Ex base USAF, ora deposito di amianto, si trasformerà in luogo di accoglienza per immigrati

Riceviamo dalla segreteria provinciale dell’ADC – BRINDISI e pubblichiamo:

Parlare della ex base militare USAF, è come parlare di una città fantasma. Dismessa nel 1993, è ora in totale stato di abbandono ridotta a deposito di rifiuti dell’amianto. Forse il responsabile nazionale della Protezione Civile non lo sa che in quella proprietà dello Stato, un patrimonio di inestimabile valore, non solo è in totale stato di abbandono ma che è anche deposito di amianto, materiale altamente cancerogeno lasciato a cielo aperto.

La brillante idea del nostro beneamato governo Vendola, è quella di destinare la ex base USAF a centro di accoglienza per immigrati in fuga dalle eree in crisi del Nord-Africa, eliminando così la tendopoli di Manduria. Forse qualcuno si è dimenticato che gli immigrati con le loro tristi storie, privazioni e soprusi sono delle persone e non degli animali che possono subire anche il respiro delle polveri di amianto che, comunque in quello stato è un pericolo pubblico anche per la popolazione locale che vive in quel territorio, specialmente quella di San Vito dei Normanni.

Di questo problema se ne discuterà martedi prossimo in un vertice della Regione Puglia. In proposito il Sindaco di San Vito del Normanni, Avv. Alberto Magli che, ponendo  in essere le sue perplessità circa la bonifica dell’area in questione dal problema amianto, è stato fortemente redarguito dall’Assessore Amati tacciato quasi da incompetente e non solo, facendo anche pesare il fatto che pur non avendo voce in capitolo è stato comunque invitato ugualmente a titolo di cortesia.

In questo caso, noi di Allenanza di Centro che fortemente abbiamo sostenuto e sosteniamo il Sincado Magli, non si tratta di cortesia, qui si tratta di diritti e doveri, perchè è vero che la base USAF non ricade in territorio Sanvitese, ma è pur vero che trovandosi a confine e con il deposito di amianto, è ugualmente pericolosa per la popolazione di San Vito dei Normanni e, se l’assessore Amati non lo sa, è bene che si informi che il Sincaco di un paese è il diretto responsabile della sanità del proprio comune.

A parte tutto questo, a detta del coordinatore provinciale di Alleanza di Centro, Pino Trinchera, non si possono trattare gli immigrati come bestie relegandoli, in ogni modo, in una specie di lager, anche se all’apparenza sono dorati e che, tra l’altro, la ex base USAF tenendo pur conto di eventuali bonifiche, non è compatibile né con i tempi di attuazione e né con la fase preparativa di accoglienza, per fare un tentativo d’ ipotesi a breve scadenza; anche perchè un’area che è stata destinata a deposito rifiuti di amianto non è facilmente recuperabile con tempestività se il lavoro deve essere fatto con la massima scrupolosità e attenzione.

Anche la CGIL, ha evidenziato questo problema sul fattore ambientale della ex base USAF, giudicandola non idonea a centro di accoglienza.

Brindisi, 16 luglio 2011

                                                                  UFFICIO STAMPA ADC – BRINDISI

 

2 Commenti a “Ex base USAF, ora deposito di amianto, si trasformerà in luogo di accoglienza per immigrati”

  • midiesis:

    Silp per la Cgil di Brindisi : RIPORTIAMO INTEGRALMENTE UN ARTICOLO DI MARCELLO ORLANDINI PUBBLICATO SUL SITO http://WWW.BRINDISIREPORT.IT DA CUI LO ABBIAMO TRATTO. E’ UN’ATTENTA RIFLESSIONE SULLE DECISIONI E SULLE SORTI DELL’EX BASE USAF DI SAN VITO DEI NORMANNI – BRINDISI –

