Telo dimenticato nell’addome di una paziente di San Michele Salentino, la sentenza d’appello

Di seguito pubblichiamo l’articolo di Sonia Gioia apparso oggi sul “Quotidiano” di Brindisi inerente la sentenza d’appello della vicenda del telo operatorio dimenticato nell’addome di una nostra compaesana.

Pene ridotte in appello per l’equipe medica che nel luglio 2006 eseguì un intervento di isterectomia su Rosa Anna Sternatia, 58enne di San Michele Salentino, dimenticando nell’ addome della paziente un telo operatorio di un metro per un metro. Due mesi a testa contro i sei inflitti in primo grado, è questa la pena (sospesa) a carico dei ginecologi Pierluigi Sozzi, 56 anni, Federico Stanziano, 67 anni, e Salvatore Benizio, 53 anni, stessa pena inflitta alla strumentista Giacomina Calò, 63 anni e all’ infermiere Alessandro Melpignano, 62 anni (difesi dagli avvocati Stefano Epicoco, Domenico Tanzarella e Antonio Napoli).

In attesa del deposito delle motivazioni, è evidente che per il giudice di secondo grado le responsabilità della fatale dimenticanza vadano equamente ripartite fra tutti gli imputati, senza distinguo fra medici e infermieri. Stessa ratio che ha guidato il giudizio di primo grado, pronunciato oltre un anno fa, a differenza di quanto aveva sostenuto il pm Giovanni Errico che nella requisitoria finale aveva chiesto la condanna a sette mesi per Sozzi, Stanziano e Benizio, richiesta ridotta a quattro mesi per i due infermieri. Ulteriore differenza rispetto al giudizio di primo grado, il fatto che la sentenza solleva gli imputati dal pagamento della multa, quantificata in prima battuta in circa 600 euro. Gli imputati sono stati condannati invece al risarcimento dei danni, la cui quantificazione sarà determinata in sede di giudizio civile. L’avvocato Leonardo Macchitella, in rappresentanza della paziente Sternatia e del marito Mario Miccoli ha chiesto un risarcimento per danni patrimoniali e non patrimoniali pari a 400mila euro.

E’  questo l’epilogo di una vicenda che ebbe inizio cinque lunghi anni fa, a luglio. La donna fu ricoverata al fine di essere sottoposta ad un intervento di isterectomia, ma subito dopo l’ operazione accusò forti dolori addominali accompagnati da febbre e vomito, perse 18 chili nel giro di poche settimane. I medici rassicurarono la paziente parlando di normale decorso post-operatorio. L’ aggravarsi dei dolori spinse Rosa Anna Sternatia al ricovero nell’ ospedale di Brindisi, ma nemmeno al Perrino si accorsero della presenza del corpo estraneo che sarebbe stato trovato cinque mesi dopo, grazie alla tac. Sulle prime, i medici pensarono ad un tumore, solo un secondo intervento avrebbe portato alla luce il telino dimenticato nell’ addome. Il conteggio degli strumenti utilizzati in sala operaria, prima e dopo l’ intervento, compete alla strumentista di sala, sottolineò il perito interpellato dal pubblico ministero per l’esame del caso, ma secondo lo stesso consulente fu “assolutamente censurabile” il comportamento di tutta l’ equipe. Prospettiva che perfettamente coincide con il punto di vista del giudice che ieri ha emesso equanime sentenza di condanna a carico di tutti gli imputati, senza distinguo.

La sentenza d’appello non chiude ancora la vicenda, sulla quale pende il prevedibile ricorso degli imputati in Cassazione.

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