Almeno in 4 per il dopo Torroni (di Domenico Galetta)

Nella prossima primavera i cittadini di San Michele Salentino saranno chiamati ad eleggere  Sindaco e Consiglio Comunale che, per la nuova legge, non sarà più composto da 16 consiglieri, ma da 12. Anche la futura Giunta non potrà più essere di 6 assessori, ma da massimo 4, anche se, a dire il vero, anche ora avrebbe potuto essere più ridotta, soprattutto per contenere i costi della politica.

Marcello Spina

Ad ogni modo l’appuntamento che ci separa di pochi mesi è molto sentito perché segnerà il dopo-Torroni, visto che il sindaco uscente non potrà ricandidarsi avendo ricoperto la carica per due mandati consecutivi. Sul punto però regna molto scetticismo perché sono in molti a pronosticare il suo “prolungamento” mediante l’utilizzo della cosiddetta “testa di legno”, giusto per mutuare una terminologia molto in uso nel diritto commerciale. A confermarlo il recente attacco all’apparato burocratico che, solo alla fine dei suoi dieci anni di gestione, scopre essere dominato da fannulloni. Vicenda che ha scaturito molte polemiche (molti amministratori hanno preso le distanze da queste esternazioni) e che coincide con l’annuncio della candidatura a sindaco dell’attuale Ragioniere capo del Comune, Marcello Spina, prossimo al pensionamento. Una candidatura che evidentemente non gode della sua approvazione, soprattutto perché avanzata dalla società civile e che sta riscuotendo molti consensi tanto tra la gente comune, quanto tra i politici dei diversi schieramenti.

Pietro Epifani

Ancora oggi però nessuna “incoronazione” ufficiale da parte di Torroni. Tra le figure di maggior gradimento per “la successione”, l’attuale presidente del Consiglio comunale, Pietro Epifani, che sembra poco propenso a mettere a disposizione il proprio nome, soprattutto perché conosce abbastanza bene le caratteristiche del sindaco.

Maristella Menga

Altro nome gettonato tra le fila dell’attuale maggioranza, il vice sindaco Maristella Menga che, pare, goda del sostegno del solo Torroni, mentre gli altri la ritengono di scarso consenso elettorale per via della mancata elezione alle precedenti consultazioni. Infatti, in Consiglio è entrata per surrogare il “sospeso” Stefano Barletta a causa delle vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto. Ed è proprio Stefano Barletta che potrebbe imprimere uno stravolgimento all’assetto della maggioranza. L’ex Forza Italia, che nell’ultimo ventennio ha avuto rapporti altalenanti con Torroni, sin dai tempi in cui si sono sfidati elettoralmente, a quando si sono spartiti le cariche di sindaco e vice sindaco, alle ripetute crisi provocate che hanno più volte messo a dura prova la tenuta della stessa Amministrazione comunale. E, sebbene fortemente ridimensionato sul piano politico, sembra in grado ancora di stravolgere i piani dello stesso Torroni, non più propenso ad assecondare una sua candidatura qualora venisse riabilitato dall’imminente decisione della Corte di Cassazione sul suo caso. Se la Suprema Corte dovesse rendergli giustizia, Stefano Barletta ha gia preannunciato la sua discesa in campo, comunque. Mentre, tra le opposizioni, alcuni sperano sul suo appoggio, confidando appunto sull’irreversibile contrasto con Torroni.

Ovviamente, come in ogni contesa, le sorti dipendono da entrambe le parti, per cui fondamentale per l’esito delle prossime elezioni sarà l’atteggiamento dell’opposizione. O meglio delle opposizioni. Infatti, nonostante il modesto consenso elettorale che continuano a raccogliere per via soprattutto della divisione, queste sono sempre più impegnate nella lotta “fratricida” che per quelle politiche. Lotta che non consente di pianificare una strategia vincente. Così, l’ostinazione a voler primeggiare sul “competitor” più prossimo

Maria Caliandro

 mette a repentaglio le attese dei sempre più numerosi cittadini che vogliono dare un taglio con il “Torronismo”, a partire da molti amministratori ancora in forza alla maggioranza ma nel cui animo serpeggia sempre più la tentazione a prendere le definitive distanze. Tra i competitors dell’opposizione, il gruppo capeggiato da Arcangelo Barletta e Antonio Ciracì, che controllano la segreteria PD, e quello di Maria Caliandro che, sebbene sia un dirigente regionale del Partito, è stata estromessa dal PD locale, per evidenti ragioni personalistiche. Il tutto con la incredibile inerzia degli organi provinciali, incapaci di gestire un contesto abbastanza modesto ma che pregiudica l’immagine complessiva del Partito. A saperlo a Roma, forse avrebbero commissariato prima la sede provinciale e poi la sezione comunale.

