Prospettive di sviluppo e occupazionali nella realtà locale di San Michele Salentino (di Cosimo Gatti)

Economia – lavoro – Impresa – giovani – anziani – emigrazione e crisi attuale (recessione) – Prospettive di sviluppo e occupazionali nella realtà locale di San Michele Salentino.

- Analisi, Sintesi e dati oggettivi: Cosa c’è? Cosa manca? Cosa si potrebbe fare;
- Prospettive occupazionali. Costi, investimenti, risparmi;
- bilancio entrate, uscite.

  • 1-Analisi sintetica (approssimata) delle attività presenti:
  • Agricoltura - ora prevalentemente olivicoltura- e marginalmente fichi-coltura, con prezzi commerciali del prodotto (deperibile) largamente inadeguati al produttore.

-Settori persi: seminativi, mandorle, uva . Settori poco curati da sviluppare: ortaggi e frutta.

-Dimensione imprese: microimprese famigliari condotte prevalentemente  da adulti e da anziani su appezzamenti di dimensioni piccolissime (eredità storica) che fino agli anni 60 permettevano la sopravvivenza. Aziende che pertanto non risultano competitive. Prospettive occupazionali in calo e di sviluppo possibili se riorganizzate. Attività lavorativa stagionale nell’arco dell’anno: alcune centinaia addetti per la raccolta  e la lavorazione delle olive (nov.- feb.) e la potatura delle piante (gen.-mag ) prevalentemente da adulti e molti anziani,vpochi giovani; Presenza  di  lavoratori  stranieri Fornitura di manodopera stagionale per aziende, prevalentemente nella zona metapontina,  numericamente in diminuzione.

-Difficoltà di commercializzazione del prodotto, raccolto in quantità elevate e di ottima qualità, verso il consumatore. E’ del tutto evidente che la monocoltura olivicola risulta facilmente soggiogabile  dal mercato.

  • Artigianato: presenza di  micro-imprese (2-3 addetti) di falegnami, lavorazione marmi, ditte di costruzioni edili e manodopera qualificata (pavimentatori, intonacisti , imbianchini), una volta trainante. L’attuale crisi ha praticamente  bloccato l’edilizia e tutto il comparto indotto relativo. Pochissime costruzioni, poche  riparazioni/manutenzioni di manufatti. In attività alcuni fabbri, autoriparatori, autocarrozzieri, elettricisti, paretari , barbieri , parrucchieri, estetiste.

Occupazione: molti adulti, pochi giovani.

Prospettive occupazionali e di sviluppo positive possibili .

  • Piccola industria: produzione  di infissi e prodotti metallici. Costruzione  di attrezzi agricoli ; alcuni frantoi automatizzati a ciclo continuo per la lavorazione delle olive a con attività stagionale.

Prospettive occupazionali positive possibili.

Dà occupazione a poche decine di unità. Presenza di manodopera prevalentemente straniera; qualche adulto ; pochi giovani.

  • Servizi erogati da imprese private : una media impresa di manutenzione nel settore riscaldamento e climatizzazione operante sul territorio provinciale e limitrofe, alcuni studi dentistici ,due autoscuole, due sportelli bancari,un ufficio postale ;alcuni asili di prima infanzia. una casa famiglia per minori; una struttura psichiatrica riabilitativa; alcuni uffici di sindacato.

Occupazione con presenza significativa di giovani .  Mancano alcuni servizi sociali che potrebbero impiegare manodopera qualificata con buone prospettive di sviluppo  in settori non coperti.

  • Servizi erogati da aziende pubbliche: scuole dell’infanzia, primaria, secondaria inferiore; medici di base; ufficio sanitario,uffici amministrativi comunali. Dà occupazione :meno di due centinaia di unità con presenza prevalente di adulti. Pochi giovani.
  • Turismo :alcune agenzie immobiliari e alcuni  B&B con attività stagionale.

Dà occupazione di alcune decine di unità principalmente adulti. Pochi giovani. Con ottime prospettive di sviluppo possibili.

  • Commercio:  presenza di numerosi autosaloni  di rivendita auto usate (settore una volta fiorente ed attualmente in crisi come gli altri ), bar, macellerie, pizzerie ,ferramenta ,minimarket, abbigliamento, elettrodomestici ed elettronica consumer, alcune tabaccherie, due farmacie, alcuni rivenditori di mobili.  Tutto il settore è in notevoli difficoltà per la presenza nel circondario di grossi centri commerciali ed  alcuni esercizi hanno chiuso l’attività negli ultimi anni.

