PAESAGGI E POLITICA
Girandolando nell’Emeroteca della Biblioteca Provinciale di Brindisi mi sono imbattuto in quest’articolo e sono rimasto affascinato dalla vena descrittiva dell’autore e dall’attualità della problematica trattata.
A Fiume Grande
La larga e vecchia vettura correva sotto il cielo plumbeo di gennaio, dapprima attraverso i vigneti potati, i cui tronchi brevi parevano alberi minuscoli e alzavano appena da terra i moncherini recisi di fresco. Poi, a mano a mano che la via andava divergendo dalla costa ingannatrice, ridente di palmizi e di aranceti, cominciavano a mostrarsi qua e là, tra vigne, fra le strisce verde tenero del grano in germoglio, le tristi macchie della terra spoglia di vegetazione; finché a destra e a sinistra non si vide più che una distesa incolta, ininterrotta, coperta da una rude peluria incolore e come abbruciacchiata.
I due ronzini trotterellavano di mala voglia. L’animo, dallo spettacolo di quella natura così avvilita ed agonizzante,andava formando immagini poco liete di quel che attendeva vedere tra poco, nei lavori della vicina bonifica.
Ecco il comignolo della fabbrica, ecco i terreni sabbiosi e giallognoli, e i rari operai disseminati qua e là.. Da una parte il canale colle acque verde sudicio e le esalazioni pestifere; di fronte, nell’insenatura, il mare dalla compattezza quasi metallica e la tinta grigio bluastra sotto il cielo plumbeo: il campo della desolazione.
Eppure là si lavorava col sussidio della scienza moderna a galvanizzare la terra morta, perché ondeggiassero presto le messi al sole, e la natura non propinasse più agli esseri viventi il veleno della malaria.
Perché, allora ,questo necessario, inevitabile stadio transitorio riempiva l’animo di tristezza? Non era questa come una convalescenza della natura, come una foriera di novella e più rigogliosa salute?
In altri tempi sarà così: non oggi. Il rinascimento della natura, oggi, è a costo di vite umane. La speculazione privata che deve arricchire un solo individuo o pochi grossi azionisti, si dà alla bonifica della terra come a qualunque altra industria, per il metallo che oggi signoreggia, non per la gioia di accrescere il benessere comune.
Così perché la giornata sia più lunga e quindi meno costosa si fanno lavorare le centinaia di operai non nella stagione invernale sana, ma nell’estate quando nella vasta pianura battuta spietatamente dal sole, senza alberi, senza piante di sorta, senz’acqua potabile nemmeno, è negato ogni istante di refrigerio, e, per di più,la malaria infierisce senza misericordia.
Ed era la considerazione di questo implicito disprezzo per la vita dell’operaio, novellamente confermato in quest’atto d’ingordigia capitalistica che non ci permetteva di rallegrarci dinanzi al risanamento della terra.
Veniamo via.
Dal mare soffia spirava un soffio gelido e stizzoso, senza che neppure una veloce ala di gabbiano animasse un istante l’immobilità delle cose. All’ombra della fabbrica, nella vastità del deserto, stentavano la vita le solitarie e sbiadite pervinche e parevano anelare al sole. Così il comignolo che, profilantesi al di sopra del macchinario, ricordava che la scienza intristisce all’ombra del capitalismo; darà frutti rigogliosi ed estenderà a tutti i suoi immensi benefici soltanto se animata dal palpito nuovo d’una nuova società.
ANDREEWNA
AZIONE SOCIALISTA- ANNO I- NUM. 2, BRINDISI 31. GENNAIO 1904 – 5 CENT.