Legambiente presenta Ecomafia 2016: le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia

Riceviamo da Maria Filomena Magli e di seguito pubblichiamo:

Nella lotta all’ecomafia e agli ecoreati arrivano i primi segnali di un’inversione di tendenza, dopo l’introduzione della legge sui delitti ambientali nel codice penale e un’azione più repressiva ed efficace. Nel 2015 diminuiscono gli illeciti ambientali accertati, sono 27.745. Per dirla in altro modo, più di 76 reati al giorno, più di 3 ogni ora. Nonostante il calo complessivo dei reati nel 2015, cresce l’incidenza degli illeciti nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), dove se ne sono contati ben 13.388, il 48,3% sul totale nazionale. In calo le infrazioni nel ciclo del cemento e dei rifiuti. Crescono, invece, gli illeciti nella filiera agroalimentare, i reati contro gli animali e soprattutto gli incendi. In calo il business delle ecomafie che nel 2015 è stato di 19,1 miliardi, quasi tre miliardi in meno rispetto all’anno precedente (22 miliardi).

Sono questi in sintesi i numeri nazionali che emergono da Ecomafia 2016 di Legambiente, le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, edito da Edizioni Ambiente con il sostegno di Cobat, presentato oggi a Roma al Senato e contemporaneamente a Bari, dove i dati pugliesi sono stati illustrati, nel corso di una conferenza stampa, da Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, alla presenza di Antonio Maruccia, Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Lecce, Giuseppe Volpe, Procuratore della Repubblica di Bari, e dei rappresentanti regionali delle forze dell’ordine.

«I numeri pugliesi del Rapporto Ecomafia 2016 ci consegnano la fotografia di una regione in cui le illegalità ambientali sono in netto calo. Infatti, la Puglia nella classifica generale dell’illegalità ambientale passa dal primo al quarto posto con 2.437 infrazioni accertate mentre lo scorso anno erano ben 4.499. Inoltre, diminuiscono i reati legati al ciclo dei rifiuti e del cemento, quelli contro la fauna mentre preoccupano gli illeciti legati alla filiera dell’agroalimentare. Una inversione di tendenza dovuta sia agli effetti del nuovo sistema sanzionatorio introdotto dalla nuova legge sugli ecoreati ma anche alla costante attività di controllo, contrasto e repressione delle forze dell’ordine e della magistratura, che sta giocando un ruolo importante soprattutto sotto il profilo della deterrenza. A tal proposito ricordiamo l’impegno della Procura di Bari sulle strategie di contrasto al traffico internazionale illecito di rifiuti e della Procura di Lecce sull’abbattimento degli immobili abusivi. A questo si aggiunge il lavoro di monitoraggio e controllo svolto in tutta la regione dalle forze dell’ordine (Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza e Carabinieri), coordinate operativamente da diversi anni grazie a un Accordo Quadro promosso e finanziato dalla Regione e che si avvale delle competenze scientifiche di Cnr e Arpa Puglia. Un lavoro di squadra che sta dando i suoi risultati (dal 2007 al 30 giugno 2016 sono state ben 3.099 le discariche sequestrate), dimostrando il valore di una buona pratica di sinergia nel contrasto ai crimini ambientali» dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia.

Nella classifica generale dell’illegalità ambientale in Italia nel 2015, la Puglia scende al quarto posto con 2.437 infrazioni accertate, l’8,9% del totale nazionale, 1.962 persone denunciate e 10 arrestate, a cui si aggiungono 717 sequestri effettuati. Mentre nella classifica provinciale dell’illegalità ambientale si piazzano al settimo posto Foggia con 773 infrazioni accertate e al decimo Bari con 636 infrazioni.

Facendo un bilancio in Puglia dei primi otto mesi di applicazione della nuova legge 68 del 2015 sugli ecoreati, le forze dell’ordine hanno accertato 62 infrazioni, denunciato 79 persone ed effettuato 28 sequestri.

Nel ciclo illegale dei rifiuti, la Puglia scende al quinto posto, con 457 infrazioni accertate, con 430 persone denunciate e 196 sequestri effettuati. La maggior parte delle infrazioni accertate si concentra nelle province di Foggia, 122, e Bari, 112. In Puglia, dal 2002 ad oggi (31 maggio 2016), ci sono state ben 58 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 18,5% circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale.

Nella nostra regione, i sequestri effettuati dalle forze dell’ordine hanno riguardato sia le numerose discariche illegali di eternit, laterizi, pneumatici fuori uso ma anche quelle di rifiuti solidi urbani, a causa della loro cattiva gestione. A tal proposito va menzionato il sequestro della discarica RSU “Autigno” di Brindisi del Noe di Lecce e quello della discarica comunale di Cerignola ad opera del Noe di Bari. Dal punto di vista delle tipologie di rifiuti sequestrati, a livello nazionale, dalle forze dell’ordine, quasi il 44% è rappresentato da fanghi di depurazione. In particolare, in Puglia, il Noe di Lecce ha svolto un’indagine che ha portato al sequestro di fanghi di depurazione non idonei all’utilizzo agronomico.