Dà occupazione prevalentemente  ad adulti. Poche prospettive di sviluppo possibili. Pochi giovani.

  • Professioni: presenza di studi  di  geometri, architetti, ingegneri, avvocati, commercialisti .  Dà occupazione a poche decine di unità prevalentemente adulti. Settore saturo con prospettive di sviluppo in linea con l’andamento del comparto costruzioni. Pochi giovani.
  • La crisi nella nostra realtà.  Da circa 6 anni a livello nazionale, oltre che europeo, stiamo vivendo un periodo di recessione che chiamiamo crisi, localmente anche da molto prima.

Le cause : sono tante e complesse ,remote e recenti che si sono intrecciate in alcuni decenni. Se la causa  fosse una sola sarebbe stata individuata ed affrontarla ma data la complessità non esistono ricette magiche per uscirne. E’ più verosimile affermare che dopo gli anni delle vacche grasse ci troviamo negli anni delle vacche magre: ci piaccia o no  è finita un’epoca di sviluppo  e se ne è aperta un’altra di declino.

Tra le tante cause probabili ve n’e una che ritengo prevalente: la situazione demografica  si è sbilanciata, anzi capovolta e per il fenomeno causa-effetto ha generato praticamente la paralisi dei consumi.

In breve: lo sviluppo che abbiamo avuto dagli anni 60 agli anni 2000 è stato generato dal passaggio da una economia rurale di sopravvivenza ad un’economia industriale di produzione, costruzioni e consumi.  Le abitazioni erano piccole e non avevamo niente ,neanche gli elementari servizi igienici e nessuna comodità; inoltre le famiglie erano numerose con una popolazione prevalente di giovani in rapporto circa 70/ 30 verso gli anziani .Questo rapporto ha creato la “società dei consumi”.Nelle economie industriali la richiesta di consumi genera lavoro .Oggi il rapporto generazionale giovani/ anziani è circa 30/70 quindi praticamente capovolto. Oggi le case sono ampie e arredate ed abbiamo quasi tutte comodità: luce, gas,cqua, fogna,riscaldamento, climatizzazione, telefono, elettrodomestici, mobili,automobili, case ammobiliate ecc.

Cosa ci manca? ben poco. La popolazione risulta prevalentemente di persone anziane che non segue le mode ed ha poche esigenze,salvo i medicinali sempre più necessari ;pertanto diminuiscono i consumi e quindi il lavoro comincia a scarseggiare a causa della scarsità della domanda .Il meccanismo dello sviluppo descritto si è spostato da noi verso le aree arretrate del pianeta che cominciano ad uscire dalla civiltà rurale e marciano verso la società dei consumi.

  • La natalità è in lenta e costante diminuzione .Nascono pochi bambini (non solo perchè ci sono meno matrimoni). Per quantificare basta contare le classi della scuola Primaria (una volta Elementare) sempre in diminuzione e più vuote. Negli anni sessanta la natalità era almeno doppia dell’attuale. Per fare solo un esempio di quanto erano numerosi i bambini negli anni ’60  basta considerare che alle scuole Elementari per insufficienza di aule  si facevano due turni di lezioni  (8,30-12,30) e (12,30-16,30). Adesso ogni anno che passa si fa fatica a mantenerne il numero di classi anche con la presenza  consistente di stranieri che invece sono prolifici ed ogni famiglia extracomunitaria ha almeno tre  bambini. Non è superfluo sottolineare che la nostra comunità senza natalità non ha futuro perché è destinata ad estinguersi. Questa è già una realtà concreta,non una ipotesi fantasiosa!

Se il ragionamento è valido per la nostra comunità locale ,può essere proiettato e valere con buona approssimazione anche a livello nazionale.

Immigrazione.

  • Presenza di tanti stranieri residenti ;Troppi per la nostra piccola comunità. Si stimano almeno 600 unità! Cioè più del 10 % della popolazione .In buona sostanza la nostra povera economia sostiene tutti questi migranti, ma non è in grado di offrire lavoro ai nostri giovani!questa situazione è oggettivamente insostenibile!
  • Da dove provengono? Prevalentemente dall’ europea comunitaria. La comunità rumena è la più consistente con oltre tre centinaia di unità (compresi coniugi, figli e famigliari che continuano a ricongiungersi) con attività prevalente di assistenza agli anziani, e nella piccola industria, artigianato ed  agricoltura. Vi sono numerosi extracomunitari africani ed asiatici: marocchini, pakistani, cinesi, bulgari. Alcune decine di famiglie inglesi e del nord Italia che posseggono  abitazioni risultano presenti prevalentemente nel periodo estivo.

