Vince Abbracciante racconta Ostuni

Riceviamo da Anna Abbracciante e di seguito pubblichiamo l’articolo (e video), apparso su “la Repubblica” di Bari giovedì 30 marzo 2017, in cui Vince Abbracciante racconta Ostuni, ricordando anche suo nonno, Vincenzo Abbracciante (‘nzinudd lu carivignul), nostro concittadino.

“Ostuni. O Houston, come si diverte a chiamarla il fisarmonicista Vince Abbracciante. Un giro nella città bianca, dai tetti per guardarla nel suo candore di calce alla cattedrale del Quattrocento, bel gotico fiorito con, all’interno, una pala d’altare lignea dei quattro protettori della città: Sant’Oronzo, Biagio, Agostino e Irene. A custodire la città, però, nel silenzio del Museo delle civiltà preclassiche, c’è anche la Donna di Ostuni: scheletro di madre in attesa di un figlioletto e unico esemplare di consanguinei del Paleolitico. È la mamma più antica del mondo rinvenuta nel parco archeologico di Agnano, in una zona a quell’epoca dedita al culto della Grande Madre. Ostuni ha una doppia identità: collinare come si evince percorrendo la Strada dei Colli, appunto, fino al santuario di Sant’Oronzo, e marina. Così, scendendo verso Torre Pozzella, è il caso di dedicare una suonata al mare” (Antonella Gaeta)…

 

 

6 Commenti a “Vince Abbracciante racconta Ostuni”

  • Anna Abbracciante:

    Grazie Rocco, credo sia un onore per San Michele avere un fisarmonicista jazz del calibro di mio nipote Vincenzo, di cui vado orgogliosa e penso anche che mio padre Nzinudd lu Carvignul e mio zio Pippinudd sarebbero altrettanto orgogliosi, leggendo cosa è diventato Vincenzo.
    La musica è un grande concime per l’anima e incito tutti i nostri giovani a coltivarla, anche Vincenzo era un ragazzino di 8 anni, quando ha iniziato sulla scia del nonno, dello zio e del padre, mio fratello: Francesco Abbracciante. Tanto ha lavorato per aiutare Vincenzo a coltivare la sua passione. Per Vincenzo è stato duro l’impegno costante e continuo che gli era richiesto, perchè la musica richiede tanto esercizio e da adolescente non per tutti è facile trascurare il mare, gli amici, il pallone…i divertimenti, per inseguire una passione che non si sa dove porterà…ma la perseveranza, unita alla passione, hanno dato buoni frutti e oggi Vincenzo a soli 34 anni è famoso in tutto il mondo e viaggia in tutto il mondo per i suoi concerti! Ho voluto pubblicarlo an che per incitare i tanti ragazzi bravi aspiranti musicisti, che frequentano la Scuola Media del nostro paese, a perseverare e continuare a studiare lo strumento musicale, questa è un’opportunità gratuita che tanti anni fa non era offerta. Un abbraccio a Vincenzo e a mio fratello Franco, un ricordo a mio padre e mio zio che grazie a Vincenzo, resteranno nella storia di San Michele e non saranno dimenticati! Anna Abbracciante

  • Brava Signora Abbracciante! Tutti i giovani che amano la musica e che apprendano un qualsiasi strumento musicale dovrebbero avere una zia come lei.
    Ha ragione: la musica è concime dell’anima e dello spirito, io aggiungo che la sua geometria è la stessa geometria del mondo. La musica è molto trascurata nella nostra scuola e viene lasciata come una disciplina per eccentrici fissati piuttosto che essere valorizzata come amalgama dei vari saperi. Complimenti per la Sua famiglia di musicisti.

  • Anna Abbracciante:

