Xylella e convegni (di Edmondo Bellanova)
Scrivo per rendere omaggio al senso di responsabilità con il quale Felice Suma e Pasquale Venerito hanno trattato, ieri sera, nella Pinacoteca-Biblioteca di San Michele Salentino, il tema del “disseccamento rapido degli ulivi”.
Il convegno, organizzato da Pietrangelo Argentieri, con il patrocinio dell’amministrazione Comunale, era, ed è, attualissimo ed importantissimo per le sorti del nostro territorio, per l’agricoltura, il turismo, lo sviluppo e la nostra prospettiva di vita in genere. Si tiene con un po’ di ritardo in un comune dove forse sarebbe necessario costituire un’osservatorio-ufficio per seguire con attenzione gli sviluppi dell’attacco della xylella.
Oggi si discute di come riuscire a controllare questo maledetto batterio e nel dibattito si accavallano gli interventi di scienziati, vescovi, politici, amministratori, tecnici, tuttologi, giornalisti, poeti, ecologisti, magistrati e commercianti.
Molto onestamente i nostri ”relatori scientifici” hanno condiviso la strategia proposta dai vari enti istituzionali che prevede: sradicamento delle piante (non solo ulivi), di cui si ha certezza della presenza del batterio; lotta al suo vettore (la sputacchina) con trattamenti chimici e la contemporanea sollecitazione a riprendere le sane tecniche agrarie tradizionali.
Quindi si porrebbe concludere che dal nostro convegno sia scaturita la certezza della diagnosi e della terapia, ma…
Ma non sembra così ed è bastato l’intervento della prof.ssa Alessandra Forti (Terra Libera dai Veleni), di Mimino Ligorio e di Rosaria Gasparro per rimettere tutto in discussione.
Si paventa che il problema dei nostri ulivi sia parte di una malefica strategia commerciale delle multinazionali dell’industria chimica e turistica che hanno tutto l’interesse a creare ed amplificare il problema per trarne vantaggi economici. Non ci sarebbe riscontro scientifico tra la situazione “pubblicizzata” dai mass media e la realtà e comunque sarebbe scellerato tentare di risolvere il problema con l’uso indiscriminato di pesticidi di cui è accertata la tossicità per uomini, fauna e flora; mentre la priorità è quella di salvaguardare il patrimonio dei nostri ulivi millenari.
La prof.ssa Forti, invita tutti a lasciare in disuso il microscopio (la scienza?) e affidarci al buonsenso facendoci guidare dalla natura stessa senza alterarne chimicamente i suoi cicli, con l’unico obiettivo di salvaguardare la salute nostra e dei nostri figli.
Allora torna tutto in discussione e nel mezzo di questa bella diatriba eco-filosofica-culturale resta il povero olivicoltore che da anni sente la necessità ed il bisogno di proteggere questa sua importantissima fonte di reddito. Ora deve decidere e pagare solo lui perché la Comunità europea, lo Stato italiano, la Regione Puglia, il Comune, le associazioni non si caricano il costo delle eradicazioni e dei trattamenti consigliati e di fatto obbligatori (e gli agricoltori sono già in mora perché l’ordinanza regionale del 23.03.2015 ordina l’aratura dei terreni entro il 04.04.2015, a prescindere dalla condizioni climatiche che potrebbero, come di fatto hanno, impedirne i lavori). Sembra ci sia l’intenzione di proclamare lo stato d’emergenza, ma in altre occasioni (grandinate, attacchi di storni, alluvioni, gelate, inquinamenti industriali, terremoti) i cittadini sono rimasti desolatamente soli ed anche questa volta…!
Dicevo prima di condividere l’opinione di Suma e Venerito e vorrei esplicitare la mia posizione.
Un discorso è l’utilizzo, quasi indiscriminato, che si fa oggi dei pesticidi in agricoltura con l’uso di dosi eccessive e il non rispetto dei periodi di “carenza” (e qui torna indispensabile l’azione degli ambientalisti che non si stancano di educare tutti noi al rispetto della natura e alla tutela della nostra stessa salute) e non sembra complicato distinguere la bontà di un prodotto ecologico rispetto ad un frutto della manipolazione chimica; altra cosa è accettare una terapia straordinaria ed eccezionale che possa tentare di risolvere il nostro problema.
