Briganti (di Edmondo Bellanova)
La sera del 27 ottobre 2012 il brigante si fece attendere più del previsto. Il sole era scomparso, ad ovest, da più di due ore e le prime ombre della sera potevano fornire complicità al brigante nel raggiungere agevolmente il castello ducale di Villa Castelli, passando da boschi, stradine, pezze e tratturi.
Alcuni complici avevano lasciato le porte del maniero aperte ed accese luci in piazza per il suo orientamento e ad attenderlo c’era tanta gente venuta da paesi lontani.
Io ero accompagnato da milanesi che, incantati dai suoi racconti, non vedevano l’ora d’ascoltare storie tragiche e romantiche, delittuose e rivoluzionarie, d’onore e vergogna, di sacro e profano.
Tutti abbiamo aspettato con ansia l’arrivo di Raffaele, il brigante di Melfi e proprio quando avevamo perso la speranza d’incontrarlo ecco spuntare dalla maestosa scalinata d’accesso alla sala (consiliare) del castello la sua sagoma con barba bianca.
Possiamo finalmente cominciare, ma abbiamo atteso più di un’ora e prima d’ascoltarlo si deve dare voce agli ospiti di casa: l’assessore alla cultura, il presidente dell’associazione Euclidea, Vito Nigro e Rocco Biondi; poi c’è il saluto dell’editore Capone e la relazione di Valentino Romano. Tutti interventi dovuti ma con poca attinenza al tema dell’incontro. Poi, lasciando la comoda poltrona del tavolo della presidenza (forse troppo lontano e distante dal pubblico), Raffaele Nigro raggiunge il microfono.
Ci aspettiamo d’ascoltare dalla sua voce storie appassionate di gesta eroiche e delinquenziali, romantiche e passionali; pensiamo d’essere trascinati in campi di battaglia, in agguati e sparatorie, di sentire il puzzo della polvere da sparo; vorremmo sentire parlare di fughe tra le pietre della nostra terra, di notti passate all’agghiaccio con l’unico riparo dei muri a secco o della paglia di una stalla.
Ci auguriamo che, anche questa volta, si possa dare dignità di “resistenti” a questi briganti contadini, pastori, soldati e preti che si oppongono all’invasore piemontese. Crediamo di guadagnare un’identità territoriale fondandola sulla revisione di una stantia storiografia sulla fondazione e formazione dello stato unitario italiano.
Niente di tutto questo! Raffaele Nigro la prende la lontano e parte da Omero, Iliade ed Odissea passando da greci, latini e Lepanto (1571) per arrivare a Leonardo Arcadio, Nicola Bruno, cantastorie della nostra terra da cui prende le ballate che riporta nel testo: “Ascoltate, signori e signore”- Ballate banditesche del Settecento meridionale- Capone Editore.
Ascoltiamo gli appelli d’alcuni operai dell’Ilva di Taranto che si sentono anche loro dei briganti costretti alla “resistenza” da uno stato sordo ai bisogni più elementari della nostra gente e salutiamo.
Saluto il barbuto architetto Caliandro, l’amico Vincenzo Vacca ed il prof. De Filippis, Franco Lorusso ed il prof. Poci. E’ stato piacevoli ritrovarli e ritrovarsi in interessi comuni.
Un’uggiosa nebbia ci accoglie all’uscita del palazzo comunale ed i lampioncini del ponte sulla gravina rendono l’ambiente familiare a Piero e Cristina, i miei amici milanesi.
Sanmichelesalentino28ottobre2012edmondobellanova
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