Agricoltura e braccia donate (di Edmondo Bellanova)
E’ proprio vero: la nostra comunità contadina è stoicamente dedicata ed abituata al duro lavoro con la ricompensa di pane e cipolla!
I bravi Stefano Menga (Cronache e cronachette di Ceglie Messapica) e Domenico Biondi (Il diavoletto) si compiacciono del prezzo con il quale quest’anno sono acquistate le mandorle: 100 euro al quintale valgono bene una giornata di lavoro nel proprio “fondo” anziché spostarsi di centinaia di chilometri, nel metapontino, per guadagnarne 30!
Sembrerebbe un buon affare, ma proviamo a rifare i conti in tasca al nostro buon contadino:
1° già, sabato 1 settembre, il prezzo è sceso a 95 euro (commento su cronache…);
2° questi prezzi sono riferiti alla qualità “riviezz’”, mentre per le “tondine”( le dure) il prezzo è di 70/75 euro;
3° alle 30 euro a giornata nel metapontino si deve aggiungere il valore dell’assunzione (“ingaggio”);
4° raccogliere un quintale di mandorle non significa solo sbattere i rami con lunghe pertiche, riempirsi di fastidiosissimi pidocchi, raccogliere e raccattare (piegati e striscianti) le mandorle cadute fuori dalle reti, caricare il tutto in sacchi e, con gli indispensabili “ape”, portarsi il raccolto a casa; poi, bisogna ancora sbucciarle e togliere “le monach’”; stenderle ad asciugare al sole, ri-raccoglierle e, nei pesanti sacchi, portarle al commerciante che ci aspetta, al fresco del suo locale,tante volte, con la sua falsa “statel’”, pronto a confortarci del fatto che il prezzo scende…perché la california…!
5° Dopo tutto questo lavorio s’incassano le benedette 100 euro, ma non é tutto guadagno perché, con quei soldi, si deve ancora arare il terreno e, ciclicamente potare, le piante.
Quindi, non sembra tutto oro quelle che luce! All’affamato un pezzo di pane raffermo può sembrare un lauto pasto, ma sempre miseria è.
A dare forza a queste mie considerazioni bastano due riflessioni:
a – già 15/20 anni fa le mandorle spuntano un prezzo di 200.000/250.000 lire;
b – se la nostra campagna perde biodiversità e, inesorabilmente, va verso la monocultura dell’ulivo un motivo di sarà ed i nostri contadini saranno poveri ed umili ma non sono fessi! Se veramente ci fosse reddito non avrebbero mai spiantato, a migliaia, gli alberi di mandorlo e dovrebbe essere un’eccezione vedere mandorle dell’anno precedente, insieme a quelle d’annata, secche puntigliosamente attaccate ai rami dei tanti alberi lasciati incolti.
Ma non si vive di solo pane ed allora la mandorla resta un’importante testimone del nostro territorio e della nostra tradizione.
E’ bello vedere i crocchi di donne e bambini che davanti casa o trullo al fresco di un muro o sotto la benevole cappa di un ulivo, intorno ad un tavolo, ripuliscono dal guscio le mandorle raccontandosi quelle storie di cui il tempo va cancellando la memoria.
E’ bello sentire il profumo dei fichi, appena maritati con le mandorle, che escono dal forno.
E’gustoso (e salutare) mangiare i frutti freschi e secchi e sognare di assaporare paste di mandorle e cupet’, con il trionfo della mandorla brindisina nel biscotto cegliese.
E’ romantico ricordare, quando da ragazzini, andavamo alla “rispich’”, a raccattare, i frutti persi, sfuggiti alla raccolta dei grandi, per guadagnare gli spiccioli necessari all’acquisto del gelato, dei confetti e del tiro al bersaglio nel vano tentativo di buttare giù quel benedetto biscotto che sembrava incollato alla tavoletta; mentre era inutile tentare con la bottiglietta.
E’ rassicurante partecipare alla fioritura di questi alberi: è la certezza che la vita ricomincia.
Questo è il mandorlo per me: non un guadagno ma un valore!
sanmichelesalentino03settembre2012edmondobellanova
Bellissimo testo, sono d’accordo in pieno e l’ho condiviso qui:
http://cegliemessapica.wordpress.com/biscotto-cegliese/
L’articolo è stato pubblicato anche da “Il Diavoletto” e da “ Cronache e cronachette di Ceglie Messapica” che hanno riportato anche diversi e contrastanti commenti.
Questo mi spinge alla seguente doverosa precisazione inviata anche a “Cronache..”, ma, a tutt’oggi, non pubblicata.
“ Non era nelle mie intenzioni offendere e tanto meno suscitare risentimenti.
Desideravo solo esprimere il rammarico di chi spera ancora poter risolvere il problema dell’occupazione e del reddito con il lavoro in agricoltura e l’occasione era ghiotta per tornare, con i ricordi, all’epoca della mia fanciullezza.
Se, poi, mi sono dilungato tanto da risultare stucchevole…chiedo scusa! “
edmondobellanova12092012
[...] Agricoltura e braccia donate (di Edmondo Bellanova) [...]
Confermo la mia piena condivisione del testo di Edmondo Bellanova!
p.s.: durante la mia priuma adolescenza, sono stato un buon raccoglitore, “scorcilatore” e “cazzatore/capatore” di mandorle “riviezze” e “sandricane”