Maestro Franco, l’artista di barba e capelli
Su segnalazione di Marcello Spina, riceviamo dallo stesso l’articolo di Domenico Galetta apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 01/08/2011 sui 50 anni di attività del maestro barbiere Franco Vitale di San Michele Salentino. L’articolo viene pubblicato in forma testuale e digitale:
Maestro Franco, l’artista di barba e capelli
Vorrebbe storiografare il suo lavoro: “I miei primi 50 anni di barbiere”
Tra gli Antichi Mestieri possiamo annoverare certamente quello di “barbiere”: una vera e propria arte secolare. Oggi, c’è la tendenza all’ammodernamento, per cui le tradizionali insegne di “Barbiere”, “Barberia”, “Salone”, sono state soppiantate da “Acconciatore”, “Parrucchiere per uomo”, “Coiffeur”, “Hair styles man”, ecc. Ma il Barbiere, quello per eccellenza, rimane l’artigiano della barba, l’arrotino dei baffi, lo stilista del capello brillantato. Insomma, un vero artista dall’inossidabile dimestichezza con i rasoi e le coramelle (le cinghie di cuoio appese al muro su cui i barbieri passavano e ripassavano i rasoi per affilarli).
Oggi, la professionalità dei parrucchieri, acconciatori, ecc. viene giudicata su altre basi, ma un tempo i barbieri venivano apprezzati per la “musicalità” che riuscivano ad esprimere con il ticchettio delle forbici, quando, prima di affondare un taglio, dovevano cadenzare dei ritmi con i quali esprimevano tutta la loro abilità. Un po’ come i ballerini di tip-tap degli anni ’50 e ’60 che fecero diventare quel particolare ballo una forma d’arte.
Nei piccoli paesi il Barbiere era una figura molto stimata e riverita.
San Michele Salentino conserva ancora una icona del mestiere classico, per quanto anche lui ha dovuto stare al passo con i tempi aggiornando finanche l’insegna. Ma, lui, Francesco Vitale, Maestro Franco per tutti i concittadini, ama definirsi ancora barbiere. Ancor più ora che celebra “le nozze d’oro” con il mestiere. “Avevo 18 anni quando nel 1961 ho messo su bottega dopo aver fatto il garzone per altri 5 per imparare il mestiere”, si confessa Francesco Vitale. Poi, continua “il barbiere è diverso dagli altri mestieri perché include tutta la storia, cultura e le tradizioni di ogni singola società. Dal barbiere ci si rivolgeva per altre necessità, dal barbiere si socializzava, si scambiavano informazioni. Di radio, televisione, giornali nemmeno a parlarne”. Poi si lascia andare in qualche aneddoto: “Nei primi anni di bottega il lavaggio dei capelli lo facevano solo un paio di clienti, benestanti, che mi chiedevano di farlo nelle ore di chiusura. Sì, in segreto per evitare il chiacchiericcio della gente”. Ed ancora: “Quando a sera venivano i lavoratori, i grandi faticatori, bisognava tagliare i capelli in silenzio, perché il cliente, in quel lasso di tempo, doveva riposare e guai a svegliarlo prima di aver finito”. Ma, Maestro Franco non vuole fare altre anticipazioni perché ha in animo di racchiudere la sua storia in un libro. “Vorrei titolarlo i miei primi 50 anni di barbiere”. Certo, perché il Maestro non ha alcuna intenzione di chiudere bottega. “Non se ne parla proprio -aggiunge un po’ seccato- Solo nostro Signore potrà farmi smettere”.
Ora, Maestro Franco non affila più il rasoio sulla coramella perchè è ormai anacronistico adoperare il vecchio rasoio, ma conserva gelosamente tutti i vecchi attrezzi perché -dice- “sono gli strumenti che hanno permesso di realizzarmi”. Si considera un libero professionista e, sebbene è in pensione, mantiene l’iscrizione all’Albo rassicurando che “continuo a pagare regolarmente le tasse perché sono sempre un barbiere”.
Domenico Galetta
Ciccie di Barber, mio padre, è stato il suo maestro. Ha lavorato con lui, alla “puteje” sita nella piazzetta Dante, fino alla fine degli anni 50, poi ha aperto il suo salone.