7 Km da Gerusalemme (un mistero, un viaggio, un incontro), ovvero, Gesù moderno – di Nigro Stefania
Il mio pochissimo tempo libero lo dedico allo studio, alla musica, alla lettura, alle persone a cui voglio bene e ai film.
Un paio di settimane fa ho scovato questo film apparentemente insignificante, sconosciuto ai più, ma intrigante nella trama: un uomo, dopo aver perso tutto (famiglia, lavoro, dignità e voglia di vivere) decide di fare un viaggio a Gerusalemme. A chi gli chiedeva le motivazioni di tale meta rispondeva: “Perché non ho di meglio da fare”. Una volta arrivato, e dopo aver fatto strani incontri, decide di percorrere la strada che porta ad Emmaus, antica città della Palestina, dove pare che Gesù sia apparso per la prima volta a due suoi discepoli dopo essere risorto (dal Vangelo secondo Luca - Lc 24, 13-35). Mentre percorre la polverosa via si accorge che un uomo lo sta seguendo. Quell’uomo dice di chiamarsi e di essere Gesù.
Volutamente non proseguo nell’esposizione della trama poiché non voglio togliere il gusto di guardarlo a chi non lo conosce ancora, né mi addentro in una critica cinematografica poiché farei pena in tal senso non avendone le competenze (sono solo un’appassionata di cinema). Mi sbilancio nel dire che dal punto di vista recitativo non è un capolavoro, anzi, secondo il mio non adeguato giudizio, la recitazione è quasi penosa in certi punti. Ma non è questa la cosa importante; la storia è così bella e avvincente che spesso te ne dimentichi e non ci fai caso.
Cercando su internet ho scoperto che a papa Ratzinger questo film è piaciuto moltissimo e la cosa mi ha in un primo momento sorpreso: vedevo Ratzinger come un uomo di poco spirito e come un convinto burocrate regressista; poi mi ha fatto sorridere: evidentemente si sarà reso conto anche lui che i tempi cambiano. I valori però no, quelli restano, fermamente ancorati nel Vangelo come dovrebbero esserlo nelle coscienze di tutti gli uomini, tutti indistintamente, e come lo sono in tutte le fedi del mondo.
Davvero, nessuna polemica religiosa! E’ un film interessantissimo che fa riflettere anche a distanza di giorni. Al di là del chiaro messaggio cattolico ne scorgo molti altri di tipo laico.
Ai cattolici sono sicura che piacerà molto. Per tutti gli altri sarà un’occasione per riflettere sulla mediocrità umana, sull’inquinamento, sull’egoismo e su quanto poco ci voglia per fare di questo mondo un posto migliore.
Stefania Nigro
7 km da Gerusalemme è un film del 2007 diretto dal regista Claudio Malaponti, tratto dall’omonimo romanzo di Pino Farinotti.
Interpreti e personaggi
Luca Ward: Alessandro Forte
Alessandro Etrusco: Gesù
Rosalinda Celentano: Sara
Alessandro Haber: Angelo Profeti
Eleonora Brigliadori: Marta Piano
Emanuela Rossi: Ginevra Santi
Isa Barzizza: Elvira Marenghi
Alessandra Barzaghi: Martina Marenghi
Elena Presti: direttrice dell’agenzia di pubblicità
Adriana De Guilmi: madre di Alessandro Forte.
Il film è stato riconosciuto come “Film di interesse culturale e nazionale, con particolari finalità artistiche e spettacolari”, e relativo fondo di intervento assistito dal fondo di garanzia dal Ministero dei Beni Culturali italiano.
Ieri ho visto il film che ci hai consigliato: 7 km da Gerusalemme. Film simpatico e piacevole, ma di semplice propaganda (prodotto dalla Sanpaolofilm) e netta fantasia. Se il Cristo si manifestasse realmente, come succede nel film, la Chiesa avrebbe risolto tutti i suoi problemi. Comunque, belli i dialoghi e significativo il messaggio di umanità, che ho trovato anche in “Centochiodi” di Ermanno Olmi, del 2007, e che vi invito a vedere.
Ecco ciò che abbiamo scritto sul vecchio sito win.midiesis.it su “Centochiodi”:
Abbiamo visto Centochiodi
Aveva inchiodato sul pavimento e sulle scrivanie della biblioteca dell’università una marea di libri sacri ed era scappato via. Il professore di filosofia, in crisi esistenziale, pupillo del Monsignore che curava la biblioteca, aveva capito che “tutti i libri del mondo, non valgono un caffè con un amico”, la verità e la realizzazione dell’uomo si trova nella semplicità delle relazioni umane. Abbandona la sua BMW coupè sotto un ponte, butta le chiavi, il portafoglio e la sua giacca nel Po e comincia a vagare per le campagne in compagnia dei suoi pensieri. Un temporale improvviso. Una cascina diroccata sul fiume. Si ripara. Nelle vicinanze un agglomerato di case abitate da gente semplice di campagna. Il posto gli piace. E’ ciò che il suo spirito anela. Comincia allora a tagliare le erbacce. La gente del posto è incuriosita e superate le diffidenze iniziali, lo aiutano a sistemare la cascina ed inizia un rapporto di amicizia nella semplicità. Lo chiamano Gesù Cristo per il suo aspetto e per la vita che intende fare in quel posto. E lo spirito del Cristo si incarna veramente nei dintorni di quella cascina fino a rivivere, in quel contesto, i fatti più importanti della vita stessa di Gesù. La Maddalena, il miracolo dell’acqua trasformata in vino, il figliol prodigo, l’arresto nel giardino degli ulivi, il distacco e la speranza, l’attesa di rincontrarlo.