Emigrazione e giovani. Per la mancanza di lavoro  quasi tutti i nostri ragazzi sono costretti ad emigrare  e qui  restiamo solo anziani e vecchi. Il  pellegrinaggio  riguarda tutte le generazioni. Partono intere famiglie in numero simile agli esodi degli anni 50-60-70 verso le medesime destinazioni di allora. All’età massima di 20 anni quasi 3/4 dei nostri ragazzi si trasferisce altrove; chi va a studiare alle università; chi a lavorare comunque lontano, dove vi sono delle opportunità. Destinazioni: il nord Italia (poche occasioni) ed il nord Europa (più occasioni). E’ certo che partono i più capaci , bravi, preparati ed intraprendenti  dopo che li abbiamo istruiti con tanti costi e sacrifici . Come generazione adulta siamo comunque corresponsabile anche di questo triste fenomeno sociale perchè non siamo stati capaci di dargli delle opportunità concrete per restare qui! Chi parte difficilmente potrà ritornare  essendoci in loco poche condizioni ed occasioni di lavoro!
Tanti nostri concittadini adulti e giovani vanno via perché qui non trovano lavoro e contemporaneamente arrivano tanti stranieri che qui trovano lavoro e sistemazione. Questo fenomeno cosi singolare, è paradossale ed  ha aspetti davvero incredibili! Richiede una profonda riflessione!

Come e perché avviene? Proviamo a comprendere la situazione.

  • 1- Senza fare ipotesi fantasiose,molto semplicemente gli stranieri presenti fanno lavori e attività di manodopera poco qualificata (che noi non vogliamo più fare ?), accontentandosi di retribuzioni molto basse per noi (ma ottime per loro, se paragonati ai paesi di provenienza dove vivono come si viveva qui 50 anni fa!), con pochi diritti  e con orari  di lavoro eccessivi ;possono essere facilmente licenziati  da un giorno all’altro. In buona sostanza vengono sfruttati! Questo squilibrio al ribasso delle retribuzioni e dei diritti danneggia tutti i lavoratori con il risultato che il poco lavoro locale (spesso in nero) viene rubato ai nostri concittadini che per lavorare dovrebbero diventare “stranieri”. In sostanza gli stranieri vengono sfruttati dai “locali “ datori di lavoro eludendo le leggi (retributive,previdenziali e fiscali) ma nel contempo usufruiscono dei servizi (scuole, assistenza sanitaria, viabilità ecc.) i cui costi ricadono sulle spalle di tutti gli altri !

Questa situazione è per tutti noi penalizzante e inaccettabile!

  • In altri posti altri datori di lavoro sfruttano i nostri concittadini emigranti. Inoltre alcuni lavori  umili sono ritenuti erroneamente poco attraenti se non addirittura poco dignitosi (vedi assistenza agli anziani) ! Credo sia sempre valido il principio che: ogni lavoro onesto, ancorchè umile, è dignitoso e và congruamente retribuito!
  • Il Lavoro è comunque scarso e non c’è per tutti; in modo particolare per i giovani. Se ci fosse potrebbe  trattenerne un certo numero, prima che il nostro paese diventi completamente disabitato con conseguenze disastrose. Una  sola considerazione per tutte: avete visto quante abitazioni sono in vendita? Se tutti se ne vanno chi se le comprerà?

2- Che fare? I rimedi miracolosi non esistono.Tralasciando le teorie della decrescita sostenibile, chi ancora pensa che le occasioni di lavoro debbono arrivare da chissà dove e comunque dal di fuori della nostra realtà vive nel mondo delle favole! Togliamoci dalla testa le attese messianiche miracolose  e le pie illusioni e diamoci da fare contando sulle sole nostre forze. Il lavoro ,che dà dignità alle persone, lo può creare solo l’impresa, ed è quello che non sappiamo fare e che dobbiamo imparare a fare!

