WELL E RAJU (di Edmondo Bellanova)
Più che di una tavola rotonda ieri sera a San Michele si è trattato di un “tavolino quadrato”!
Degli ospiti-conferenzieri si è presentato solo il buon dott. Felice Suma; il prof. Franco Nigro aveva già preannunciato la sua assenza; mentre del dott. Silvio Schito si sono perse le tracce.
Sembra che il Presidente Emiliano, sorpreso da quello che è successo ad Oria l’altro giorno, abbia “consigliato” ai suoi funzionari regionali di esimersi dall’assume pubbliche posizioni sull’argomento della xylella fastidiosa (well e raju ?).
Assente anche il pubblico, se si escludono i soliti 4/5 “afizionados” e 3 forestieri (che non so come abbiano fatto ad esserne informati).
Cominciamo in 4 ed alla fine conto una decina di partecipanti.
Assenti gli amministratori pubblici (maggioranza ed opposizione) i sindacati, i patronati, le associazioni, i partiti; insomma sembra che questo comune dimostri il massimo disinteresse per questo problema.
Pierangelo Argentieri ed il Sindaco Piero Epifani hanno cercato di interloquire con l’unico relatore,
ma i loro sacrosanti dubbi sono rimasti inevasi anche per la mancanza di una controrelazione/altra informazione; per l’assenza di “altra voce” che mettesse in discussione le “certezze scientifiche” alla base delle considerazioni espresse dal dott. Suma (da questo la forma geometrica assunta dal tavolo!).
Suma ha sostanzialmente confermato la posizione dell’Europa, del Ministero, della Regione e del Commissario Silletti secondo i quali la strategia di controllo e contenimento del fenomeno deve basarsi su tre cardini fondamentali:
- buona conduzione dei terreni;
- trattamento fito/sanitario con insetticidi ed erbicidi (non ho sbagliato ad usare quest’ultimo termine basta andare a leggersi l’art. 5 comma 3 lettera iv del Decreto Ministero Agricoltura del 19.06.2015);
- eradicazione delle piante affette da xylella e di tutte le altre piante ospiti, a prescindere dal
loro stato di salute, nel raggio di 100 metri dalla pianta eradicata.
Strategia chiaramente provvisoria (dicono) nell’attesa dello sviluppo scientifico di nuovi mezzi di contrasto del batterio e/o, come ho già confessato, in attesa dell’intervento dello Spirito Santo!
Il dibattito è stato poco interessante ed anche io ho solo messo in evidenza l’ambiguità della classe politica, regionale in particolare, che scarica le proprie responsabilità al solito “santo-tecnico” di turno e la contraddizione palese tra lo sradicare un olivo qui ed un altro li; 7 piante a maggio, 46 a luglio, e l’applicazione integrale di leggi, direttive, decreti, ordinanze che ne prevedono la totale eradicazione nel raggio di 100 metri.
Alle nove, i pochi rimasti siamo tornati in piazza e nella sala conferenze, tornata al buio, al caldo, ed al silenzio, è rimasto fermo, inascoltato, integro il dubbio del Sindaco : “…ma siamo sicuri che si tratti di xylella e che l’unico mezzo di contrasto sia la eradicazione?”.
sanmichelesalentino10luglio2015edmondobellanova
io cero alla riunione ogni intervento e stato solo a scopo personale io invece dico il mio pensiero la communita europea obblica le nazione a fare le cose che decide la commisione se no fa pagare io penso che quel animale no e italiano allora nel futuro no dobbiamo insiere nel terrirorio italiano piante che posso creare danni al nostro territorio che no sono adeguati al no sistema ambientale concludo queste situazione le ritengo un attaccco ambientale per distrugge delle regione dove olio e quasi meglio della nazione italiana
Per la cronaca, c’è stato l’intervento di Stefano Prete; secondo il quale i tecnici (parole testuali) “non hanno capito un cazzo”, mentre lui ha la soluzione certa del problema, ma non la può brevettare.
Ho interloquito direttamente con il dott Boscia dell’IVV del CNR. In Puglia è l’esperto di riferimento. Lui non ha dubbi che trattasi di Xylella.
Personalmente ritengo che è verosimile che trattasi di Xylella perché dove viene rilevata di norma fa danni quindi non mi spiegherei per quale ragione si dovrebbe trovare nei nostri ulivi senza fare danni e intanto noi cerchiamo altre spiegazioni.
La Puglia che ci piaccia o no è una regione molto sensibile a tale tipo di problemi per il semplice motivo che siamo di fatto una megacoltura estensiva di ulivi che ha sostituito quello che c’era prima:foresta.
A questo bisogna aggiungere che la temperatura media è in continuo aumento, da diversi anni piove anche in estate e l’inverno non fa il giusto freddo. Non a caso il problema è partito da Lecce che già di suo è più calda e umida di Brindisi.
Tutto ciò i ricercatori lo sapevano bene ma la politica ha fatto orecchio del mercante. Chissà quanti di noi hanno o hanno visto a San Michele delle graziose piantine esotiche o carnivore ecc.
In un paese normale e a maggior ragione in Puglia, vista la sua sensibilità, non si dovrebbe permettere l’importazione incontrollata di piante esotiche. In Australia prima di entrare ti fanno lavare pure le scarpe!