Comunicato su A2A
Riceviamo da Cristiano D’Errico e pubblichiamo di seguito la nota di “PER LA SINISTRA” sulla Centrale di Brindisi Nord:
La questione della Centrale di Brindisi Nord è un problema che viene da lontano. Da quando si è presa coscienza che era ed è una centrale ormai obsoleta tecnologicamente e devastante da un punto di vista ambientale. Un “cancro” nel cuore della città, pensata più di quarant’anni fa secondo modelli di sviluppo arcaici e insensibili alle questioni ambientali.
Già prima del 2000 si discuteva, anche animatamene, della necessità di ambientalizzarla.
Oggi, che l’energia prodotta da fonti rinnovabili ha la preferenza e precedenza rispetto a quella da fonti fossili, tanto da costringere l’ENEL a ridimensionare la produzione di “Brindisi Sud”, la nuova proprietà della vecchia centrale, la A2A, vorrebbe, con un piano industriale giudicato lacunoso anche dai sindacati, convertire l’impianto per bruciare carbone e derivati dei rifiuti.
Questo a poche centinaia di metri dalla città.
Ogni livello di responsabilità, politica ed amministrativa, durante questi lunghi anni si è omologata ad un modello di sviluppo teso al raggiungimento della piena occupazione unicamente attraverso lo sviluppo dell’industria, trascurando l’aspetto vocazionale del territorio, senza porsi alcun problema dei danni ambientali e sanitari che un siffatto modello di sviluppo avrebbe provocato nel tempo.
E si continua ad ignorare l’appello accorato dell’Ordine dei Medici, di quei Dottori che in prima linea hanno il polso della drammatica situazione sanitaria di Brindisi e che hanno sottolineato la necessità di una drastica riduzione delle emissioni nocive e chiedono che, per ragioni sanitarie, si impediscano ulteriori insediamenti che emettono sostanze tossiche.
Un’emergenza sanitaria ed ambientale che si accompagna ad un’emergenza sociale.
Sono quasi ventimila i disoccupati a Brindisi, una città incapace di ripensare il proprio modello di sviluppo, che vede il Porto, ormai servitù industriale, in eterna crisi; mentre Turismo ed Agricoltura, due vocazioni del territorio, non decollano.
In questo quadro i grandi interessi economici cercano di aprire una nuova stagione di industrializzazione altamente impattante: dopo la stagione della Chimica e dell’Energia con il carbone, si vorrebbe programmare la stagione dei Rifiuti.
Nel progetto di massima presentato dalla A2A si prevede di bruciare prevede sin da subito 75.000 tonnellate di Ecoergite prodotta da oltre centomila tonnellate di rifiuti in co-combustione con oltre 600.000 tonnellate di carbone. Un impianto in grado di chiudere il ciclo dei rifiuti della Puglia e candidarsi per la sua capacità a gestire tutte le prossime emergenze rifiuti che vi saranno nel Meridione.
E’ giunto, invece, il tempo di avviare i lavori di smantellamento e bonifica degli impianti della Brindisi Nord per consentire che quel sito sia dedicato allo sviluppo delle attività portuali, che devono necessariamente divenire volano di uno sviluppo nuovo e sostenibile.
E’ indispensabile chiedere subito (siamo già in notevole ritardo) l’immediato coinvolgimento di Governo e Regione per trovare tutte le possibili soluzioni, dai prepensionamenti all’impiego nei lavori di smantellamento e bonifica al passaggio presso la centrale Enel Federico II, per salvaguardare i lavoratori della Centrale di Brindisi Nord che non possono pagare il conto di queste scelte scellerate.
In questo quadro così compromesso in cui crisi economica e disagio sociale, crisi ambientale e disoccupazione viaggiano sullo stesso binario, è importante scegliere di scommettere sul futuro, sulla conoscenza, sulla ricerca, sull’innovazione connesse ai temi ambientali, sulla green economy; una sfida trasversale che coinvolge le imprese di molti settori, dalla tecnologia al risparmio energetico, alle fonti rinnovabili, dal settore dell’edilizia a quello dei trasporti, dal turismo all’agricoltura, dal riciclo dei rifiuti all’industria aeronautica.
Un filo verde che non attraversa i settori tipicamente e tradizionalmente ambientali ma che porta innovazione anche in quei settori maturi della nostra economia rendendo possibile una riconversione in chiave ecosostenibile.
Lo sviluppo dell’economia verde può e deve avere nel territorio brindisino una declinazione che sappia guardare al passato nel senso della nostra peculiare identità territoriale.
Esistono già esperienze di successo che dimostrano che è possibile far convivere la modernizzazione ecologica dei processi produttivi e del sistema produttivo con le vocazioni territoriali ed i punti di forza del nostro territorio.
Ed in questo scenario di desertificazione produttiva e lavorativa, da una parte si mette sul piatto della bilancia il problema occupazionale risultato di un modello di sviluppo, fondato sui grandi impianti di produzione di energia e della chimica di base e che si vuole perpretare incondizionatamente; dall’altra si contrappone il diritto alla salute di una popolazione che come dimostrano diversi studi ha già ampiamente pagato ed ancora continua a pagare il suo triste contributo.
Purtroppo invece di cercare una soluzione che riesca a trovare una sintesi tra diritto alla salute e diritto al lavoro si ergono muri di sterili contrapposizioni, che poco hanno a che fare con il bene comune e che invece attengono all’incapacità di trovare soluzioni o peggio ancora alla volontà di trascinare lo status quo sino a quando uno dei contendenti non ceda per KO.
Ed a testimonianza di questa sterile contrapposizione si inseriscono attori politici locali che anziché prodigarsi, in funzione del proprio ruolo politico nazionale, si insinuano nel confronto al solo scopo di destabilizzare e delegittimare chi si sforza di dare risposte e soluzioni a due problemi, salute e lavoro, ormai incancreniti, e per legittimare la propria campagna elettorale sulla testa di chi si impegna quotidianamente per cercare di rispondere alle legittime istanze di chi cerca di tutelare l’occupazione e di chi è sensibile alla questione ambientale.
La direzione verso cui cercare le soluzioni c’è; manca la volontà e l’onestà intellettuale di perseguirla con determinazione.
Tecnologia, nuovi modelli di sviluppo, vocazioni, settori produttivi in crescita ci sono; è necessario articolarli in un nuovo modello di crescita sostenibile.
PER LA SINISTRA
La nota conclude dicendo che manca la volontà e l’onestà intellettuale di perseguire soluzioni alternative, io direi invece che c’è di peggio.
C’è il calcolo e la convenienza a sfruttare cinicamente l’industria e l’affare dell’inquinamento: a Brindisi nell’ultimo decennio si fanno affari d’oro nel campo della diagnostica privata dell’industria della salute legata alle malattie respiratorie endocrinologiche e oncologiche. Senza contare che c’è una maggioranza politica, che, incurante di sedere insieme alle proprie famiglie con il culo sulla stessa bomba che minaccia gli altri comuni mortali, da questo manipolo di schiavi dello stipendio assicurato trae sostegno per conservare il proprio sporco potere!
Come l’industria delle armi, così questa dell’inquinamento, “Finché c’è guerra c’è speranza!”