    Ex Base Usaf e idee usa e getta
    di Marcello Orlandini » 19 luglio 2011 alle 22:35
    La trasformazione della ex Base Usaf di S.Vito dei Normanni in un centro di accoglienza per immigrati è un pessimo regalo per Brindisi, per S.Vito dei Normanni e per un territorio molto più vasto. Se il dispaccio Ansa battuto da Brindisi è del tutto attendibile, e non abbiamo ragioni di ritenere il contrario, questo regalo è stato confezionato con il pieno avallo della giunta regionale e del governatore Nichi Vendola.
    Ma ci stanno mettendo e ci hanno messo molto impegno per proprio conto anche l’amministrazione provinciale di Brindisi e una parte del Pd, come rivendica il deputato tarantino Vico, contento ovviamente che Manduria chiuda, e purché chiuda Manduria sdogana per buona l’operazione – Brindisi, mentre tace per ora il Pd brindisino, creando pesanti malumori in vari settori del partito.
    In questa disorientante vicenda ha gioco facile il centrodestra nel liberarsi in loco dal peso delle pessime politiche sull’immigrazione del governo nazionale, accusando la giunta Vendola e la giunta Ferrarese di comportamenti profondamente contraddittori e dannosi per il territorio. Ciò perché la realizzazione di quello che sarebbe – vedremo perché – il più grande centro immigrati d’Italia, è una palese contraddizione con le linee dichiarate (l’assessore Fabiano Amati lo ricorderà) di distribuzione dell’impegno dell’accoglienza sui territori regionali, bocciando quella strategia dei campi profughi di cui Manduria è la rappresentazione.
    Nessuno ha spiegato perché la trasformazione della ex Base Usaf in un centro di accoglienza (chiamiamolo così) possa rientrare nella categoria degli interventi che il territorio brindisino può sopportare oltre al resto, e quale innovazione introduca nella politica dell’accoglienza. E se invece si dovesse trattare solo di un progetto per l’emergenza, perché proprio tra Brindisi e S.Vito e non più tra Manduria ed Oria, perché in un sito dove la Protezione civile dovrebbe spendere una enormità di denaro per le bonifiche e gli interventi di recupero?
    Perché in un territorio dove le forze dell’ordine sono già stremate dalla gestione della sicurezza nel turbolento Cara-Cie di Restinco (come hanno fatto presente i sindacati di polizia sempre inascoltati su questo punto)? Perché scegliere una strada lunga e tortuosa e disseminata di ostacoli? Sembra strano che non siano state considerate le stime effettuate alcuni anni fa dalla Difesa, che calcolava in 83 milioni di euro (dell’epoca) il budget necessario per bonificare dall’amianto e ristrutturare i 260 immobili di cui compone la ex base americana, meno quelli andati a fuoco nel frattempo, ma sono poca cosa rispetto al resto.
    Nessuno può cavarsela dicendo che tanto paga la Protezione civile: quei soldi possono essere spesi molto meglio per l’accoglienza degli immigrati, piuttosto che nell’improbabile allestimento del più grande punto di concentramento di richiedenti asilo e immigrati italiano, nella retrovia di Lampedusa, Sicilia e Calabria. Come ricorda il collega Nicola Quaranta nell’articolo sul vertice romano, in questa stessa home page, c’è anche un altro aspetto ambientale con cui gli americani hanno fatto a lungo i conti: le risorgenze di radon, gas derivato dai processi di decadimento dell’uranio e causa certa di neoplasie polmonari.
    Il radon si concentra solo nei piani bassi degli edifici e negli scantinati, e non è misurabile all’aperto dove si disperde rapidamente. Può anche darsi che il fenomeno negli anni si sia diradato o sia del tutto scomparso, ma prima di spendere un centesimo nella ex base Usaf, meglio esserne certi. La Difesa fece sapere a suo tempo ad alcuni parlamentari locali – ne sanno di più Rosa Stanisci dei Ds e Pino Specchia di An – di aver svolto un monitoraggio con esiti negativi. Lo effettuò lo stesso istituto che ha svolto le indagini per le forze armate sugli effetti dell’uranio impoverito, concludendo che non c’è causalità tra linfomi dei soldati e la polvere radioattiva.
    Vico si studiasse bene la pratica, prima di dare per buona la soluzione ex Base Usaf, e può farlo chiedendo lumi ai suoi ex colleghi. In questa vicenda gli unici soggetti che avrebbero da guadagnare sarebbero le imprese chiamate ad effettuare le bonifiche e le ristrutturazioni, il che non è certo disdicevole se vi fosse realmente bisogno di quel sito. E i tempi degli interventi, quelli sono stati calcolati? Oppure si ricorrerebbe sempre per motivi di urgenza a formule di gara accorciate, abbreviate, eccetera eccetera?
    Ultima obiezione. Nel complesso esiste ormai un’area assegnata al Programma alimentare mondiale, che gestisce per conto di un’agenzia delle Nazioni Unite la base di pronto intervento umanitario al Papola Casale. Ne saranno ricavati magazzini per i materiali da destinare alle zone di crisi, pare sia quasi pronta anche la gara per la bonifica dell’amianto, ma il Pam non deve fare una corsa contro il tempo. Le due destinazioni sono compatibili? C’è anche un osservatorio solare di una società Usa che lavora per la Nasa. Infine, gli edifici abbandonati sin dal 1993, da qualche tempo vengono utilizzati dall’Esercito per l’addestramento al combattimento urbano delle unità destinate alle missioni all’estero.
    Questa è la situazione. Se poi si volessero tirare in ballo gli stessi argomenti di chi per mesi ha chiesto la chiusura del campo di Manduria (danno all’economia turistica, pericoli per la gente, e via di seguito), non si capisce perché le stesse controindicazioni non debbano funzionare per Brindisi, S.Vito e tutto il resto dalla zona. Ma questa non era in quel caso buona politica, e non lo sarebbe neppure nell’altro. Come non è frutto di una buona politica il caso emblematico dell’Hotel Fazenda di Ostuni dove il gestore è stato letteralmente abbandonato e non sa chi chiamare oltre al 113, al 112 e al 115 (e spesso il 118).
    Sembrava una buona politica quella della distribuzione dell’onere dell’accoglienza su più strutture, con l’impiego del volontariato e dei servizi sociali. Peccato, qualcuno ci ha ripensato. Ma l’idea della ex Base Usaf è davvero sbagliata.

  • Ma dico io è possibbile che l’Italia si ferma solo alla Puglia ed in particolar modo alla provincia di Brindisi, se non sbaglio in Italia ci dovrebbero essere 20 regioni e sempre se non sbaglio 110 provincie, perchè tutto solo a noi, e l’amianto, e l’immondizia, ci volevano rifilare anche le scorie radioattive (non sò come sia finita), le centrali nucleari, e chissà quante altre porcate che non sappiamo, ed ora per finire anche gli immigrati (come se non ce ne fossero già abbastanza).
    Ricordiamoci che da anni vicino alla ex base USAF esiste il centro di accoglienza di Restinco.
    Ricordiamoci di ringraziare i nostri bravi politici, di qualsiasi colore essi siano.
    Viva l’Italia.

    P.S. mi sorge un dubbio, non saremo per caso troppo buoni oppure troppo fessi?

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