Insomma, il toto-sindaco, a meno di pur probabili sorprese, dovrebbe giocarsi tra Maristella Menga, Pietro Epifani, Marcello Spina e Maria Caliandro con Stefano Barletta alla finestra, pronto a recitare la parte dell’outsider di turno.

                                                                                               DOMENICO GALETTA

Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 24 agosto 2011

10 Commenti a “Almeno in 4 per il dopo Torroni (di Domenico Galetta)”

  • lillino balestra:

    E’ vero che, in una società democratica, ognuno è libero di esprimere la propria opinione, ma se questa diventa informazione, non può essere diffusa secondo un pensiero personale è sicuramente falso. Mi riferisco alla estromissione dal PD della “dirigente regionale” Caliandro Maria, la quale seconto il corrispondente Domenico Galetta è stata estromessa per evidenti ragioni personalistiche, il tutto con la incredibile inerzia degli organi provinciali incapaci di gestire un contesto abbastanza modesto etc etc.
    Prima di scrivere e diffondere tali cazzate “l’informatore” farebbe bene a documentarsi quel minimo che serve se veramente vuole dare informazione che non sia falsa e chiaramente di parte.

  • Carmelo Lupo:

    Se i politici dall’alto avranno il CORAGGIO di cambiare la legge elettorale allora molto probabilmente voterò, altrimenti quel giorno mi sto a casa che risparmi pure tempo. Fino a quando io non sarò libero di scegliere un mio rappresentate allora io non ci sto…

    POVERA ITALIA MIA

  • Angelo Chicomero:

    Carmine, non scherzare. Piuttosto dovresti andarci: vai e facci scarabocchi…c’è chi è morto per dare A TE il diritto ed il dovere di votare…e poi, col culo sulla sedia come ce l’abbiamo noi, come pretendi che “CHI STA DALL’ALTO” (che come ben sai, che diavolo vuoi se ne freghi di te?) abbia il coraggio di cambiar qualcosa, se nemmeno noi vogliamo cambiar qualcosa?

    Peace!

  • devina:

    Caro Angelo,
    c’è anche chi è morto per difendere i dettami del regime totalitario del Terzo Reich.
    Ma se la storia ci ha insegnato qualcosa è che il contesto storico stesso cambia e di conseguenza cambiano, non i valori, ma i modi con cui perseguirli.

    Ora al di là delle definizioni e delle interpretazioni, più o meno corrette, la Politica è un “elemento” della società civile che riguarda tutti i cittadini che ne fanno parte.
    Riguarda, quindi, non solo chi fa politica in modo attivo, o chi vede in essa, tramite l’esercizio del voto, lo strumento democratico per eccellenza, ma riguarda anche chi, subendone gli effetti, ne contesta i modi, i mezzi e i principi.
    In tal senso “fa politica” anche chi apertamente ne disconosce la “supremazia” e mette in atto questa sua protesa non andando a votare.
    E il professare questo, il metterlo in pratica, il tramandarlo, il contestualizzarlo, il parlarne, il discuterlo,…è già “fare qualcosa”.
    Ergo, con questo mio post, volente o nolente, sto facendo politica.
    Molto di più che andare a mettere una croce, salutare tutti, e dare l’arrivederci fra 5 anni per un’altra croce.
    nando

  • Domenico Galetta:

    Caro Lillino Balestra,
    raccolgo con piacere le tue critiche, meno i toni che mi portano a fare una profonda riflessione sul perché in casa PD le cose siano degenerate.
    Convengo che tu, in quanto “addetto ai lavori”, ne sappia più di me, ma io mi sono limitato a riportare quello che la gente comune e meno coinvolta ha percepito e continua a percepire da questa lunga e ormai logorante querelle.
    Comunque, i fatti e le circostanze alla base delle mie valutazioni sono quelle di dominio pubblico e si possono sussumere come segue:
    1) Maria Caliandro, fa parte (o comunque ha fatto parte durante il lungo “travaglio”) di un Organo regionale del PD, dando pubblica prova della sua partecipazione, anche quando in ambito locale ne veniva disconosciuta l’appartenenza (vedasi espulsione e quant’altro).
    2) Nel PD locale la “lotta” tra i due gruppi, cui mi riferisco nell’articolo in questione, è sempre stata, sin dall’inizio, verosimilmente per i precedenti politici, molto accesa, finendo per compromettere gli interessi e l’immagine del Partito a loro comune e di coloro che, riconoscendosi in quel partito, hanno subito e subiscono le frustrazioni per una “lotta fratricida” che non gli appartiene.
    3) Per diverse volte dirigenti provinciali, alternandosi, si sono adoperati per farli riappacificare, senza riuscirci, fino alla loro “irresponsabile” desistenza (oltre a intervenire a tutela di tutti i “non attivisti”, mai avrebbero dovuto permettere che la contesa dei belligeranti lenisse l’immagine di un Partito che è un patrimonio di tutti).
    4) L’intransigenza mostrata dalla segreteria sezionale a non rinnovare la tessera a Maria Caliandro (con l’evidente scopo di “estrometterla” dal partito), nonostante gli organismi provinciali sostenessero che non vi erano motivi ostativi a tale rilascio, è stato il messaggio più esplicito per notificare il rifiuto a qualsiasi residua speranza di riconciliazione.
    Ora, ferme restando le corresponsabilità di Maria Caliandro, è del tutto evidente come le ragioni di questa disputa siano da attribuire alla rivalità tra gli esponenti di punta dei due gruppi. E se non sono “ragioni personalistiche”, cos’altro? Ideologiche certo no!
    Dacci tu, allora, una diversa e più convincente spiegazione. Domenico Galetta

