Difesa dei consumatori: Il Gioco d’azzardo (di Michele Salonna)

Dott. Michele Salonna

Nei precedenti articoli ci siamo occupati di reati, adesso invece, riporterò un lavoro effettuato dal Ministero dello Sviluppo Economico, insieme ad alcune associazioni consumatori,  pubblicato sul  loro sito, riguardo un fenomeno ancora sottovalutato ma presente nella nostra realtà, cioè il gioco d’azzardo.

Un fenomeno preoccupante, basti pensare che in Italia, la cui popolazione è “stimata” in circa 60 milioni di persone, di cui il 54% sarebbe costituito da giocatori d’azzardo. La stima dei giocatori d’azzardo problematici varia dall’1,3% al 3,8% della popolazione generale, mentre la stima dei giocatori d’azzardo patologici varia dallo 0,5% al 2,2% (Ministero della Salute, 2012).

Secondo uno studio condotto nel 2013 dall’Associazione Onlus “Centro sociale Papa Giovanni XXIII” e da Conagga, coordinamento nazionale gruppo   d’azzardo, l’Italia si trova al quarto posto nel mondo per quanto concerne la spesa per il gioco d’azzardo: nel 2013 in Italia sono stati giocati 84,7 miliardi di euro (fonte: il Libro blu dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli) e di questi circa 67 sono rientrati ai giocatori sotto forma di vincita. La cifra persa nel gioco d’azzardo si attesta a 17 miliardi di euro.

Secondo questo studio, in Italia, mediamente ogni cittadino perde 400 dollari all’anno nel gioco d’azzardo. Se tali cifre vengono rapportate al numero di abitanti, fanno salire l’Italia al secondo posto al mondo in quanto a perdite legate al gioco d’azzardo. Il primo posto se lo aggiudica l’Australia, con 795 dollari all’anno pro-capite.

Secondo il Libro Blu dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli circa la metà degli 84,7 miliardi giocati dagli italiani è stata spesa tra slot machine e videolottery. Al secondo posto troviamo la spesa per i giochi online (12,4 miliardi) e al terzo quella per le lotterie istantanee (9,6 miliardi).

Continuando nella lettura del testo; quando parliamo di gioco d’azzardo parliamo di una fenomeno molto antico, infatti, testimonianze attestano che già nell’antica civiltà egiziana (intorno al 3000 a. C.) si praticava il “gioco dei dadi”, dal cui strumento di gioco deriva il termine “azzardo” (dall’arabo “az-zahr”, che significa, appunto, “dadi”.

I giochi d’azzardo rientrano nella categoria dei giochi di alea (dal lat. “gioco di dadi, gioco d’azzardo”), in cui l’esito è determinato dal caso.

I criteri fondamentali che caratterizzano il gioco d’azzardo sono tre:

- si scommette denaro o un oggetto di valore;

- la posta, una volta puntata, non può essere ritirata;

- l’esito del gioco dipende maggiormente o interamente dal caso e solo in minima parte, o per niente, dall’abilità del giocatore.

Partendo dall’ultimo criterio, risulta chiaro che la convinzione di controllare il gioco tramite l’abilità o l’astuzia è illusoria, in quanto i giochi d’azzardo differiscono dai giochi di abilità, in cui l’allenamento porta a migliorare la performance.

E’ opportuno sapere che nel gioco d’azzardo:

• tutti gli eventi hanno medesime possibilità di “uscire”;

• è impossibile prevedere o controllare l’esito degli eventi;

• l’abilità non conta e non è possibile migliorare la propria performance con l’esperienza.

In Italia la dimensione del fenomeno non è stimabile integralmente in quanto, ad oggi, non esistono studi accreditati, esaurienti e validamente rappresentativi in merito.

Da sottolineare le conseguenze sulla salute e sugli effetti economici di queste attività. Nel giocatore patologico possono insorgere stress psicofisico, insonnia, ansia, depressione e altri disturbi psicologici e psichiatrici, confusione, sensi di colpa, rabbia, gastriti, ulcere, dolori muscolari, problemi cardiaci, dolori alla testa. Inoltre, tale patologia può portare ad avere problemi nei rapporti interpersonali, conflitti famigliari e perdita di credibilità personale.

Spesso il problema viene ulteriormente aggravato dal contemporaneo uso di alcol, di psicofarmaci o di droghe.

Per quanto concerne gli aspetti economici, vengono contratti debiti considerevoli, aumenta la frequenza di indebitamento legale (ad esempio ricorrendo a più finanziarie) e, in alcuni casi, ci si rivolge ad usurai. Nel peggiore dei casi, l’insostenibilità della situazione può portare a innescare intenti suicidi nel soggetto indebitato.

Michele Salonna

I Commenti sono chiusi

Hockey su prato a San Michele S.no

Laureati con 110 (e lode)

Facebook
Utenti in linea