L’ANIMA DEI LUOGHI: Mostra personale di Piero Marinò presso la Pinacoteca di San Michele Salentino

Riceviamo dalla Pinacoteca “S. Cavallo” di San Michele Salentino e pubblichiamo:

SI INAUGURA GIOVEDI’ 9 MAGGIO ALLE ORE 18,30 PRESSO L’AUDITORIUM DELLA PINACOTECA “SALVATORE CAVALLO” DI SAN MICHELE SALENTINO LA MOSTRA PERDONALE DI PITTURA DI PIERO MARINO’ DAL TITOLO “L’ANIMA DEI LUOGHI”. L’EVENTO E’ PATROCINATO DALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE – ASSESORATO ALLA CULTURA- E ORGANIZZATO DALLA PINACOTECA COMUNALE. LA PRESENTAZIONE CRITICA DELL’ARTISTA SARA’ CURATA DAL CRITICO D’ARTE PROF. DINO DEL VECCHIO.

L’ANIMA DEI LUOGHI di Dino Del Vecchio – Mostra personale di Piero Marino’
Pinacoteca Comunale “Salvatore Cavallo”
dal 9 al 30 maggio 2013 – Inaugurazione 9 maggio ore 18,30

Le opere di Piero Marinò di raffinata eleganza denotano un rapporto vincolante con la sua terra per intendere e definire, con la pittura, un intreccio dialettico col paesaggio, la sua bellezza, il suo ordine naturale.  Per cui cerca di rivelarci, mediante l’uso dell’immaginazione e della fantasia, ciò che non appare o sappiamo di non conoscere fino in fondo in quanto incapaci di includere nel nostro quotidiano andirivieni quei modi di percepire nel riflesso della natura la nostra esistenza.

Piero Marinò, pittore pugliese contemporaneo – vive stabilmente a Marina Franca – ritiene ancora possibile cercare con l’arte qualcosa di più sulla bellezza e ri-crea immagini che contribuiscono a suscitare con una differente prospettiva riconducibile alla realtà, percorrendo le vie dell’arte figurativa fedele ad una passione animata dallo studio geomorfico delle gravine e delle pietraie, con ampi sguardi sulla civiltà contadina, un mondo in trasformazione e, con una sistematica e teoretica documentazione tra etica ed estetica, racconta il volto del territorio.

Un lavoro che si attua attraverso la pittura, riesce ad estendere e forse a dare differenti esaustive risposte capaci di svegliare emozioni e sentimenti, come solo e soltanto l’arte riesce ad offrire. E’ proprio nella dualità culturale che si ritrovano insospettati incroci e, il linguaggio pittorico spinto in una direzione personale, si presta ad indicare l’originalità con cui viene affrontata in materie e forma-colore una rappresentazione visiva animata dal desiderio di essere percepita, sia come utile messaggio “ecologista”,  sia ad assecondare logiche tutte interne al quadro. Nello stesso tempo il lavoro dell’artista, semplice e infinitamente complesso, pone davanti a noi analogie visive con le profonde e tenebrose gravine della murgia tarantina e in ciò assume valore esclusivo l’aspra e affascinante superficie pittorica, su cui l’autore distende una quantità di pigmenti lirici con l’intento di formalizzare ciò che si osserva e si recepisce immaginando di abbracciare con lo sguardo, da un picco, la rupe e le sue asperità.

E allora in questi dipinti, così come vengono rappresentati in “eccessi” materici, tra toni intensi e bicromatici rilievi terrigni, va poi a concentrarsi, riguardati nel rugoso calcare, il verde intenso della macchia mediterranea su esiti ed effetti che richiamano il Realismo Magico, di morlottiana memoria.  

In questa visione stilistica il genius loci stratifica ulteriori significati e lui, l’autore, seguendo il ritmo del suo sentire da scrutatore inesorabile, pone in essere decisamente nell’intensità mimetica la forza impressiva dei siti rupestri, invalicabili gravine. Così ispirato dall’aura della storia antica, Piero Marinò, mediante i riferimenti filologici con i disegni, le fotografie, i documenti video “mette in scena” in ogni nuova mostra un percorso che viaggia parallelo e nel linguaggio pittorico forse ancor meglio si recepisce, ampliata al modo immaginario, idealmente nell’aura della poesia esibita nel modo lieve dell’anima e in perfetto stile novecentesco, la “bella pittura”: (parola corrente per identificare, dopo le tante sperimentazioni concettuali e post-concettuali, intorno alla metà degli anni Ottanta, il ritorno alla forma dipinta riscontrabile nelle opere di un gruppo di artisti italiani sostenuti dal critico Maurizio Calvesi).

Di fronte al bisogno continuo di arte nel rapporto tra natura e cultura che investe la forma stessa delle opere, si percepiscono incroci con l’archeologia e l’etnologia e, tanto nei testi scritti quanto nella pittura non manca uno slittamento di senso e almeno in una parte della sua produzione in cui prevale l’elemento morfo-pittorico, si ravvisa una poetica maniera di vedere e reinventare il paesaggio, e non soltanto con le innegabili doti di pittore ma a ciò che aspira, percepite in sé stesso, le leggi della fantasia. E non può sfuggire che Piero Marinò riportando sulle tele non direttamente imitative “il bello naturale” concorre a definire, rovesciato nel linguaggio pittorico e con rara duttilità stilistica, il suo ideale e reale habitat e, sotto il profilo estetico, rende possibile una equivalente affettiva fruizione.

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