3- Facciamo prima un po’  di conti: alle università dovrebbero esserci almeno un centinaio di nostri ragazzi. Facendo un rapido calcolo si può affermare che il costo mensile cadauno  (comprensivo di vitto e alloggio, attrezzi didattici e tasse) si aggira a ca.  800-1000 Euro. Pari a ca 10.000 Euro /anno. In totale ca 1 milione di euro/anno che vanno via  dal territorio. Questa  considerevole  somma  la classifichiamo  uscita per investimento.

4.Anziani. Con poche nascite e partiti tanti giovani gli anziani risultano ormai numericamente, la maggioranza della popolazione. Il nostro è pertanto un paese di vecchi che in sostanza finanziano e sostengono direttamente tutte le attività economiche. Tanti  anziani non autosufficienti sono accuditi da badanti prevalentemente stranieri e di provenienza rumena. Questa situazione è tipicamente italiana perché  non si è provveduto ad attrezzare una assistenza pubblica adibita a tale funzione come esiste nei paesi del centro e nord Europa. Il costo cadauno  mensile del servizio fatto dalle badanti si calcola in almeno 800 Euro che fanno ca. 10000 E/anno . Considerando  almeno ca. 150-200 anziani, si arriva alla bella cifra di 1,5/2  milioni di Euro/anno! E non consideriamo vitto e alloggio che per le badanti è gratis .Temo inoltre ci siano poche regolarità fiscali e contributive. Tale cifra molto corposa  purtroppo non resta sul territorio ma va prevalentemente  via all’estero nei paesi di provenienza degli stranieri. Questa uscita la classifichiamo un costo.

In totale partono via ca  3-3,5 milioni di Euro!

Gran parte di tale somma consistente  potrebbe invece restare in loco e rimettere in moto l’economia locale ormai ferma.

  • Cosa Fare? Cosa manca? L’Impresa.

Non abbiamo mai  acquisito, una cultura ed una capacità di fare impresa. Osservando quanto avviene nel circondario siamo quelli meno attrezzati di spirito intraprendente. E’ un retaggio atavico, quasi un corredo genetico mancante a quasi tutti noi , esclusi alcuni singoli individui.

Quali le profonde e principali cause?

Credo sia sostanzialmente: l’individualismo (io basto a me stesso e non ho bisogno di altri) e la mancanza di fiducia negli altri che sono percepiti come inaffidabili e pronti a” fregarti”, non appena se ne presenta l’occasione. Siamo incapaci di fare ed operare in gruppo per organizzare un’impresa.

I pochi che l’hanno tentato si sono trovati costretti a procedere e rischiare da soli.

L’impresa come tale è una attività di rischio e richiede vaste conoscenze, competenze e capacità organizzative e operative, cioè il capitale umano qualificato  (che abbonda specie tra i giovani). Occorrono inoltre consistenti capitali finanziari (che probabilmente scarseggiano individualmente) per affrontare e restare sul mercato, sempre più competitivo. Può andare bene ,ma può andare male. Ben pochi sono pertanto disposti ad assumerne i rischi .

Come se ne esce da questa situazione? Certamente non aspettando fantasiosi ed improbabili eventi miracolosi, ma semplicemente tentando di diffondere la cultura d’impresa.

In che modo ? Occorre investire nella formazione del capitale umano! E’ necessario organizzare una scuola d’impresa cioè una scuola che insegni come si fà un’impresa. L’ impresa non si può improvvisare; in concreto è necessario promuovere l’imprenditorialità a rischio condiviso.

Per cominciare: occorre ospitare in un locale adeguato (ad es. la biblioteca comunale che diventerebbe un vero luogo di aggregazione), aperto a chiunque sia interessato (giovani ed adulti) un serio e concreto corso serale di durata almeno quadrimestrale con docenti qualificati i che illustrino dettagliatamente gli strumenti di conoscenza e tutti gli aspetti organizzativi, operativi , finanziari, normativi, di marketing, ecc. finalizzati a costituire e gestire un’Impresa .

Poichè le iniziative imprenditoriali richiedono corposi capitali, particolare attenzione va data alle varie tipologie di imprese a capitale di rischio condiviso di tipo cooperativo, fino alla formulazione dei progetti di fattibilità e start- up.

Andranno discussi, considerati e valutati i progetti più interessanti e fattibili; quelli che emergeranno  saranno finanziati con investimenti pluriennali sostenuti da chiunque ci crede. E’ necessario che l’iniziativa sia ripetuta per più cicli annuali.

