Come ti rovino la serata! (di Stefania Nigro)

Si sa! Io esco molto, molto poco. E quando esco, lo ammetto, carico l’uscita di aspettative che, fortunatamente, vengono sempre soddisfatte. Per questo motivo cerco di evitare posti e luoghi “improvvisati”. E’ difficile che parta alla volta del “vediamo che troviamo a fortuna”. Preferisco organizzare, fare un piano delle attività e cercare di controllare eventuali problematiche. In poche parole se esco voglio rilassarmi, divertirmi, stare tranquilla. Non fraintendetemi, anche una semplice passeggiata mi sta bene, mi accontento di poco in fondo. Ma se ho deciso che voglio passeggiare al mare per godere del profumo della brezza marina, della sofficità della sabbia e del calore del sole contrastato dall’umidità del bagnasciuga, non mi potete dire che sia la stessa cosa che passeggiare su un sentiero di terra battuta in campagna dove, a pochi metri, giace una discarica.

Dopo questa precisazione veniamo a noi:

14 agosto, si decide di andare a mangiare fuori. Benissimo, accetto con slancio. E dove si va? Andiamo da (BEEEEEP)? Ma sì, è vicino e la pizza è sempre stata buona. Locale pieno. Bene mi fa piacere, mi guardo intorno, moltissimi turisti, qualcuno di San Michele. Tavolo prenotato per le 21.00; noi siamo arrivati alle 21.08. Dopo un’accoglienza nella media e il giusto tempo di decisione, arriva la ragazza che prende le ordinazioni. Con un’aria scocciatissima raccoglie le comande. Arriva il mio turno e scelgo il filetto di vitello ai funghi porcini. Chiedo se i funghi siano secchi e lei mi risponde di no! La guardo e chiedo: “ E scusa da dove li prendete i funghi in questa stagione?” Lei ci pensa un po’, come se non si fosse mai posta il problema, e risponde: ”Li tagliamo a cubetti durante la stagione e li congeliamo; poi si cucinano a richiesta”. Ah, ok, va bene dai, non è proprio il massimo ma va bene, una cortesia: lo so che si rovina il gusto della carne, che il taglio è pregiato e che non si dovrebbe ma ti chiedo la cortesia di far cuocere benissimo la carne, non devo vedere rosa, per favore. Lei risponde sempre più rotta di palle: ”ti devo però tagliare il pezzo della carne in due perché altrimenti non si cuoce all’interno”. Io: ”Benissimo, nessun problema, basta che me la porti cotta, grazie”.

Passato un quarto d’ora circa arrivano le pietanze. Ecco che arriva anche il mio piatto, lo aspetto con ansia. Eccolo qui il mio favoloso filetto di vitello ai funghi po…   porca miseria… e questo cos’è? Qualche minuto di incertezza per capire cosa mi avessero portato. Alla fine tutti abbiamo concordato che avevano sbagliato la comanda. La carne era sì di filetto di vitello ma era alla griglia (elettrica), e di funghi nemmeno l’ombra. Mi lamento con il personale timidamente mentre taglio la carne, e vedo fuoriuscire liquido rosso scuro. Va bene, non fa niente, capisco che in tanta confusione si possa sbagliare. Mi tengo la carne arrostita (che mi potevo fare pure a casa mia) ma ti prego di farla cuocere bene. Io così proprio non la mangio. Ti prego.

Il piatto torna in cucina e ritorna al tavolo dopo 3 minuti, forse anche meno. Altro momento di impasse. E che hanno fatto? Avevano sbattuto sopra le fettine di carne i cubetti di funghi porcini (che io non avevo più chiesto) e che avevano cotto a tempo di record? Senza contare che la carne non era stata rimessa sulla griglia. Al che ho esordito con la frase: ”Ma mi stanno prendendo per culo?” Adesso prendo un po’ di coraggio ma sempre educatamente chiedo che la carne venga cotta una volta per tutte. Il cameriere imbarazzatissimo mi fa… ”Poi diventa tosht”. E io: “Non ti preoccupare, falla cuocere come ho chiesto, sempre per favore eh?”. Il piatto scompare dietro le porte della cucina e dopo neanche un minuto ritorna col cuoco che con fare inquisitorio chiede di rendere conto di tale affronto. Educatamente, testimoni alla bisogna, ribadisco che non discuto la qualità (per altro ottima della carne ), ma che ho preventivamente detto di volere la pietanza cotta in un determinato modo, e se il cuoco “pluristellato” si sentiva stravolgere le interiora ad “assassinare” così un pezzo di carne, doveva uscire PRIMA di prepararlo il piatto, non DOPO, se “proprio, proprio”. Al che mi risponde dandomi del tu: “E’ evidente che tu non hai mai comprato né mangiato filetto di vitello: questo è nodino!”. E’ troppo. Decido di fare la maleducata anche io, con certa gente si deve parlare allo stesso livello per farsi comprendere. Rispondo: E’ nodino CRUDO, gli dico mostrandogli il pezzo più sanguinolento del piatto, che io ti pago a 14 EURAZZI. Mi hai sbagliato la comanda e il cibo cucinato così io non lo mangio. E’ troppo chiedere la cottura di un cibo visto che sono al ristorante e te lo sto pagando?

Niente, continuava a tenermi testa. Ho letto l’imbarazzo negli occhi della mia compagnia. Spezzo la conversazione. Sfodero il mio più bel sorriso di faccia di c…   e lo ringrazio facendogli capire che la conversazione era finita e che l’avevo mandato “bellamente” a visitare il famoso paese di Alberto Sordi. Naturalmente ho messo da un lato il piatto ormai diventato freddo e ho fatto uno sforzo sovraumano per non alzarmi e andarmene come un missile: per rispetto verso chi era con me e che stava ancora mangiando. Chiaramente il dolce e l’amaro ce lo siamo andati a prendere da un’altra parte, almeno abbiamo aggiustato un po’ la serata. Hanno avuto anche il coraggio di farsi pagare i 14 euro di ciò che non ho mangiato.  L’arrabbiatura mi è rimasta per un po’.

Ora però sono calma e serena e mi sembra giusto condividere alcune idee di fondo. Io vado a mangiare fuori perché? Certo, per tanti motivi: non devo cucinare io, non devo sporcare, mi servono in tutto e per tutto, non devo lavare i piatti e la cucina… e basta? No, certo: mangio cose che a casa mia non riesco a fare, cose buone. Quando vado al ristorante mi aspetto, da cliente, di essere coccolata ed accontentata, mi aspetto di non dover tornare a casa a digiuno pagando per giunta solo l’aria che ho respirato. La Gola è uno dei vizi capitali ragazzi, se devo pure mangiare una cosa che io reputo vomitevole (e sottolineo io) la cosa più ovvia è che in quel locale non ci metta più piede. Se poi devo anche sopportare le offese di un cuoco maleducato, la cosa più ovvia è che faccia una cattiva pubblicità al ristorante ogni volta che ne avrò l’occasione. Inoltre ho fatto un giretto su internet; vi consiglio questa piacevole lettura; http://cucina.temi.kataweb.it/2007/11/08/una-carta-dei-diritti-al-ristorante/. Tutti i punti sono interessanti ma il 16° lo trovo adatto all’argomento.

Del resto, al ristorante non si mangia soltanto, si trascorrono un paio d’ore della propria preziosa vita. E concludo, a mia volta, lasciando a voi la conclusione: se non sai fare il tuo lavoro….

Stefania Nigro

 

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