Viaggio nei musei dell’orrore: dal Castromediano alla pinacoteca di San Michele Salentino
Ieri, mercoledi 6 giugno 2012, ho letto sulle pagine di Repubblica-Bari l’articolo di Lorenzo Madaro sulla relazione complessa tra spazi museali e opere d’arte, tra contenitore e contenuro. Un rapporto articolato che, si legge nell’articolo, soprattutto in anni recenti, ha scatenato ampie riflessioni tra gli esperti del settore, poiché un buon allestimento è il primo passo per favorire un rapporto positivo tra il pubblico e l’opera.
Madaro comincia così ad elencare “gli orrori” commessi in Puglia fino a giungere alla pinacoteca di San Michele Salentino. Ecco cosa scrive in merito: “A pochi chilometri (da Brindisi), la Pinacoteca Cavallo di San Michele Salentino ha un prospetto esterno poco accogliente e pavimentazioni tirate a lucido, a mo’ di centro commerciale, nonostante sia stato restaurato di recente”.
Non avendo, io, competenze nel settore artistico ed architettonico, mi sembra un po’ forzato definire la nostra pinacoteca “un orrore” perché il pavimento è lucido ed il prospetto è poco accogliente.
Condivisibili, invece, le conclusioni del giornalista: “Il problema, che investe quasi tutte le realtà, rimane poi la mancanza di una programmazione a lungo termine, dovuta anche alla fisiologica mancanza di finanziamenti, e di una comunicazione opportuna rispetto agli standard anche solo nazionali: bel grattacapo per una regione che sta entrando sempre più nei circuiti turistici internazionali, ma forse solo per merito del fascino dei nostri munumenti e del paesaggio”.
Rocco D’Urso
Ciao.
Ma andasse a………..
Secondo me e solo invidia.
Rocco,
ti ringrazio per la moderazione del commento proposto, infondo quello che più interessa è capire se c’è riscontro da parte di chi la vive tutti i giorni questa questa struttura.
Riprendo qui il commento inserito su facebook…
Sentendomi tanto tirato in causa, vorrei rispondere al giornalista dicendo che la sua non è solo una critica, infatti, se si fosse informato, avevo già scritto sul Comune Informa maggio-giugno2011 quelli che erano i reali intenti progettuali …”Partendo dal concetto di Pinacoteca quale “Contenitore di opere”, l’intervento ha cercato di porre in evidenza questo aspetto attraverso la creazione di un rivestimento di facciata riconoscibile che ne accentui questa identità.”.
Ora sarebbe giusto discutere se l’intervento ha raggiunto questi obiettivi, e dal modo in cui ne parla e secondo noi progettisti questi risultati sono stati più che raggiunti, solo dopo potremo parlare se è accogliente o meno se piace no, ma saremo qui a discutere di estetica del bello, valore credo molto personale. In secondo luogo se si vuole criticare il pavimento tirato a lucido a mò di centro commerciale per denunciare una scarsa cura nell’allestimento delle esposizioni e delle soluzioni espositive facciamolo pure, ma per fare i miracoli un piccolo comune come il nostro non credo sia ancora attrezzato.
“La critica è in sé stessa un’arte”. Oscar Wilde