiare, riformare. statalizzare credo che il riferimento dei “contestatori” sia proprio quella scuola di don Luigi Greco che all’ombra del campanile ha formato un’intera generazione di giovani sanmichelani.
Memorabile professore,l,unica persona che riusciva a catturare la mia attenzione facendomi amare le sue lezioni.Professore la ricordo sempre con tanto affetto
Unici e memorabili, come il prof. Palmisano, sono i professori provenienti da “quella” scuola unica e ora in via di estinzione, come l’educazione, la CULTURA e i sani principi, insegnati da genitori che non mettevano “lingua” nell’autorevolezza degli allora PROFESSORI di nome e di fatto! Anna Abbracciante.