Su cosa puntare? Considerato che siamo nel Salento, una terra che ha una posizione geo-climatica molto favorevole nel Mediterraneo, potremmo adeguatamente  valorizzare le risorse locali che sono principalmente quelle naturali del nostro territorio,se in tanti partecipiamo fattivamente.

E’ noto che uno dei motivi per cui persone del nord Europa vengono ad abitare qui da noi  è certamente la mitezza  del clima e la varietà paesaggistica, la buona gustosa, semplice e sana tavola. Sappiamo che alcune esperienze di imprese cooperative sono naufragate in breve tempo per le ragioni descritte. Rientrano nella fisiologia, ma occorre ripartire su nuove iniziative e progetti per realizzarne dei nuovi e possibilmente diversi e numerosi.

Vediamo cosa si potrebbe fare.

Settori da riorganizzare: Servizi. Agricoltura e ambiente. Turismo, ospitalità e gastronomia

  • Servizi sociali

Poiché il nostro è ormai un paese prevalentemente di vecchi e anziani è opportuno organizzare  una economia calibrata  su tale fascia di età.

Nel settore servizi sociali è operativa localmente una struttura riabilitativa psichiatrica.

Una iniziativa che manca e andrebbe sviluppata è l’assistenza agli anziani. Considerato il numero crescente di anziani bisognosi di essere accuditi e la grossa cifra suindicata che riviene dalle pensioni ed erogata prevalentemente alle badanti per tale servizio c’è da chiedersi: una attività imprenditoriale  di tipo cooperativo adeguatamente  organizzata  potrebbe svolgere il servizio di accudire gli anziani in modo professionale e qualificato?

Certamente si!

Solo a titolo esemplificativo penso che: non tutti gli anziani  non autosufficienti  hanno necessità di essere accuditi H 24, ma molti solo 2-4 ore al giorno e pochi anche di notte. Se cosi è una impresa di 10-12  unità di personale qualificato, e formato specificamente a questo servizio e per l’assistenza sanitaria e per la somministrazione di farmaci, potrebbe con turnazione sulle 24 ore, accudire  50-60 anziani a domicilio in modo ottimale. Fatti un pò di conti potrebbe  essere competitiva  con il costo  delle badanti perchè  offrirebbe un servizio più qualificato dando lavoro al personale locale giovane, e quindi alleggerire la disoccupazione di questa fascia sociale. E’ utile sottolineare che possono essere costitute più cooperative. Parallelamente è necessario realizzare una struttura pubblica o mista pubblica/privata che può ospitare anziani non autosufficienti e /o rimasti soli e senza parenti.

Tali attività richiedono intraprendenza e capitali adeguati reperibili con la partecipazione di tanti. Gli introiti resterebbero sul territorio tenendo in piedi anche tante altre attività! Sarebbe una entrata  consistente che potrebbe compensare in parte le notevoli uscite attuali nel medesimo settore.

  • Turismo, agriturismo e ospitalità. E’ noto che la Puglia negli ultimi 10 anni è stata visitata da circa 15 milioni di presenze turistiche  italiane e straniere anche a seguito di iniziative culturali, folkloristiche eno-gastronomiche  promosse da tanti enti territoriali del circondario.
  • Se ci organizziamo adeguatamente, una piccola parte di questi visitatori potremmo ospitarli nel nostro paese con indubbi vantaggi per tutti. Anche in questo settore è necessaria formazione, conoscenza e professionalità  e  competitività. Occorrono infrastrutture ricettive  di qualità ottimali. In concreto occorrono: qualificazione degli operatori e investimenti finanziari adeguati che dovremo trovare. Togliamoci subito dalla testa che il turista è un “pollo da spennare“, ma consideriamolo  invece un cliente da coccolare che, se soddisfatto, ritornerà insieme ad altri nuovi clienti. E’ necessario realizzare numerose strutture ricettive sul territorio: recuperare e restaurare al loro splendore, per ospitalità turistica, le nostre costruzioni rurali trulli e lamie da tutti considerate di interessante originalità architettonica e spiccata funzionalità. E’ fondamentale l’operazione  di marketing professionale. Devono essere adeguatamente pubblicizzate sui vari siti presentandosi accanto alle località più rinomate del circondario (vedi Ostuni ). Per una gestione ottimale, competitiva ed economica, le strutture ricettive devono essere collegate in rete organizzativa e operativa al fine di favorirne il massimo riempimento con l’obiettivo di poter essere  fruibili e aperte tutto l’anno.  E’ opportuno costituire  Agenzie turistiche che organizzano ed offrono pacchetti turistici ed eno- gastronomici, ad esempio settimanali, che comprendono  oltre al soggiorno: visite guidate a zone paesaggistiche e rurali, luoghi d’arte, di cultura, di culto (ci sono tante chiese con affreschi e decori di grande bellezza), storici, con escursioni al mare, in collina e con degustazione delle prelibatezze gastronomiche locali. Gli ospiti turisti devono sentirsi coccolati. Iniziative simili sono già attive in tante realtà Pugliesi e danno ottimi risultati.
  • Agricoltura. Questo settore deve essere oggetto di discussione approfondita per individuare e proporre nuovi modelli di gestione delle minuscole aziende agricole anche per conservare l’integrità della proprietà attuale trasferita dai nostri avi, poichè se non si intraprende e tenta qualche iniziativa sicuramente andrà a finire abbandonata o regalata ad estranei con il riformarsi del latifondo e ritorno al passato (vedi feudalesimo).