Usando delle parabole: l’amputazione di un arto in cancrena è drastica e menomante, ma ciò può servire a salvare la vita; la chemioterapia certamente produce importanti danni all’organismo, ma sembra l’unico modo per combattere un tumore.
Voglio dire: è certo che il pesticida usato in modo massiccio ed indiscriminato produce danni al territorio, alla nostra salute e magari per anni non vedremo più svolazzare le api da un fiore all’altro, ma qui bisogna contrastare una situazione drammatica dalle conseguenze inimmaginabili.
Se veramente si vuole tutelare il territorio e gli interessi degli abitanti, bisogna agire ora, subito e drasticamente.
Poi verrà il tempo per giudicare tutti coloro che hanno competenza in questa materia facendo assumere loro le responsabilità per non aver rilevato e diagnosticato in tempo il problema, per aver preso decisioni errate, per aver tardivamente contrastato il fenomeno.
Dal dibattito è emersa la necessità del coinvolgimento di tutta la società civile nell’affrontare il problema, ma scommetto che ancora una volta gli agricoltori resteranno soli e forse converrà loro accodarsi alle processioni che organizzano i vescovi salentini per intercedere l’intervento del Padreterno.
sanmichelesalentino10aprile2015edmondobellanova
condivido tutto… l’importante è che prima di usare qualsiasi mezzo (chimico in questo caso) dobbiamo essere certi che nn abbiamo davvero nessuna alternativa.
che Dio ci assisca anche questa volta e che non perdoni tutti gli uomini colpevoli .
Sono d’accordo con la Prof.ssa Forti, credo che bisogna abbandonare la scienza moderna fatta di microscopi e veleni, per ritornare ad una cono”SCIENZA” antica tramandata dai nostri nonni.Voglio far presente che dottorandi e dottori di ricerca in Italia (dove fondi per la ricerca non ce ne sono) purtroppo sono economicamente mantenuti dalle industrie farmaceutiche ,Bayern in primis, e la loro attività è controllata e veicolata nello sperimentare sostanze di nuova sintesi….
Coloro che vedono al microscopio il batterio , sono coloro che hanno un co.co.co pagato dai produttori di erbicidi…..vi invito a riflettere…
Il cancro della terra siamo noi…. Dobbiamo essere drastici si ma contro noi stessi ..
con tutto l’abuso di antibiotici che facciamo faremo la stessa fine dei nostri amati olivi… Solo che noi meritiamo di sparire …mentre loro no….
Ti sembra che il Padreterno non possa risolvere il problema?
E se spazzasse via con un soffio tutti i mascalzoni che per soldi ammazzerebbero e ammazzano anche la madre che li ha partoriti?
I nostri ulivi sarebbero subito salvi…
Sarà un sogno, mi direte visionario, pensatela come volete,
gli ulivi sono avvelenati.
Dopo anni e anni di intensi e incontrollati pompaggi di pesticidi, ecco la causa dell’agonia dei nostri ulivi.
Gli esperti dovrebbero elencare gli elementi chimici dei pesticidi e trovare al più presto
l’antidoto per porre fine alla tragedia dei nostri compagni abitanti del Salento
Solo una domanda semplice semplice: l’organizzatore del Convegno è Pietrangelo (come riportato da Voi) o Pierangelo Argentieri?
Grazie
Pierangelo Argentieri, all’anagrafe Pietrangelo.
In california dicono che sia la cicala a trasmettere la malattia. ma da noi sapete bene quante cicale abbiamo e da secoli non ci preoccupano se non il loro tormentoso o allegro stridio, secondo i punti di vista. Un tempo la gente viveva nelle campagne ed aveva un contatto visivo con la natura. Da decenni tutto questo non esiste, il rapporto é cambiato. Le esigenze del commercio a mio avviso hanno imposto cure sbrigative, che non sta a me giudicare, ma é possibile che abbiano scombussolato la biodiversità della regione. Sarei propenso a tornare ai metodi nostrani, dopotutto siamo nel decennio 2011-2020 della biodiversità decretato dall’ONU. Quindi dico ai cittadini di Oria di opporsi allo sradicamento, e di riprendere le sane abitudini dei nostri antenati.