    Ciao Pietro, grazie per i complimenti e per l’appoggio! Penso che se sei di San Michele conosci la mia famiglia e anche me. Ho lavorato fino a 1 anno e mezzo fa nella scuola di San Michele come già saprai, per questo incitavo i nostri ragazzi, molti dei quali ho conosciuto e qualcuno dei quali ha continuato a suonare e continua e come in tutte le cose della vita qualcuno si è fermato, per motivi vari che non ci è dato sapere, ma non mi risulta che la musica venga trascurata. Abbiamo insegnanti validissimi, degni del nome che portano, che ho conosciuto personalmente e lavorano e danno il meglio di se stessi ogni giorno. Perchè dici che è trascurata? I docenti devono osservare l’orario imposto e seguire un programma, ma anche i ragazzi devono essere motivati a casa come a scuola. Non saltare l’ora di strumento musicale, solo perchè è di pomeriggio e impegnarsi a casa con lo strumento scelto, come per le altre materie. Sottolineo scelto, perchè ora possono scegliere, mio nipote non ha SCELTO a 8 anni, mio fratello gli ha messo in mano la fisarmonica come ha fatto mio padre con lui e inizialmente ha dovuto dargli delle regole, molto rigide devo dire: prima suonare, poi giocare, non il contrario, come ho poi fatto io con mio figlio, che ha anche iniziato come Vincenzo a fare fisarmonica, e da quello che diceva mio fratello, suo insegnante, sembrava bravo, ma non gli piaceva quello strumento, ora suona batteria. Purtroppo io non sono stata capace di imporgli delle regole che nell’adolescenza servono. Devo dire comunque che non mi è andata male, perchè comunque, la musica è rimasta un valore di famiglia e anche lui ha continuato, in maniera diversa, ma la musica qualunque essa sia, arricchisce spirito e anima e allontana da altre…distrazioni.
    Sono comunque felice del confronto avuto e ti invito a chiarire con i docenti musicisti, quello che vorresti fosse l’insegnamento dello strumento nella scuola a San Michele. Io prometto solo di farmi portavoce di quello che hai scritto, per invitarli ad un’autoanalisi, ma credo che di più non possano fare, almeno nell’ambito delle ore scolastiche, il di più devono farlo i ragazzi, con l’ausilio e l’appoggio dei genitori!

  • Gentile Signora Anna
    per farmi perdonare ti dico subito che anche un mio figlio più che maggiorenne suona e insegna batteria, un altro anche lui maggiorenne suona la chitarra, mentre la più grande sa suonare la chitarra e infine l’ultimo secondo dopo la femmina e maggiore dei tre maschi si diletta a fare il dj come lavoro secondario.
    Questo per scusarmi di averti involontariamente indotta in equivoco sulla qualità dell’insegnamento musicale nella tua bellissima città. Grazie all’autore del blog mi sento di casa a San Michele e sarei molto onorato di essere vostro concittadino, ma sono di Ceglie e della prima generazione del dopoguerra. Da tre decenni vivo a Brindisi: non dirò di quando frequentavo le medie a Ceglie e la musica “era” per i pochi fortunati che avevano uno strumento in casa (il mio come sai era un paese di musicanti, ogni artigiano faceva dignitosamente parte della banda cittadina) addirittura io ricordo molti compagni col pianoforte in casa.
    A Brindisi per i figli non è stato più facile, anche perché la musica, come l’Inglese viene “riservata” ai privati. Io ho sempre sostenuto nei consigli d’Istituto di ogni ordine e grado che la musica insieme alla matematica è base e corona di tutte le altre discipline, basta che si portino gli studenti a innamorarsi della cultura, a parte le regole necessarie.
    Ora è anche peggio, si formano soltanto direttori d’orchestra e orchestratori, necessariamente in conservatorio.
    Naturalmente io vedo l’educazione in modo partigiano, cioè diverso da come vedono i nostri governanti. Infatti per andare in fabbrica non è necessario saper suonare e nei call center non si deve cantare. Prima della guerra le mondine al Nord ed i nostri rimunnatori al Sud potevano cantare in coro per ritmare la produzione come i vogatori nelle galere a remi.
    Gentile Signora Anna, torno a chiederti scusa, la nostra Scuola era ed è scuola di classe, nonostante i bravi docenti di San Michele o di Ceglie: mi perdoni un’ultima volta se dico che gli strumenti dei nostri ragazzi sono strumenti proletari?
    Pietro

  • Anna Abbracciante:

    Ciao Pietro,
    Sei perdonato sicuramente e con tanti musicisti in casa, ti capisco! Magari i tuoi figli batteristi, conoscono il mio, visto che vivi a Brindisi, lui suona con un vostro gruppo: VEGA 80, magari lo avrai visto!
    Fa niente che gli strumenti dei nostri ragazzi sono proletari, la musica in tutte le sue forme, arricchisce chi la suona e chi la ascolta. Quindi Pietro, va bene così, avere figli musicisti, anche se non ai livelli di mio nipote è sempre un onore e averli SANI oggi è più di un onore, è una FORTUNA!
    Mia ha fatto piacere conoscerti, magari se vogliamo conoscerci chiedilo a Rocco, mio ex collega, io sono tra i fortunati andata in pensione a 59 anni e me la sto godendo, con un po’ di fatica, ma è meglio di niente! A risentirci!

  • Complimenti a tuo figlio, Signora Anna! Nell’ottimo WEGA 80 ha suonato anche mio figlio batterista. Quello del Maestro Surace più che un complesso è una famiglia musicale.
    Se ho capito bene, mio figlio conosce il tuo: si chiama forse Mirko? Allora si si conoscono. Sono tutti e due bravi.
    A risentirci

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