Mediterraneo in guerra (di Edmondo Bellanova)
L’Unitre di Ostuni, per la sera di venerdì 31 gennaio 2014, ha organizzato l’incontro con il prof. Antonio Luigi Palmisano e la prof.ssa Ariane Bagahi sul tema: Cambiamenti politici e sociali nel Mediterraneo.
Poteva essere la solita conferenza piena di espressioni eleganti e corrette, di ovvietà condite con dotte citazioni e luoghi comuni illustrati con la sapienza di chi fa dell’eloquenza strumento di lavoro quotidiano. Poteva essere l’occasione per ascoltare le solite e scontate informazioni che quotidianamente ci propinano i mezzi d’informazione; per fortuna tutto questo non è avvenuto!
Raramente ho incontrato persone come i proff. Palmisano e Baghai che, forti delle loro esperienze e studi, esprimono senza alcuna riserva la loro opinione, non mediata da interessi economici e/o accademici, esponendosi anche a rischi personali perché si schierano contro i poteri forti che oggi, come ieri, determinano i destini dei popoli.
Senza remore, hanno affermato che il Mediterraneo, oggi, è ostaggio dei grandi poteri economici mondiali (americani, in gran parte) e che le guerre o i conflitti, come si dice oggi, hanno sempre motivazioni economiche.
Strumentalmente si parla (televisione, giornali, politici, opinionisti) di lotte per la democrazia, giustizia sociale, libertà di culto, progresso e sviluppo, ma è tutt’altra cosa o meglio è sempre la solita storia del forte che schiavizza il debole.
Le guerre di Libia, Tunisia, Egitto, Siria, Algeria che, con sconsiderata fretta, abbiamo definito “primavera araba” non sono altro che lo scontro tribale tra fazioni armate dalle così dette democrazie occidentali che non si fanno scrupolo di finanziare bande di mercenari assassini per garantirsi un mercato per i loro prodotti e/o fonti di approvvigionamento di materie prime.
Abbiamo applaudito, osannato ed omaggiato i rivoltosi che hanno deposto i vari Khamis Gheddafi, Saddam Hussein, Mohammed Morsi e combattono Bashar al-Asad senza renderci conto che i popoli non ci hanno guadagnato niente in termini di libertà, sviluppo economico, prospettive di vita migliore. Stati come il Qatar finanziano tranquillamente l’estremismo islamico in tutto il mondo e contemporaneamente godono dell’appoggio di grandi potenze occidentali (Francia) che si guadagnano investendo milioni di dollari in economie al collasso, vittime di quella finanza virtuale ormai padrona del mondo.
Non ci sono più, se mai ce ne siano state, riserve morali nei rapporti tra gli Stati: anche i più sanguinari dittatori centro-africani si pregiano di un seggio all’ONU!
In questo panorama l’Italia brilla per incoerenza, incapacità, dilettantismo e assoluta mancanza di una seria politica estera, mentre l’Europa dimostra sempre più chiaramente d’essere solo un maledetto accordo economico finanziario con un unico beneficiario: le banche!
Siamo passati dal bacia-anello Gheddafi di Berlusconi alla frettolosa affermazione del Presidente Napoletano circa la necessità dell’intervento in Africa per “motivi umanitari”. Abbiamo lasciata inascoltata la supplica di Papa Wojtyla per fermare l’intervento armato nel Golfo e contribuito con la perdita di 3 aerei da combattimento in una scherzosa azione di guerra ed oggi i nostri marò sono vittime di assurde deficienze diplomatiche.
Con le 7 sorelle, padroni dell’economia mondiale, siamo sempre pronti ad intervenire in tutto il mondo per esportare la “democrazia” come un comune prodotto alimentare e fare l’elenco dei posti nei quali i nostri militari “combattono” per la pace è sempre più difficile. Per fortuna i nostri militari sanno farsi voler bene, ma è giunta l’ora di trovare motivazioni più serie per giustificare il sacrificio di tanti di loro.
Tirando le ultime conclusioni: nel Mediterraneo le cose non cambiamo mai; restiamo quel mondo di Tomasi di Lampedusa nel quale c’è sempre il furbo che propone cambiamenti solo per lasciare le cose immutate; i poteri forti hanno tutti gli strumenti per veicolare i loro interessi e l’informazione è colpevolmente complice in questa strategia; solo la nostra più attenta lettura critica dei fatti può aiutarci nella comprensione della realtà.
Sanmichelesalentino01febbraio2014edmondobellanova
Ho avuto la fortuna di avere come professori di Antropologia Culturale professore Antonio Luigi
Palmisano e la Professoressa Ariane Baghai,prima di essere professori sono persone meravigliose.Ricordo le lezioni di loro con molto piacere.