Lettera dal fronte (di Edmondo Bellanova)

“La terra tutto restituisce!” dicono gli anziani ed anche io ho avuto occasione di accertare la veridicità di quest’affermazione.  Pezzi d’utensili agricoli, cocci di piatti, menzë e mummëlë; fondi di bicchieri, bottiglie e bottiglioni di vetro; ferri e chiodi di cavallo; resti di falci, zappe, rastrelli e picconi si fanno rivedere per ricordarci un mondo del tutto lontano da noi, nel tempo e nello spazio. Tutte cose d’altri tempi, d’altri usi e costumi, di altri modi di essere!

La lettera che pubblichiamo, ritrovata da mia madre nel fondo di un cassetto, ha riverberato  pensieri e sentimenti ormai persi e dispersi. Modi di pensare dissueti, antiquati direbbero i più. Reperti archeologici, fossili! Ma io resto affascinato dai sentimenti espressi da questo mio zio, poco più che alfabeta.

Riportiamo le quattro facciate della lettera originale ed una mia “traduzione” per agevolarne la lettura.

Difficile oggi condividere il modo d’essere di questo “sergente-guastatore”ma è necessario che le nuove generazioni sappiano che oltre alla corsa sfrenata verso l’effimero, il virtuale, le mode, la comodità, il materialismo altri atteggiamenti e comportamenti consentono di ritenerci “uomini”!

Quindi un tuffo nel passato per un bagno di sani sentimenti: amore e rispetto per la famiglia e la Patria; senso del dovere e dell’onore e certezza che solo i sacrifici possono portare un futuro migliore!

sanmichelesalentino06ottobre2010edmondobellanova

P.M.11/1-1-43-XXI

Carissimo fratello

Oggi con molto piacere ho ricevuto una tua cartolina, dove mi fai sapere che stai bene, così ti posso assicurare di me.
Però, vedo, sei troppo arrabbiato di non ricevere mie notizie. Che posso fare, è la posta! Io ti scrivo sempre, quasi tutti i giorni!Anche io, da parecchio tempo, non ricevevo tue notizie; figurati che il tuo nuovo indirizzo me lo ha mandato Mamma.
Riguardo al fatto d’essere stufo di stare in caserma, non dirlo più!  Anzi io ti consiglio di starci fino, quando è possibile.
Guarda che c’è ne sono di cose brutte al mondo; ma come questa nessuna.

Tu ancora non hai provato niente e hai il diritto di parlare così. Però ricordati che potresti pentirtene; ascolta questo fesso, che qua ormai da tanti mesi soffre e combatte per la grandezza della patria e non puoi sapere come adesso desideri un po’ di riposo, godersi un po’ di vita.

Faccio di tutto, i più duri sacrifici; quasi tutte le sere mi gioco la vita, per ottenere una licenza- premio, ma non ho fortuna, anche quella, in questo periodo, mi sfugge.

Comprendo il tuo spirito, le tue pazzie, le tue condizioni, però benché sei mio fratello, mi permetto di chiamarti fesso, nel senso che non approfitti della fortuna che ti accompagna.

Ormai sono quasi stanco delle mie sofferenze, dei miei sacrifici, benché questi sacrifici un domani ci porteranno alla vittoria e uno non si dovrebbe mai stancare di fare sacrifici per la patria, la nostra cara patria, oggi calpestata in qualsiasi modo dal nemico; ma arriverà un giorno in cui, anche con i nostri sacrifici, ci vendicheremo.

A casa siamo solo io , tu e la povera manna, e credo che i sacrifici che noi tre facciamo bastano per la patria. Forse basterebbero solo quelli della povera mamma che tanto soffre nel pensare di non aver nessun figlio avere vicino ad essa per confortarla e tanto lontano da non poter dare loro alcun conforto e affetto e privi di tutto forse anche d’ogni speranza.

Tu mi chiedi, come me lo chiede la mamma, se mi manca qualche cosa, ma qui tutto manca a me ad ai miei compagni e non posso avere niente, neanche il diritto a sperare d’avere!

Un giorno qualsiasi la patria potrebbe chiedere il mio stesso sangue ed io non potrei  sottrarmi a donarglielo perché altrimenti sei un vile, un traditore, un rinnegato.

E sono certo che anche tu, nelle stesse condizioni, faresti la mia scelta. Perciò meglio che sia io a sfidare la morte! Tu che non sei ancora stato chiamato in battaglia, fai a meno di andarci, così, se non io, almeno tu potrai fruire di questi sacrifici.

Termino di scrivere con i migliori auguri del nuovo anno e cari abbracci e baci.

Tuo fratello

 Sergente del XXXI Battaglione Guastatori d’Africa  -Deceduto, per scoppio di mina,il 03.05.1943 in africa settentrionale (Takrouna-Tunisia)

 

2 Commenti a “Lettera dal fronte (di Edmondo Bellanova)”

  • G.:

    Ciao Edmondo, come si chiamava tuo zio?

  • edmondo:

    l’autore della lettera è LIGORIO Graziantonio ( Antonio), nato a San Michele Salentino il 09.10.1921
    A lui è intitolata una strada di S.Michele,(ultima traversa a dx di Via V.Emanuele III).

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