A messa! a fare cosa? (di Nicola Romanelli)

Pubblichiamo di seguito il racconto “A messa! a fare cosa?” tratto dalla raccolta “In via delle betulle“ di Nicola Romanelli, sammichelano doc che da anni vive in Svizzera.

“Qualcosa non quadra. Siamo nella casa di nostro padre e perdinci guarda che facce. Ma è morto qualcuno, qualcuno sta male? quando ci troviamo tutti insieme, fratelli, sorelle figli e nipoti, in casa del padre, dico di un padre terreno si sente bene che aria che tira, che gioia si sente, che festa che allegria! Qui nella casa di dio nostro padre tira aria da funerale”.

A messa! a fare cosa?

È domenica ci avviamo verso la chiesa parrocchiale al rintocco delle campane, affiancati da coppie del vicinato in via delle betulle. Mi figuro, chissà per quale ispirazione, al figliol prodigo che giunto alla casa del Padre viene accolto con gran calore e festeggiato come si usa per le grandi occasioni. Una gran… Buona lettura.

A Messa a fare cosa! (file in pdf)

Un Commento a “A messa! a fare cosa? (di Nicola Romanelli)”

  • Roni:

    forse tanti si riconosceranno in alcuni dettagli di questa( a messa cosa fare), e saranno d’accordo con certe critiche ed é anche vero che le distrazioni per pregare e contemplare tra tanta gente sono molte, Gesù stesso come sappiamo dal vangelo ricercava luoghi solitari per parlare con Dio. Una cosa però é fondamentale per chi ha fede, la celebrazione della Messa é gioia intima e chi meglio la spiega é Gesù stesso che parla a Padre Pio :
    Gesù spiega a Padre Pio cosa è la Messa
    Tra gli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, Gesù stesso spiega a Padre Pio che cos’è la S. Messa

    «Pensate che il sacerdote che mi chiama tra le Sue mani ha un potere che neanche a Mia Madre concessi; riflettete che se, invece di un sacrestano, servissero il sacerdote i più eccelsi serafini, non sarebbero abbastanza degni di stargli vicino. […] E degno allora starsene alla Messa pensando altro che a Me? […] Considerate l’Altare non per quello che lo hanno fatto gli uomini, ma per quello che vale, dato dalla Mia presenza mistica, ma reale. […] Guardate l’Ostia, vedrete Me umiliato per voi; guardate il Calice in cui il Mio Sangue ritorna sulla terra ricco com’è di ogni benedizione. Offritemi, offritemi al Padre, per questo Io torno tra voi. […] Se vi dicessero: “Andiamo in Palestina a conoscere i luoghi santi dove Gesù ha vissuto e dove è morto”, il vostro cuore sussulterebbe, è vero? Eppure l’Altare sul quale Io scendo ora è più della Palestina, perché da questa me ne sono partito venti secoli fa e sull’altare Io ritorno tutti i giorni vivo, vero, reale, sebbene nascosto, ma sono Io, proprio Io che palpito tra le mani del Mio ministro, Io torno a voi, non simbolicamente, oh no, bensì veramente; ve lo dico ancora; veramente […]. Getsemani, Calvario, Altare! Tre luoghi di cui l’ultimo, l’Altare, è la somma del primo e del secondo; sono tre luoghi, ma uno soltanto è Colui che vi troverete. […] Portate i vostri cuori sul corporale santo che sorregge il Mio Corpo; tuffatevi in quel Calice divino che contiene il Mio Sangue. È lì che l’Amore stringerà il Creatore, il Redentore, la vostra Vittima ai vostri spiriti; è lì che celebrerete la gloria Mia nell’umiliazione infinita di Me stesso. Venite all’Altare, guardate Me, pensate intensamente a Me […]» (cfr. pp. 70-74).

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