E’ nota la crisi profonda del settore primario alimentare che con i mercati aperti (vedi globalizzazione) non è competitivo nel rapporto costi-ricavi, sia perché il prodotto è facilmente deperibile, ma  anche  a causa della filiera lunga produttore – trasformazione – commercio (ingrosso + dettaglio ) – consumatore è penalizzante per il produttore. Anche  dalle importazioni  da paesi terzi che hanno costi di manodopera e lavorazione bassissimi; infatti l’alimento che dal produttore è acquistato ad esempio  al costo di 1, lo troviamo in vendita al consumatore a al costo  5-8. Niente di simile succede in altri settori merceologici  produttivi!

Inoltre, cosa assai strana, è l’unico settore in cui non è il produttore (elemento contrattualmente debole proprio a causa  della deperibilità degli alimenti) che ne stabilisce il prezzo di vendita  all’origine, ma  il compratore (elemento contrattualmente forte). Questo  grande squilibrio andrebbe diminuito con la realizzazione della filiera corta che può consentire un ricavo più equo all’agricoltore che ha faticato un intero anno per poter raccogliere i frutti del suo lavoro ma anche un grosso vantaggio per il consumatore.

Come raggiungere tale obiettivo? Ricordando che l’unione fa la forza occorre promuovere l’associazionismo cooperativo  tra produttori  in tutte le fasi: coltivazione, lavorazione, raccolta, trasformazione  e  soprattutto  commercializzazione dei prodotti della terra per diminuire i costi di produzione e quindi aumentare i ricavi, coinvolgendo le nuove generazioni. Non c’è niente di nuovo da inventare. Esistono innumerevoli esempi di aziende cooperative di migliaia di produttori agricoli in tante parti d’Italia che sono ben gestite e danno buoni risultati (nel Trentino le decine di cooperative di produttori di mele, formaggi grana, prosciutti; in Emilia R. i consorzi del formaggio Parmigiano; in Piemonte i consorzi degli spumanti ecc.). Esempi che vanno studiati e copiati adattandoli alle nostre produzioni caratteristiche.

Il  nostro principale frutto della terra è l’olivo raccolto in grande quantità. Occorre migliorarne la raccolta in direzione di qualità e freschezza e a costi di produzione  inferiori e competitivi per ricavare un olio di qualità eccellente. E, cosa ben più complessa, commercializzarlo  ad un prezzo equo e remunerativo per il produttore. E’ necessario: organizzare una struttura commerciale professionale (con esperti di marketing) che per conto dei produttori, curi la vendita dell’olio con un marchio che renda riconoscibile il nostro prodotto. Anche con tecniche di vendita e consegna a domicilio.

Nella realizzazione della filiera corta va perseguito e stabilito costantemente un rapporto di fiducia col consumatore offrendogli prodotti genuini e di qualità garantita che con un giusto ed equo rapporto qualità-prezzo, è conveniente ad entrambe le parti. Và  rimarcato  e pubblicizzato che prodotti simili  di importazione provenienti da taluni paesi esteri mediterranei non rispettano le severe norme vigenti in Italia ed in Europa sugli usi dei pesticidi e fitofarmaci e sono quindi un serio pericolo per la salute. Le coltivazioni devono pertanto essere condotte nel rispetto dell’ambiente e della terra che, giova ricordarcelo  ci sostiene tutti!

