Feste e fuochi (di Edmondo Bellanova)
Michele Macelletti, con un drastico commento, trova disonorevole, alla fine della festa patronale, sprecare soldi per omaggiare con fuochi d’artificio il santo patrono.
Visto con gli occhi di chi è trascinato in questo vorticoso susseguirsi di feste, sagre, concerti e manifestazioni estive si potrebbe condividere l’opinione di Michele; ma provo a dare una giustificazione a questa nostra “insana” consuetudine.
Una volta la festa era una!
Per tutto l’anno si aspettava l’occasione di mangiare le orecchiette con il sugo di carne, di comprare “lu pick-pack” a saldo dei lavoretti eseguiti in campagna, di sprecare i pochi soldini racimolati da genitori e parenti per “sparare” ai quei maledetti “bovolini” (wafers) inchiodati sulle tavole del tiro a segno. Si aspettava la festa: per indossare l’abito nuovo, che incurante del passare della moda, doveva durare anni; per incontrare, nel passeggio, nuovi amori con cui progettare il proprio domani e sognare una vita diversa, nuova!
La festa era una cosa importante e tutti contribuivano per la sua riuscita: chi con denaro e chi con prodotti della campagna; anche il più povero riconosceva in quei giorni l’occasione per evadere dalla dura realtà quotidiana e consentirsi una festa! Per un giorno poteva evitarsi il caldo e l’arsura della terra da zappare, la fatica di trasportare tufi e pietre sulle spalle e chiudere la piccola bottega da cui si ricavavano solo spiccioli, per sedersi al tavolo in piazza ed essere serviti dal cameriere impettito nella sua “giacchetta” bianca. Per un giorno non si era più poveri e, come ai ricchi, era consentito “sprecare” soldi, buttandoli in cielo con fuochi d’artificio effimeri come i fiori d’estate, in onore del santo e di Noi stessi.
sanmichelesalentino31agosto2014edmondobellanova
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