C’è poi la dimensione transnazionale della Puglia, cerniera tra l’Europa, i Balcani e il Medio Oriente, che l’ha trasformata in una base logistica per traffici transfrontalieri di rifiuti, soprattutto quelli diretti verso il sud est Europa e l’Estremo Oriente. Si tratta di rifiuti costituiti principalmente da rottami ferrosi, materiali plastici, rifiuti elettrici ed elettronici, carta, cartone e vetro che i trafficanti immettono nei circuiti illegali del riciclo. A tal proposito, è importante sottolineare che la Procura di Bari da diversi anni è impegnata sul contrasto ai trafficanti internazionali di rifiuti, raggiungendo buoni risultati grazie alla scelta di creare sinergie fra le forze dell’ordine nazionali e quelle estere. Non a caso, la stessa Procura ha vinto il progetto finanziato dall’Unione europea e denominato Dot.com Waste (che sintetizza il più ampio titolo Development of tools to counter illegal management and trade of waste). Di fatto la Commissione ha riconosciuto la validità di un progetto incentrato sull’idea di fare squadra, tra diverse istituzioni internazionali, che da prospettive diverse e con competenze diverse, si occupano di studiare, analizzare e contrastare i traffici internazionali illeciti di rifiuti.

Nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia scende al quinto posto con 432 infrazioni accertate (l’8,8% del totale nazionale), 508 persone denunciate, 9 arrestate e 158 sequestri effettuati. Nella classifica provinciale dell’illegalità nel ciclo del cemento nel 2015 al sesto posto troviamo Foggia con 166 infrazioni accertate.

Nella nostra regione anche se diminuiscono i reati legati al ciclo del cemento, purtroppo gli interventi di abbattimento continuano ad essere pochi e sporadici, frutto della sola iniziativa delle procure. Peculiare è la situazione nella provincia di Lecce, dove la Procura della Repubblica promuove ed esegue le demolizioni con sentenza definitiva in autonomia. Su circa 1.500 sentenze (calcolando quelle emesse negli ultimi otto anni) sono stati demoliti 250 immobili e ne sono stati programmati 50, di cui circa 30 avverranno per iniziativa degli ex proprietari. Si tratta soprattutto di case lungo le coste a Otranto, Tricase, Santa Maria di Leuca, Gallipoli, Porto Cesareo e Ugento.

Preoccupano gli illeciti legati alla filiera dell’agroalimentare. Numerose le operazioni portate a termine nel 2015 dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato del Comando Regionale Puglia mirate a garantire la sicurezza agroalimentare e a tutelare i consumatori da frodi e contraffazioni che colpiscono principalmente i prodotti a marchio protetto (comune pane di semola spacciato per Dop, prodotti alimentari scaduti o mal conservati, olive da tavola colorate con additivi chimici, olio extracomunitario venduto come 100% italiano). Con l’operazione denominata “Aliud pro olio”, dello scorso febbraio, la Guardia di Finanza ha impedito che circa 2.000 tonnellate di finto extravergine italiano, proveniente da Grecia e Spagna, finissero in commercio.

Per quanto riguarda il racket degli animali (corse clandestine di cavalli, combattimenti clandestini, traffico di animali da compagnia, commercio illegale di specie protette, macellazione clandestina, abigeato, bracconaggio e pesca di frodo) la Puglia scende al quinto posto (l’anno scorso era al secondo) con 679 infrazioni accertate, 651 persone denunciate, 3 arrestate e 269 sequestri effettuati.

La corruzione è sicuramente il peggior nemico dell’ambiente. Gli appalti pubblici nel settore dell’ambiente sono tra quelli più esposti alla corruzione e alla criminalità organizzata.

Dal 1 gennaio 2010 al 31 maggio 2016, in Puglia ci sono state 16 inchieste sulla corruzione in materia ambientale, con 98 persone arrestate, 188 denunciate e 33 sequestri effettuati.

Sul fronte dell’archeomafia, l’aggressione criminale al patrimonio artistico e archeologico, la Puglia, una delle regioni più ricche di reperti archeologici ma anche di tombaroli attivi, sale al 7° posto con 31 furti di opere d’arte. Nel territorio pugliese continua lo scavo clandestino ad opera dei tombaroli, un’attività illecita intorno alla quale ruotano enormi interessi economici e commerciali e sulla quale sta efficacemente intervenendo il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bari, che in molti casi ha recuperato numerosi reperti archeologici.

«Dopo la legge sugli ecoreati e quella sulle agenzie ambientali – conclude Tarantini – è fondamentale che il Parlamento approvi altre leggi in questa ultima parte di legislatura, che permettano di contrastare sempre più duramente le ecomafie. C’è bisogno con urgenza della legge sui delitti contro gli animali, della norma per semplificare l’abbattimento degli ecomostri, di quella contro le agromafie e della costituzione di una grande polizia ambientale sempre più strutturata sul territorio che faccia tesoro dalle migliori esperienze maturate dall’Arma dei carabinieri e dal Corpo forestale dello Stato negli ultimi decenni».

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