Tutto ciò è solo utopia? Forse no. Dobbiamo invece essere ottimisti e coinvolgere le nuove generazioni. Tanti nostri ragazzi hanno studiato marketing e tecniche di vendita e sono  professionalmente   qualificati per svolgere tali  attività di vendita. Ma ahinoi sono tutti emigrati non essendoci in loco possibilità e offerte di lavoro in questi settori. Qualcuno potrebbe trovare occupazione nella sua terra natia!

Teniamo presente gli enormi sacrifici fatti dai nostri avi per rendere coltivabili queste terre rocciose e aspre. Con la loro opera hanno consentito la sopravvivenza delle successive generazioni fino ai giorni nostri. Per averne una seppur vaga idea invito ad osservare con attenzione  l’ottima fattura delle migliaia di km lineari di muretti a secco di età secolare  presenti nel nostro territorio. Quelli  ben realizzati e non intenzionalmente distrutti delimitano tuttora strade e confini degli appezzamenti rurali. Osserviamo e ammiriamo anche l’eccezionale maestosità dei  cosiddetti “ sottapareti” nelle zone a terrazzo  che per essere realizzati hanno richiesto un durissimo lavoro da parte di parecchie generazioni che le hanno costruite con le sole nude mani. Non credo che oggi saremmo in grado di realizzarli anche se muniti di attrezzi moderni! Per non parlare delle decine di migliaia di alberi di ulivo di età secolare impiantati nel passato e che sono un patrimonio mondiale e si trovano soltanto nel nostro territorio. Dobbiamo essere riconoscenti nei loro confronti ed abbiamo il dovere di trasferire ai nostri discendenti tale patrimonio possibilmente in buono stato. Questa è la nostra grande e unica risorsa che se ne siamo capaci può diventare una ricchezza.

Per non parlare di aria fritta e passare ai fatti chi scrive è pronto a partecipare e contribuire concretamente a realizzare quanto esposto.  Ci sono altre persone  disponibili?  Contattatemi.

Investimenti infrastrutturali pubblici.

Grande attenzione va data nella cura di tutta la viabilità comunale e locale con costante manutenzione di tutte le strade cittadine e rurali. Le tasse locali vanno utilizzate  per realizzare  con un piano pluriennale mirato  la rete urbana di raccolta e reflusso delle acque meteoriche con la definizione delle pendenze stradali (realizzazione delle navette ai bordi dei marciapiedi) poiché ogni volta che cade qualche goccia in ogni strada si crea un pantano e l’acqua si infiltra sotto le abitazioni creando danni incalcolabili ai cittadini.

Artigianato e piccola industria.

Nella zona artigianale non sono presenti aziende. E’ necessario incentivarle a spostarsi ed investire in tale zona.

Risparmi possibili. Spese e investimenti pubblici .

In epoca di crisi e di austerità occorre essere molto parsimoniosi specie se si amministra la cosa pubblica.

Vi sono tante spese non strettamente necessarie e nemmeno utili che devono essere tagliate e meglio utilizzate. Solo qualche esempio , ma ce ne sarebbero altri:

  • Non credo che ci possiamo permettere di sostenere tre giorni di feste patronali a spese del cittadino con tutti gli annessi e connessi e/o ospitare cantanti che richiedono cachet astronomici e comunque sproporzionati alle modeste forze di un piccolo comune di 6000 anime a spese del contribuente già tartassato come non mai da nuove e pesanti  tasse dai nomi sempre più fantasiosi. Potrebbe essere sufficiente  un solo giorno di festa.
  • Nè  finanziare  costose e sovradimensionate “stagioni estive“ di spettacoli a sole spese dei cittadini contribuenti.
  • Né pagare  dispendiose  trasferte di tante persone per gemellaggi e promozioni del fico mandorlato.
  • Anche la struttura amministrativa, sovradimensionata per la nostra piccola comunità, potrebbe numericamente essere dimezzata, ecc.

I consistenti risparmi ottenuti andrebbero utilizzati per diminuire le tasse comunali e per investimenti in servizi  e lavori  di pubblica utilità.

E’ chiaro che le iniziative proposte non sono di facile realizzazione, ma sicuramente un concreto  tentativo deve essere fatto da chi ci crede, ma si deve tentare di realizzarle. Per scalfire il gigantesco problema sociale della disoccupazionee  potrebbero innescare un effetto volano per far ripartire l’economia locale nella giusta direzione dato che attualmente è ferma ed in un vicolo cieco.

1.4.14.

Cosimo Gatti.

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