Appello alla sensibilità culturale (di Chiara Nisi)

Resto perplessa dinnanzi alla lettura degli articoli informativi che nascono come preludio ad un grande programma culturale previsto per la comunità sammichelana. Mi capita sovente di seguire da lontano quel che accade nell’entourage del paese: leggevo l’articolo illustrativo del contenuto de ‘Il comune informa’, n.13 Gennaio/Febbraio 2014. Ammodernamento burocratico del comune,  organizzazione delle giornate FAI di primavera, ‘giovani ciceroni’, sistema integrato di servizi per la fruizione e gestione dei beni culturali e paesaggistici, la parola ai giovani, ecc.. elenchi di buone attività che in maniera magistrale e quasi invidiabile compongono il quadro delle risorse del paese. Le prospettive paiono allettanti, elargiscono speranze, vita attiva nell’ambito culturale..in realtà….fuochi fatui.

La mia non vuol essere una critica ribelle, dal canto della mia esperienza civile, che non ha poi così tanti anni. La mia vuol essere una constatazione che si augura di smuovere delle coscienze troppo offuscate per poter tenere con sicurezza il timone della barca sammichelana. Saran cattive le acque in cui naviga, forse. Quel che voglio dire, senza farneticar  troppo, è che il Comune, rappresentato dall’organo dell’attuale amministrazione, non mi sembra poi così dedito a valorizzare ed allo stesso tempo preservare i beni culturali come sembrerebbe venir fuori dagli articoli pubblicati nel bollettino.

Apporto subito un esempio pratico che mi tocca da vicino e mi dà rammarico: alla Pinacoteca  ‘S.Cavallo’ è stata fatta una donazione di un patrimonio letterario non indifferente dal Prof. Ordinario di filosofia all’Università Urbaniana di Roma Mons. Paolo Miccoli, un patrimonio ingente dal punto di vista letterario e per di più alla portata di tutti. In uno dei bollettini la donazione è stata annunciata in una nota, niente di più.

Non dò spazio a questa dichiarazione  soltanto perché mi lega a questa persona un affetto inestimabile, ma mai una parola, mai un cenno, non dico una lode, ma un invito perlomeno alla comunità a far tesoro e riverente gratitudine di questa elargizione. Sono andata via dal paese per impegnarmi nello studio delle lettere e della custodia dei beni culturali e non mi sento d’essere indifferente a queste mancanze. La comunità va spronata, motivata, educata.

Di questo passo non vedo futuro per i giovani, ma non solo, vedo la morte culturale anche per chi al paese ci resta ed è fonte di conoscenze letterarie, musicali, artistiche. Se davvero l’amministrazione  attuale si fa Mecenate, garante delle risorse umane che abbiamo nel paese, i risultati non sembrano lampanti, almeno non evidenti. Un patrimonio culturale, come quello di cui scrivo poche righe più su, è celato, la comunità non ne è nemmeno a conoscenza, e tralasciamo la RIconoscenza a questo punto.

L’indifferenza è una brutta matrice generazionale. Forse mi avvalgo di accuse delle quali non posso farmi garante, consapevolezze che non ho il diritto di vomitare a questa maniera. Il punto è che la cultura fa un popolo ed io vedo da lontano la mia comunità diventare degna figlia del secolo dell’immagine. E mi fa rabbia se penso che è lo specchio di chi la gestisce. Quindi aspettiamo che la comunità continui a stringere bene la cinghia firmata che le tiene su le braghe, oppure ci spogliamo degli abiti lussuosi di troppo che abbiamo indosso e ci vestiamo di nuove consapevolezze intellettuali, tanto il clima gelido mi auguro che stia per finire ed anche la cultura vedrà la sua primavera.

Chiara Nisi

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