  • Nomàco:

    “Prima di scrivere e diffondere tali cazzate “l’informatore” farebbe bene a documentarsi quel minimo che serve se veramente vuole dare informazione che non sia falsa e chiaramente di parte.”
    Apprezzo il colorito linguaggio e ricordo che dovrebbe essere usato in altre sedi e non nella presente.
    Noto anche, nella risposta, un’accusa (lunga 7 righe) nei confronti dell’autore dell’articolo che porta il lettore a considerarlo un bugiardo. Esorto quindi l’accusatore a fornire l’esatta (o almeno la sua) versione dei fatti seppur i fatti servano a completare un articolo che fondamentalmente parla di tutt’altro.

  • lillino balestra:

    Caro Domenico, forse non sono stato molto chiaro, cercherò di esserlo. Il problema non è la estromissione o meno di Maria Caliandro dal PD, estromissione che a mio sapere non è mai avvenuta, ma il modo di dare un’informazione. Tu stesso dici che ti sei limitato a riportare quello che la gente comune e meno coinvolta ha percepito, a me non sembra giusto né corretto dare informazione, su un giornale di grande diffusione, scrivendo quello che una fascia di gente comune ha percepito, io conosco tanta altra gente comune e meno coinvolta che ha percepito esattamente il contrario, e non invece riportare i fatti come realmente sono, anche a discapito di interessi a te vicini. Non voglio che leggendo io un tuo prossimo articolo debba pensare che quello che è scritto è solo il pensiero di gente comune e non la descrizione dei fatti. Tu nell’ultimo articolo hai fatto politica non informazione.
    Un saluto.

  • midiesis:

    Scusate l’intromissione. Percepisco allora che Maria Caliandro, nonostante faccia parte o, nel frangente in cui si sono svolti i fatti, faceva parte di un organo regionale del PD, per motivi suoi abbia deciso di non farsi più la tessera presso la locale sezione?
    L’esito degli incontri tra il PD sammichelano e la Caliandro, sfociato poi nella rottura, ha due versioni percui è difficile stabilire quale sia quella vera. Il che, per ovvi motivi, ognuno tenta di far passare la propria verità. In questi casi è problematico cercare di definire il concetto di “informazione”.

  • Maria Caliandro:

    Caro Rocco
    Posso documentare tutti i passaggi della mia estromissione dalla locale sez. del PD, ho subito perfino l’affronto di ricevere personalmente dalle mani del segretario cittadino, l’invito al tesseramento ed alla partecipazione al congresso cittadino di Zaccaria Giovanni, naturalmente Maria Caliandro non era gradita. In occasione degli incontri promossi dalla locale sez. del PD, la sottoscritta è stata invitata, prima come responsabile di Partecipazione è Democrazia, infine come rappresentante di GenerAzioni. Naturalmente ho declinato in entrambi i casi l’invito poichè Partecipazione è Democrazia non esiste più come movimento politico e non rappresento l’associazione culturale GenerAzioni. Tutto il resto è strumentalizzazione. Non è un mistero, ed è tutto documentabile, che l’ostracismo nei miei confronti risale al 2006, quando gli attuali responsabili della locale sezione del PD facevano parte della Margherita o di San Michele ai Sammichelani.
    Sono una persona scomoda, non sono gradita ai poteri forti di San Michele (Torroni e l’Ing. Barletta) i quali continueranno a condizionare per altri 20 anni, dalla maggioranza e dall’opposizione, la vita politica, sociale e culturale del nostro paese.
    Maria Caliandro

  • tonino altavilla:

    come dice la dottor.ssa caliandro io credo che i poteri forti a san michele sono giunti quasi al termine e non credo che la popolazione locale si faccia affascinare dai poteri forti con tutto il rispetto per queste persone . concludo se queste persone dai poteri forti sappiano parlare alla gente con interesse per questo paese ben vengono. comunque in tutto questo decideranno i sanmichelani con la loro saggezza e la loro intelliggenza chi saranno i prossimi amministratori a san michele. un caro saluto alla popolazione di san michele salentino .tonino altavilla

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