Nel dialogo finale con Monsignore vi è la chiave di lettura del film, mentre negli ultimi secondi la piccola comunità sul Po aspetta il loro amico che non verrà, metafora di una Chiesa ufficiale che ha abbandonato la semplicità e l’essenzialità del messaggio del Cristo per intraprendere altre strade.
Chi ha intrapreso un cammino di fede, chi è in ricerca, chi vuol approfondire la figura di Cristo, chi non condivide la “politica” pastorale della Chiesa ufficiale, troverà spunti di riflessione (anche discutibili) in questo film.
P.S.: Sono andato a vederlo con Nando e Vito. Nella scena della riparazione della cascina ci siamo ricordati di Emmaus (masseria sulla via di Ostuni che don Angelo ristrutturò per adibirlo a luogo di incontro, confronto e preghiera), in particolare la ristrutturazione che fu fatta da tutti i ragazzi che bazzicavano in quel periodo in parrocchia. Erbacce tagliate, riparazioni, intonaco, pitturazione. Ne venne fuori un posto semplice, sobrio, senza corrente elettrica e a lume di candela. Incontri, meditazioni, campi scuola, feste, canti, chitarre, giochi, scambi con giovani che venivano da altri posti. E’ stato il posto ideale per incontrare un Cristo che poi piano piano è scomparso… ma non dai nostri cuori.
Anche io ho seguito il tuo consiglio e ho visto il film “Centochiodi”.
Mi sono servite alcune ore per riflettere. Non volevo esprimere il mio giudizio sulla spinta delle emozioni.
Il film in sè non mi è piaciuto. Lentissimo, anche qui recitazione penosissima, trama che poteva essere sviscerata meglio. L’atto di ribellione dell’uomo chiamato Gesù, poi, l’ho trovato non solo esagerato ma anche incongruente. Sarà perchè io amo i libri, le storie che raccontano, la cultura che tramandano, il senso di pienezza che regalano quando arrivi alla lettura dell’ultima pagina, ma non sono proprio d’accordo con la frase “100 libri non valgono un caffè con un amico”. Credo invece che siano essenziali entrambe le cose: dopo tutto la vera evoluzione dell’uomo ha avuto inizio con l’avvento della scrittura, no?
Possiamo cambiare il nome, invece di libro possiamo utilizzare il termine e-book (pare che faccia più fico), ma la sostanza non cambia, sempre parole scritte sono; e quelle fortunatamente restano. I libri raccontano fatti passati, sono parte della nostra coscienza, del nostro passato e non vanno “puniti” crocifiggendoli con chiodi e martello. Io piuttosto avrei crocifisso il vescovo (scherzo ovviamente)unico colpevole di aver perso quella umanità che nei testi sacri viene più volte gridata a gran voce.
Quindi, riassumendo, ho trovato poco felice la metafora utilizzata per il colpo di reni dell’uomo chiamato Gesù. Se invece guardo da un’altra angolazione rivedo il senso di umanità che Rocco citava. La comunione di intenti l’ho trovata bellissima. Dare aiuto anche quando non si trae un profitto personale: che cosa quasi impossibile da realizzare!
Qualche tempo fa parlavo a Rocco di quello stato di grazia che si ha quando riconosci nel bisogno dell’altro il tuo. E’ lì che i cuori si riconoscono.
Io penso che molte delle cose che sono scritte nel Vangelo, come nel Corano o i Veda (solo per citarne alcuni)sono vive e vibranti; peccato che poi gli uomini siano bravissimi a seppellirle sotto quintali di…melma!
Dimenticavo: l’uomo chiamato Gesù “vede la strada da seguire e decide della sua vita” solo dopo aver letto una frase in uno dei famosi testi sacri inchiodati. Forse non facevano così schifo in fondo, no?
Certo, la cultura, la conoscenza rende l’uomo libero, ci mancherebbe altro. Nulla da eccepire. La metafora del film, racchiusa nella frase “100 libri non valgono un caffè con un amico”, è riferibile alle norme e dogmi della Chiesa che sono posti al centro della missione. L’uomo, l’umanità, è persa.
Beh, ma mi sembra ovvio! Le chiese sono fatte di uomini, perciò imperfette. A questo punto, imperfezione per imperfezione, preferisco sbagliare da me; almeno, nei miei errori, ritrovo molta più coerenza. Inoltre ho il buon gusto, quando sbaglio, di non dire che lo faccio in nome di qualcun altro. Questo è un punto, in effetti, che viene sottolineato in entrambi i film.